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Centri estivi sì, ma non per tutti: "Grandi disparità, molti bambini rischiano un'estate vuota"

L'allarme di Save the Children sulle grandi disparità nell'offerta dei centri estivi per quanto riguarda condizioni di accesso, costi e agevolazioni. Quella che doveva essere "l'estate dei bambini" rischia per molti di loro di essere fatta ancora una volta di isolamento sociale, ricreativo e formativo

Foto di repertorio

Si fa presto a dire "centri estivi". Da nord a sud l'offerta messa in campo da diverse realtà per offrire un'estate di relax e apprendimento i bambini è discontinua, con grandi disparità per condizioni di accesso, costi e agevolazioni. Dopo l'isolamento forzato in primavera a causa dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus per i bambini sembrata arrivato il momento di ritrovare la socialità e le opportunità di svago ma il rischio è che per molti di loro l'isolamento sociale, ricreativo e formativo possa continuare. È l'allarme lanciato da Save the Children, che ha presentato i risultati di una ricognizione condotta sull’accessibilità dei centri estivi comunali o convenzionati per i minori in Italia.  In particolare, sono stati considerati 20 comuni capoluogo di regione andando a rilevare il periodo di avvio delle attività, le fasce di età dei bambini accolti, le tariffe e le agevolazioni e le esenzioni. Ne deriva la fotografia di un panorama frammentato in tutta Italia, tra regole differenti che variano da comune a comune e confusione e – ancora una volta – grandi differenze

Non tutti i comuni sono stati pronti a partire appena è stato reso possibile dalle linee guida ministeriali; alcuni hanno centralizzato l’offerta e altri l’hanno delegata al privato e al non profit; diverse volte le informazioni non sono chiare, e non c’è uniformità nell’offerta del servizio per tutte le fasce d’età, rileva Save the Children. Molti comuni riservano la possibilità di frequentare solo ai residenti, mentre altri hanno attuato buone pratiche per consentire anche ai bambini non residenti di accedere secondo alcuni criteri. Si registrano discrepanze tra il costo che famiglie nelle stesse condizioni economiche devono sostenere a secondo del territorio in cui si trovano, così come diversi sono i parametri in base ai quali si valutano agevolazioni ed esenzioni per il pagamento, che in alcuni casi, come l’ISEE dell’anno precedente, non fotografano la situazione economica attuale della famiglia.

Tutto questo proprio quanto l'offerta estiva quest'anno più che mai ha assunto una particolare importanza: dopo l'isolamento forzato e le scuole chiuse, tantissime famiglie non trascorreranno nemmeno un giorno di vacanza mentre fronteggiano un grave impoverimento.

“Il diritto all’educazione dei bambini non può essere lasciato sempre in fondo alla lista. Questa estate deve essere l’occasione per restituire ai bambini più colpiti dall’isolamento educativo le occasioni di socialità, di gioco e di apprendimento che sono loro mancate, per prepararli ad un rientro a scuola sereno", afferma Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children commentando i dati sul monitoraggio dei centri estivi. “Chiediamo un impegno straordinario alle amministrazioni, alle scuole, alle istituzioni ad ogni livello per aprire nel mese di agosto e fino all’inizio dell’anno scolastico, spazi di gioco, educazione e di socialità per tutti i bambini, a partire da quelli che vivono nei quartieri più svantaggiati, utilizzando tutti i fondi stanziati dal decreto Rilancio, semplificandone se necessario le procedure di impiego. L’estate dei bambini non deve essere un tempo vuoto, ma un tempo ricco di opportunità”.

I costi dell’estate dei bambini, con le famiglie nella morsa della crisi

Secondo i dati diffusi dal monitoraggio di Save the Children, i costi a carico delle famiglie per le attività estive dei figli variano a seconda del comune. L'attivazione del “bonus baby sitter/centri estivi” previsto dal decreto rilancio e richiedibile all’Inps arriva a coprire fino a 1200 euro a famiglia, ma l'associazione sottolinea che si tratta di un beneficio  destinato alle sole famiglie in cui entrambi i genitori siano occupati e non è quindi accessibile alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà economica e che maggiormente avrebbero bisogno di supporto per poter dare la possibilità ai propri figli di accedere ad attività estive di educazione e socializzazione per recuperare il tempo perso durante il lockdown.

A causa della crisi sanitaria divenuta poi crisi economica, secondo Save the Children, 6 genitori su 10 hanno fatto i conti con la riduzione temporanea dello stipendio, e quasi 1 genitore su 7 tra quelli di nuclei familiari più fragili, ha perso il lavoro a causa dell’emergenza. Paradossalmente, sottolinea l’organizzazione, se uno dei due genitori ha perso il lavoro, con esso ha anche perso il diritto a questa forma di sostegno. Inoltre le agevolazioni che si possono ottenere vengono spesso calcolate in base all’ISEE dell’anno precedente (2019) che in molti casi non rispecchia una condizione economica nettamente peggiorata nel corso degli ultimi mesi a causa della pandemia.

