Attualità

Da "dittatore" ad "amico e alleato": il nuovo rapporto tra Draghi ed Erdogan

Durante il vertice intergovernativo italo-turco ad Ankara sono stati siglati nove accordi

Guerra in Ucraina, crisi alimentare e migranti al centro del terzo vertice intergovernativo italo-turco che si è tenuto oggi 5 luglio ad Ankara, capitale della Turchia. Il premier italiano Mario Draghi nell’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha firmato ben 9 accordi per "rafforzare la cooperazione" bilaterale, attraverso un bilanciamento degli interessi comuni nel processo di stabilità in Libia e la costruzione di una gestione più coordinata dei flussi migratori. Secondo il premier italiano, è chiara la “volontà comune di rafforzare la collaborazione: Italia e Turchia sono partner, amici alleati”.

Un cambio di passo rispetto ai mesi precedenti. Mario Draghi in passato aveva definito Erdogna un "dittatore", ma il presidente turco oggi rappresenta la chiave giusta per uscire dalla crisi alimentare e del gas, mentre continua a imperversare la guerra in Ucraina. Il rapporto tra Draghi ed Erdogan ha raggiunto i minimi storici il 9 aprile 2021 per effetto del “sofagate”, il caso diplomatico che ha come protagonista la presidente della Commissione europea: in quell'occasione a Ursula von der Leyen, in missione in Turchia, viene negata una sedia accanto al presidente turco e al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. 

Dopo 10 anni di silenzio, oggi si è tenuto il terzo vertice tra il governo turco e quello italiano – l'ultimo c'è stato infatti nel maggio 2012. Il premier Mario Draghi ha raggiunto la capitale turca insieme a mezzo governo italiano. A firmare i protocolli i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese, degli Esteri, Luigi di Maio, della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e della Difesa Lorenzo Guerini con i loro omologhi turchi. 

La portata degli accordi

Dalle piccole e medie imprese alla sostenibilità, con l’obiettivo di aumentare l’interscambio economico a 25 miliardi di dollari. La Turchia è infatti il primo partner commerciale per l'Italia in Medio Oriente e nel 2021 l'interscambio è stato di quasi 20 miliardi di euro, in crescita del 23,6% rispetto all'anno precedente. Ma l’intesa prevede anche una consultazione strutturata tra i ministeri degli Esteri dei due paesi e una cooperazione in diversi campi, dalla ricerca scientifica alla protezione civile. 

La questione del grano

L’invasione russa dell’Ucraina, che ha stravolto lo scenario geopolitico e riscritto gli equilibri internazionali, è stata al centro dell’incontro bilaterale. Il ‘Sultano’ Erdogan, che si pone come mediatore nella crisi diplomatica e nella imminente tragedia alimentare, spera nell'apertura di un corridoio del grano nel Mar Nero in 10 giorni. "In questo momento noi non abbiamo una crisi in campo alimentare, ma in Africa c'è un grandissimo problema. Noi cerchiamo di essere un intermediario e, anche sotto l'ombrello delle Nazioni Unite, in una settimana, dieci giorni cerchiamo di arrivare ad un risultato" per lo sblocco delle esportazioni di cereali dall'Ucraina attraverso il Mar Nero. 

Un accordo tra Russia e Ucraina sul grano "ha un importantissimo valore strategico" perché "nel complesso degli sforzi per la pace sarebbe un primo atto di concordia, un primo tentativo di arrivare a un accordo per un fine che deve coinvolgerci tutti perché ne va della vita di milioni di persone nelle aree più povere del mondo", ha detto invece il presidente del Consiglio Draghi. L'Italia e la Turchia, unite sul sostegno a Kiev, hanno condannato la guerra russa in Ucraina.

Il nodo migranti

Un altro tema al centro del vertice è stato quello delle pressioni migratorie. Rispondendo a una domanda sui flussi migratori, Draghi ha detto che “la gestione dell’immigrazione deve essere umana, equa ed efficace. Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un paese che accoglie non ce la fa più. È un problema che il ministro Lamorgese ha posto in Europa, lo ha detto qui e lo diremo alla Grecia quando la incontreremo. Forse noi siamo il paese meno discriminante, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati”, ha aggiunto il premier italiano.


Si parla di