Opinioni

Berlusconi da morto prende più voti di Salvini

Il Cavaliere è vivo e lotta insieme a noi. Forza Italia non ha alcuna intenzione di rinunciare alla dicitura 'Berlusconi presidente' nel suo simbolo sebbene, per ovvie ragioni, il suo fondatore non potrà fisicamente partecipare alle prossime elezioni Europee.

In questi giorni il Consiglio dei ministri ha approvato l'emissione del francobollo commemorativo previsto per il prossimo 12 giugno, a un anno esatto dalla scomparsa del leader di Forza Italia. Ma non solo. Da giovedì è visibile su Netflix la docuserie "Il giovane Berlusconi" che racconta i primi passi del rampante imprenditore milanese. Un vero e proprio revival del mito dell'uomo che ha cambiato definitivamente la storia di questo Paese.

Prima di lui nel nostro Paese non esistevano le emittenti private, il Milan non era la squadra più titolata del mondo e la politica non conosceva le parole centrodestra e bipolarismo. Si possono condividere o meno le sue idee ma, nel bene o nel male, Berlusconi ha letteralmente stravolto le regole della comunicazione, del calcio e della politica. E, probabilmente, è proprio per questo che la sua assenza si fa sentire. I suoi estimatori ne piangono ancora la morte, mentre i suoi oppositori, quelli che lo hanno chiamato 'psico-nano' o peggio, lo rimpiangono perché, comunque, a torto o a ragione, col senno di poi, lo ritengono migliore di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini.

E, a dir la verità, colui che teme maggiormente l'ingombrante ombra di Berlusconi è proprio il leader del Carroccio. Stando ai sondaggi, sembra materializzarsi sempre più il sorpasso di Forza Italia ai danni della Lega. Un fantasma come Berlusconi potrebbe riportare gli azzurri alla doppia cifra.

Secondo un recente sondaggio, infatti, il 37 per cento degli italiani sente la mancanza di un partito cattolico e, pur senza trasformare Forza Italia nella nuova 'Balena Bianca', Antonio Tajani sta riportando a casa tanti ex. Dall'ex sindaco di Milano Letizia Moratti all'ex ministro degli Interni Claudio Scajola sono tanti gli esponenti moderati che si sono riavvicinati alla casa del padre. L'accordo tra Forza Italia e Noi Moderati di Maurizio Lupi per una lista comune per le Europee rientra nel progetto di apertura degli azzurri a tutti coloro che si riconoscono nei valori del Partito Popolare Europeo.

L'ex candidato sindaco del centrodestra a Torino, Paolo Damilano, ha recentemente accettato la candidatura a Bruxelles, mentre una quarantina di dirigenti locali della Lega hanno deciso di abbracciare o ri-abbracciare la causa forzista. All'appello lanciato da Tajani ai sindaci civici hanno aderito anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, quello di Arezzo, Alessandro Ghinelli, e infine Mario Baccini, primo cittadino di Fiumicino. Sembra, dunque, che Tajani stia riuscendo laddove il duo Renzi-Calenda ha miseramente fallito: ridare una casa ai moderati italiani. E lo sta facendo senza rinnegare il proprio mentore, come dimostra anche il Berlusconi day, la kermesse forzista organizzata a Paestum lo scorso settembre, quasi a sfatare la nota frase di Giorgio Gaber: "Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me". No, nessuno teme più il fantasma del Cavaliere. Eccetto, forse, Matteo Salvini che, da vivo, rischia di prendere meno voti di lui.

Elezioni europee, il sondaggio: chi sale (e chi scende) 


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