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Migranti, dall'Albania via libera all'accordo con l'ltalia: cosa succede ora

Ora manca solo la promulgazione del presidente albanese Bajram Begaj, considerata una formalità

La premier Meloni e l'omologo albanese Edi Rama, LaPresse

Il parlamento albanese ha approvato l'accordo con l'Italia sul trasferimento di migranti in due centri in Albania. L'approvazione dell'accordo richiedeva la maggioranza semplice, ed è quindi passato con il sostegno di 77 deputati sui 170 seggi, tra il boicottaggio dell'opposizione e le proteste di vari gruppi per i diritti umani. L'accordo era stato sottoscritto lo scorso novembre dalla premier Meloni con il suo omologo Edi Rama, ma aveva subito una battuta d'arresto a causa di due ricorsi presentati dal Partito democratico albanese. Ricorsi accolti dalla Corte costituzionale di Tirana, che ha però in seguito stabilito che l'intesa non viola la costituzione del Paese, dando così il via libera al prosieguo dell'iter parlamentare. 

Cosa prevede l'accordo e come funzionerà

La misura rientra in quella strategia di esternalizzazione delle frontiere che da anni l'Europa cerca di mettere in atto tramite diversi accordi sottoscritti con Paesi extra-europei, ai quali viene delegato il compito di gestire parte dei flussi migratori in arrivo ai confini esterni dell'Unione. L'accordo Ue-Turchia del 2016, o il memorandum d'intesa con la Tunisia del 2023 sono classici esempi di tentativi di esternalizzazione dei confini. 

L'accordo Meloni-Rama prevede il trasferimento in Albania dei migranti soccorsi dall'Italia in acque internazionali, in attesa che vengano esaminate le loro domande d'asilo. I nuovi centri per i migranti saranno due, in grado di accogliere circa 3mila persone ma che, a pieno regime, potranno gestire un "flusso annuale di 36mila migranti", aveva spiegato la premier Meloni alla sottoscrizione dell'accordo.

"L'Albania darà la possibilità all'Italia di utilizzare alcune aree del territorio albanese nelle quali l'Italia potrà realizzare a proprie spese e sotto la propria giurisdizione due strutture dove allestire centri per la gestione dei migranti illegali".

I nuovi centri per migranti gestiti (e pagati) dall'Italia in Albania (today.it)

Le spese dei Cpr (Centri di permanenza per rimpatri) saranno quindi a carico dell'Italia, che provvederà anche alla sicurezza interna dei due centri, mentre all’Albania è affidata la sicurezza esterna. Un'iniziativa salutata da Meloni come "una soluzione innovativa, di respiro europeo", con l'obiettivo di "contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale", ma che in Italia come in Albania ha raccolto dure critiche da parte delle opposizioni e delle organizzazioni per i diritti umani.

Critiche e controversie

L'Italia si occuperà inoltre delle procedure di sbarco e identificazione dei migranti, e avrà piena giurisdizione sui territori dei Cpr. Due punti ritenuti problematici. Per quanto riguarda l'identificazione, infatti, la distinzione tra soggetti vulnerabili - donne, anziani, bambini e vittime di tratta, che secondo l'accordo non potrebbero essere destinati ai centri in Albania - avverrebbe infatti sulle stesse navi che li hanno soccorsi. "Impraticabile l’idea di uno screening fatto in mare tra migranti destinati ai due centri in Albania e persone vulnerabili", attacca Emergency, secondo la quale "L'accordo rischia di provocare delle violazioni di diritti umani e disparità di trattamento tra chi approda in Italia e chi in Albania".

Massimo 3 mila migranti, tutto a spese dell’Italia. Perché il protocollo con l’Albania rischia il flop (today.it)

L'altro punto, quello della giurisdizione italiana su territorio albanese, rileva invece per quanto riguarda la possibile violazione della sovranità territoriale della Repubblica balcanica. Proprio su questo aspetto si era infatti basato il ricorso presentato alla Corte costituzionale, la quale ha però infine sentenziato che l'accordo tra Tirana e Roma "non lede l'integrità territoriale dell'Albania.

I due centri verrebbero aperti nel porto di Shenjin e a Gjader, nel nord-ovest dell'Albania, già dalla prossima primavera. La legge dovrà ora essere promulgata dal presidente albanese Bajram Begaj, un passaggio meramente formale che precederà la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, dopo la quale l'accordo diventerà esecutivo.


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