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Giorgia Meloni prepara il rimpasto di governo dopo le europee: ecco chi può saltare

La premier, dopo il voto di giugno, potrebbe rivoluzionare l'esecutivo. Oltre a Santanchè (il cui destino sembra ormai segnato), altri ministri potrebbero saltare

Giorgia Meloni (LaPresse)

L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, forte dei numeri che gli assicurano una maggioranza granitica nei due rami del Parlamento, scala la classifica della longevità dei governi della Repubblica, salendo al quattordicesimo posto e superando i De Gasperi IV e Andreotti III. Tuttavia, la premier già da tempo starebbe pensando a un corposo rimpasto, una mezza rivoluzione per risolvere tutti i dossier aperti e quelli che verosimilmente si apriranno all'indomani delle prossime elezioni europee di giugno. 

Nuovi guai per Daniela Santanchè: ora è indagata anche per falso in bilancio

La poltrona più in bilico è ovviamente quella della ministra del Turismo, Daniela Santanchè. La posizione dell'esponente di Fratelli d'Italia imbarazza: al netto delle difese d'ufficio e del muro alzato contro la mozione di sfiducia portata in aula dalle opposizioni per mandarla a casa, il suo destino sembra già segnato. Voci vicine alla presidente del Consiglio non nascondono che le sue dimissioni spontanee sarebbero state molto gradite e che la resistenza a oltranza rischia di danneggiare il partito in piena campagna elettorale. Oltre a Santanchè, sono da rimpiazzare le deleghe degli ex sottosegretari Augusta Montaruli e Vittorio Sgarbi, la prima condannata per aver utilizzato i soldi della Regione Piemonte per discutibili spese personali, il secondo per aver violato la normativa dell'Antitrust sul conflitto di interessi. C'è poi il rebus su chi potrebbe lasciare il posto di ministro per andare a fare il commissario europeo: il "nome caldo" è quello del titolare degli Affari Europei, Raffaele Fitto, ma c'è chi non esclude che a volare a Bruxelles possa essere addirittura il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.

Il leghista, nell'ultima conferenza stampa in cui ha illustrato un Def in versione "light", ha mostrato una mimica che ha palesato le non poche difficoltà che sta riscontrando nel far quadrare i conti in vista della prossima manovra finanziaria; il rischio concreto è che - anche a causa del "buco" lasciato dal Superbonus - non si trovino le risorse per rifinanziare il taglio dell'Irpef. Molto dipenderà dal voto europeo: Meloni spera in un bis di Ursula von der Leyen per poter poi contrattare sul deficit e trovare gli otto miliardi che mancano all'appello, ma se le cose dovessero andare in modo diverso, difficilmente Giorgetti sarà disponibile a mettere la firma su una decurtazione di oltre cento euro sulle buste paga degli italiani. Se l'esponente della Lega dovesse trasferirsi altrove, il noime più papabile per via XX settembre è quello del meloniano Maurizio Leo.

Gli equilibri nella maggioranza

Un altro fattore che peserà, all'indomani del voto, saranno i nuovi equilibri all'interno della maggioranza. Un eventuale sorpasso di Forza Italia sulla Lega potrebbe mettere seriamente in discussione la leadership di Matteo Salvini e con essa la composizione della compagine leghista in Consiglio dei Ministri. Il destino del leader del Carroccio si decide su due fronti: quello interno in cui un ulteriore tracollo elettorale potrebbe spingere i generali leghisti a sfiduciarlo ancor prima del congresso previsto in autunno e quello legato al risultato dei suoi alleati di estrema destra in Europa. Dovessero essere marginalizzati, la sconfitta sarebbe totale. Al contrario, il partito di Antonio Tajani - che sarà candidato alle europee ma non lascerà il posto in caso di elezione -  viaggia con il vento in poppa; in pochi ci avrebbero scommesso dopo la scomparsa dell'ex premier e fondatore, Silvio Berlusconi. Forza Italia, forte del risultato elettorale, potrebbe reclamare più posti. E la poltrona nel mirino dei forzisti sembra quella di Carlo Nordio, che da mesi non è più in rapporti idilliaci con la premier. Tajani sarebbe anche tentato di apportare modifiche all'esistente, sostituendo l'attuale ministro dell'Energia, Gilberto Pichetto Fratin, con il manager Alberto Granillo.


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