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Coronavirus, perché a Wuhan il tasso di letalità è maggiore che nel resto della Cina?

Nella provincia di Hubei il tasso di letalità del virus sfiora il 3%, un valore molto più alto rispetto a quello registrato nelle altre province cinesi. Il virologo Roberto Burioni e il microbiologo Nicasio Mancini avanzano tre ipotesi. Intanto continua a salire il numero dei morti, ieri sono stati registrati oltre 100 decessi

Coronavirus, la mappa del contagio (Johns Hopkins University)

Perché nella provincia di Hubei la percentuale delle persone decedute a causa del coronavirus 2019 n-Cov è più alta che nel resto della Cina? Se lo è chiesto il virologo Roberto Burioni che insieme al collega Nicasio Mancini oggi analizza i dati disponibili su Medical Facts. "In sintesi - spiegano i due esperti -, sembra che nel resto della Cina si muoia molto meno per l'infezione rispetto allo Hubei. Alle 19 di lunedì 10 febbraio in Cina erano stati registrati 40.196 casi d'infezione da nuovo coronavirus con un totale di 909 morti". Il tasso di letalità totale è dunque di poco superiore al 2% (2,26%).

Coronavirus, il tasso di letalità a Hubei e nel resto della Cina

In Hubei invece ci sono stati 871 morti su 29.631 casi registrati. Il tasso di letalità è dunque del 2,94%, laddove nel resto della Cina, con 10.565 casi e un totale di 38 morti, si ottiene un valore di letalità pari ad appena lo 0,36%. Si tratta di stime, premettono gli esperti, "in quanto non abbiamo idea del reale numero degli infetti" e tuttavia dai dati disponibili "sembra che nel resto della Cina si muoia molto meno per l'infezione rispetto allo Hubei".

Perché nella provincia di Hubei il tasso di letalità è maggiore?

Perché? Burioni e Mancini avanzano tre ipotesi. La prima: "Una possibilità è legata al fatto che nello Hubei" i casi "siano molti di più e, quindi, la letalità molto più bassa. Cosa possibile, ma che, in ogni caso, vale anche per il resto della Cina".

Altra possibilità "è che lo Hubei abbia risentito della prima ondata di contagi" le autorità erano meno preparate ad affrontare il virus che dunque ha inizialmente causato più morti. Si tratta però di un’interpretazione che "col passare dei giorni, sembra impattare sempre meno sul'analisi che proponiamo".

La terza ipotesi: il virus sta diventando meno pericoloso

Infine, spiegano Burioni e Mancini, esiste una terza possibilità. "È ormai accertato che la prima ondata di contagi sia partita dallo Hubei. In altre parole, nello Hubei è sicuramente maggiore la percentuale di soggetti che è stata contagiata da un animale non ancora identificato (vi ricordate il mercato di Wuhan?), o da altri soggetti che erano stati appena infettati da esso. Cosa vuol dire questo? Una probabilità, ancora teorica, si badi bene, è che il virus stia pian piano adattandosi all'uomo, diventando così meno pericoloso. Non abbiamo ancora dati molecolari che lo confermano, ma chi conosce un po' di virologia non può non considerare anche quest'ipotesi". 

Coronavirus, aumentano le guarigioni

Secondo i due esperti ci sono anche notizie che fanno ben sperare: le segnalazioni di soggetti guariti sono infatti in aumento. Nello Hubei sono state registrate 1.854 guarigioni pari a circa il 6% dei casi totali, mentre nel resto della Cina le guarigioni sono state 1.679 pari a circa il 16%. I numeri confermano dunque che nel resto della Cina il virus sembra meno pericoloso rispetto alla provincia di Hubei.

Ma in Cina si muore ancora, più di mille le vittime del coronavirus

Ma dalla Cina arrivano anche notizie che non sembrano così confortanti. Secondo le autorità sanitarie di Pechino, il bilancio del coronavirus è salito nelle ultime ore a 1018 vittime, dopo che ieri sono morte oltre 100 persone, un numero maggiore rispetto al giorno precedente, quando si erano contate 97 vittime. La commissione sanitaria nazionale ha specificato che 103 delle ultime 108 vittime sono state registrate nella provincia di Hubei, focolaio del virus. Sono invece saliti a 37.626 i contagi.

Borrelli: "Controlli nelle stazioni? Se servono siamo pronti"

Quanto all’Italia le autorità non abbassano la guardia. Secondo Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile e commissario per la gestione dell'emergenza coronavirus, finora sono state monitorate 511mila persone in tre giorni "e abbiamo trovato soltanto otto persone con la febbre, quindi siamo rassicurati”.

"Ma certo nel resto del mondo i casi aumentano e noi dobbiamo essere preparati" continua Borrelli in un’intervista rilasciata al Corsera. "La nostra priorità è la salute dei cittadini e in questo modo la tuteliamo. Altri hanno fatto scelte diverse ma questo non ci condiziona, la guardia deve rimanere alta".

"La situazione è in continua evoluzione e noi abbiamo pianificato interventi in tutti gli scenari possibili” ha detto ancora il capo della Protezione civile. "Controlli nelle stazioni? Se ci sarà bisogno, siamo pronti".


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