Ma quanto costerebbe quindi un centro estivo comunale o convenzionato per una famiglia che ha a disposizione un reddito molto basso?

Prendendo ad esempio una famiglia un ISEE di 5.000 euro annui, ecco i vari costi di una settimana di centro estivo in diversi capoluoghi: a Trieste non pagherebbe nulla, così come nel 15° Municipio di Roma (esenzione sotto i 15mila euro di ISEE) e a Campobasso. Nel Municipio 7°, sempre a Roma, invece una famiglia pagherebbe 60 o 80 euro a seconda della fascia oraria (con esenzione solo per bambini con disabilità o seguiti dai servizi sociali inseriti direttamente dal Municipio). La stessa famiglia, a Milano pagherebbe solo 4 euro a settimana e a Genova pagherebbe 4,8 euro più i pasti per il servizio estivo 3-6 anni e 5,2 euro per il servizio nido estivo, ad Ancona 7,5 euro, a Torino 20 euro, a Venezia 60 euro, mentre a Firenze pagherebbe 100 euro a settimana (50 euro per ISEE < 4.000 euro). A Bologna, con il bonus da 84 Euro del Comune, pagherebbe 1 euro a settimana per quattro settimane, per i centri estivi con tariffe a 85 euro settimanali (circa la metà dei centri estivi applicano questa tariffa, gli altri applicano tariffe più elevate). Ad Aosta il costo è sempre di 75 euro alla settimana.

L'esenzione sotto una soglia minima ISEE è prevista solo nei comuni di Milano (ISEE < 4.000 euro e per casi sociali segnalati e autorizzati dal Dirigente di Area competente dell’Area Territorialità), Torino in caso di presenza di una o più cause di fragilità del nucleo familiare (assistenza economica del comune di Torino / Reddito di Cittadinanza / Progetti specifici dei Servizi Sociali di inserimento scolastico ed educativo / Esenzione mensa nell’anno accademico 2019/20), Trieste (ISEE < 7.250 euro), Roma nel Municipio 15° (ISEE < 15.000 euro), Municipio 1° e 7° per i bambini segnalati dai servizi sociali o con disabilità, Municipio 4° dove per ciascun minorenne si prevedono due settimane a titolo gratuito, estendibili a quattro in base a richieste e fondi disponibili; nel Municipio 3° dove però il bando per l’affidamento dei centri estivi gratuiti finanziati con fondi 285 è andato deserto; nel Municipio 6° ove sono stati previsti 288 posti disponibili gratuiti, 88 sono invece i posti disponibili nel 10° Municipio per i bambini e le bambine già seguiti dal Servizio Sociale; mentre il 13° Municipio garantisce 130 posti gratuiti nei centri estivi del territorio.

Una famiglia a medio reddito, con Isee di 20.000 euro, potrebbe mandare il proprio figlio ad un centro estivo pagando a settimana a Torino 80 euro e a Milano circa 44 euro per i centri estivi 6-11 anni, a Firenze 170 euro a settimana, a Genova 32,42 euro più i pasti per i servizi estivi infanzia e 49,08 euro per i nidi estivi, ad Ancona 27,5 euro mensa inclusa. In comuni come Venezia, Bologna, Aosta, il costo affrontato da una famiglia di questo scaglione Isee sarebbe lo stesso della famiglia a basso Isee (5.000 euro). A Trieste la stessa famiglia con un figlio pagherebbe la tariffa settimanale per i centri estivi nido, infanzia e primaria di 87,52 euro, mentre per l’iscrizione alle attività Ricrestate 12,07 euro settimanali.

Le riduzioni tariffarie, oltre che per scaglioni ISEE previsti in molti comuni, sono previste per le famiglie che iscrivono più figli come ad esempio nel caso dei comuni di Ancona, Aosta solo per i Centri Ludico Sportivi, Firenze, Milano, Trieste.

Centri estivi aperti, ma non per tutti

Da una prima osservazione dei dati raccolti dall’organizzazione, emerge innanzitutto una profonda differenza tra quei comuni che hanno scelto di centralizzare l’offerta e raccogliere direttamente le domande delle famiglie interessate, definendo i criteri di agevolazione tariffaria ed esenzione, le modalità di accesso ai centri di bambini e adolescenti (quali Bologna, Milano, Torino, Trieste, Trento, Aosta, Firenze, Ancona, Genova, Venezia, Campobasso) e quei comuni che hanno preferito delegare anche questi aspetti al settore privato o al terzo settore (come Napoli, Cagliari, Perugia, Palermo, Potenza e L’Aquila). Inoltre alcuni comuni hanno pubblicato dei bandi con Fondi per sostenere parte delle spese di gestione degli enti organizzatori e per supportare l’accesso gratuito delle famiglie più in difficoltà (Bari, Catanzaro). Una situazione particolare si è verificata su Roma, dove ogni Municipio ha deciso in autonomia.

Non tutti i comuni sono stati pronti a partire appena è stato reso possibile dalle linee guida ministeriali. Ancona, Venezia, e alcuni Municipi di Roma (I, II, III, VII, VIII, XV)  sono stati tra i più virtuosi, mentre Trento, Aosta e Trieste hanno iniziato l’attività in modalità diverse (Trento ha riaperto tra il 15 giugno e il 6 luglio a seconda delle fasce di età; Aosta ha riaperto dal 15 giugno per la fascia 3-5 e dal 29 giugno per i Centri Ludico Sportivi 3-12 anni; Trieste per la fascia del nido e della prima infanzia ha riaperto dal 6 luglio, per la primaria e per la fascia 6-18 dal 15 giugno). A Bari dal 1° luglio sono state avviate anche le attività ludico-ricreative ed educative 3-36 mesi. Firenze ha avviato le attività dal 22 giugno, anche Bologna a partire dal 22 giugno in modo scaglionato a seconda dei centri estivi ed età, Torino e Genova il 29 giugno insieme a Milano per i centri estivi per i bambini 6-11 anni, mentre per i centri estivi infanzia a partire dal 3 luglio. Campobasso ha riaperto i centri estivi l’8 luglio fino a fine agosto.

L’accesso al servizio, inoltre resta condizionato da differenti parametri e restrizioni che in molti casi lasciano fuori quei minori che non sono residenti nel Comune. Su questo fronte, le difficoltà affrontate dalle realtà locali sono state molte e diverse e in alcuni casi hanno costretto i Comuni a scelte limitative dei criteri di accesso, mentre altri Comuni sono riusciti a trovare soluzioni che non prevedevano particolari restrizioni. Una scelta che riguarda ad esempio i comuni di Firenze che permette l’iscrizione ai centri estivi ai non residenti purché frequentanti le scuole nel Comune, e Torino che garantisce l’accesso all’estate ragazzi ai bambini che hanno frequentato la scuola primaria, residenti a Torino e fuori comune. A Roma, il 1° Municipio come criterio prioritario, ha posto quello della frequenza alle scuole del municipio, a prescindere dalla residenza.

“Nonostante l’impegno di tantissime organizzazioni del terzo settore, di molte scuole e amministrazioni locali, i centri estivi non riescono ad oggi a garantire opportunità educative, ricreative e motorie a tutti i bambini e agli adolescenti che in questo periodo ne hanno particolarmente bisogno. Le difficoltà nel garantire l’offerta estiva riguardano, naturalmente, le stringenti regole di sicurezza sanitaria che occorre assolutamente rispettare, le difficoltà di impiego delle risorse stanziate al livello nazionale e, come si evince dal monitoraggio, le grandi differenze di modalità di accesso e di tariffe che rendono estremamente complesso, in molti casi, per le stesse famiglie, orientarsi nella scelta”. “Ci auguriamo che nel mese di agosto lo spettro delle opportunità per i bambini possa ampliarsi ancora, con l’impegno delle istituzioni ad ogni livello, e che nel frattempo si prepari la riapertura delle scuole già dal primo settembre e il regolare avvio dell’anno scolastico in tutte le Regioni entro il 14 settembre”.

Save the Children ha dato vita agli “Spazi Futuro”, in collaborazione con una rete di partner territoriali nelle periferie di tante città, che dimostrano nei fatti l’importanza per i bambini e per le loro famiglie di ricostruire relazioni educative e con i coetanei per superare gli effetti dell’isolamento sull’apprendimento, la socialità, l’attività motoria e per prepararsi alla ripresa del nuovo anno scolastico. Gli Spazi Futuro - alcuni dei quali sono stati dedicati alla fascia d’età 0-6 anni, altri alla fascia d’età 7-17 anni - propongono, un ampio ventaglio di attività, studiate per far sì che i bambini e ragazzi possano mettere alla prova le proprie capacità, sperimentare, scoprire i propri talenti, per trasformare l’estate e i mesi a seguire in un tempo di educazione, di gioco e di socialità. In un’ottica di contrasto alla povertà educativa, bambini e ragazzi che vivono in contesti vulnerabili prendono parte, gratuitamente e nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza e sanitari, a laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, attività di promozione alla lettura e acquisizione di competenze digitali, accompagnamento allo studio.


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