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Le critiche per l'articolo di Alain Elkann sui giovani: "Pezzo classista"

Pubblicato su Repubblica del 24 luglio 2023 il pezzo sui "giovani Lanzichenecchi" incontrati in treno da Elkann ha provocato veementi reazioni, anche dei suoi stessi colleghi: il testo

Una foto di Alain Elkann e del suo articolo su Repubblica

Un articolo firmato da Alain Elkann e pubblicato oggi lunedì 24 luglio nella sezione Cultura di Repubblica è stato molto discusso sui social, provocando veementi reazioni anche da parte degli stessi giornalisti del quotidiano. Nel pezzo Elkann racconta di un suo viaggio in treno sulla tratta sulla tratta Roma-Foggia, con descrizioni sprezzanti dei giovani seduti nel suo stesso vagone. Sui social il contenuto dell'articolo è stato parecchio dibattuto e il Comitato di redazione di Repubblica - un organo di rappresentanza sindacale -, ha espresso critiche e perplessità sull'opportunità di pubblicare un testo simile.

L'articolo di Elkann sui "giovani Lanzichenecchi"

Di seguito, il testo dell'articolo di Alain Elkann pubblicato nella sezione Cultura di Repubblica di lunedì 24 luglio 2023.

"Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola “lanzichenecchi” eppure mi sbagliavo. Qualche giorno fa, dovendo andare da Roma a Foggia, sono salito su una carrozza di prima classe di un treno Italo. Il mio posto assegnato era accanto al finestrino e vicino a me sedeva un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l’iPhone con cuffia per ascoltare musica. Intorno a noi, nelle file dietro e in quelle davanti, sedevano altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo: tutti con un iPhone in mano.

Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi.
Nessuno portava l’orologio. Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times
del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma
e Gomorra”.

Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica. Mentre facevo quello, i ragazzi parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno. Parlavano di calcio, di giocatori, di partite, di squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni.

Intanto il treno, era arrivato a Caserta. Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di aver sbagliato treno, ma invece è così.
Non ho mai rivolto la parola al mio vicino che o taceva ascoltando musica o si intrometteva con il medesimo linguaggio nella conversazione degli altri ragazzi. A un certo punto, poco dopo Benevento, mentre erano sempre seduti o quasi sdraiati ai loro posti, ammassando nei vari cestini per la carta straccia lattine di Coca Cola o tè freddo, uno di loro ha detto: «Non è che dobbiamo stare soli di sera: andiamo a
cercare ragazze nei night».

Un altro ragazzo più piccolo di statura e con il viso leggermente coperto di acne giovanile ha detto: «Macché night! Credetemi, ho esperienza. Bisogna beccare le ragazze in spiaggia e poi la sera portarle fuori e provarci. La spiaggia è il posto più figo e sicuro per beccare».
Quella conversazione sulle donne da trovare era andata avanti mentre io avevo finito di scrivere sul mio quaderno ed ero immerso nella lettura di Proust.

Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un altro mondo.
Io mi sono domandato se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Lui era la maggioranza, uno nessuno centomila, io ero inesistente: qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi.

Per loro chi era costui? Un signore con i capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e che non li interessava.
Pensavano ai fatti loro, parlavano forte, dicevano parolacce, si muovevano in continuazione, ma nessuno degli altri passeggeri diceva nulla.

Avevano paura di quei ragazzi tatuati che venivano dal nord, lo si capiva dall’accento, o erano abituati a quel genere di comportamento?
Arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani “lanzichenecchi” senza nome".

Il comunicato dei giornalisti di Repubblica

I colleghi di Elkann, i giornalisti di Repubblica, hanno definito i contenuti dell'articolo "classisti". In un comunicato stampa, il Comitato di redazione del quotidiano ha commentato così il pezzo: "Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell'editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale 'identitario' vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà per i quali hanno continuato “siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà".

Chi è Alain Elkann

Alain Elkann ha 73 anni ed è il padre di John, amministratore delegato della Exor, nonché editore del gruppo editoriale Gedi di cui fa parte anche il quotidiano Repubblica. Elkann è un giornalista e uno scrittore: ha collaborato con quotidiani e riviste come La Stampa, Repubblica, Nuovi Argomenti, The Literary Review, Shalom e Panta. Hanno riscosso successo i suoi libri-intervista pubblicati nel corso degli anni: Vita di Moravia (1990, con A. Moravia), Cambiare il cuore (1993, con il cardinale C. M. Martini) ed Essere ebreo (1994, con il rabbino E. Toaff).

Elkann è inoltre un noto volto televisivo (La7) e scrittore. Ha ricevuto il Premio Cesare Pavese per John Star (2001) e ha pubblicato tra gli altri L’equivoco (2008), Nonna Carla (2010), Hotel Locarno (2011), Rotocalco (2012), la raccolta di racconti Spicchi di un'arancia (2012), la biografia scritta in collaborazione con l'artista La voce di Pistoletto (2013), il volume di Racconti (2014), i romanzi Il fascista (2016), Anita (2019) e Una giornata (2020), il dialogo con l'artista G. Penone 474 risposte (2022) e la raccolta di racconti sull'universo femminile Adriana e le altre (2023).

Elkann è stato consigliere del ministro Urbani per la cultura italiana nel mondo (2001-04), consigliere per gli eventi culturali e i rapporti con l'estero del ministro Ornaghi. È inoltre membro del CdA della Fondazione Rosselli, e presidente della Fiac (Foundation for Italian Art and Culture), della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e, dal 2016, del comitato scientifico della Fondazione Italia USA.

I commenti sui social: "I Lanzichenecchi alla conquista di Foggia"

Sui social l'articolo di Elkann è stato parecchio commentato, soprattutto dalle pagine "specialistiche", attente ai contenuti dei quotidiani. Tra i commenti al post della pagina Facebook "Osservatorio sul declino della stampa italiana" - tra le più attive sul tema -, altre pagine satiriche/comiche hanno dato il loro contributo, come Feudalesimo e Libertà: "Alla conquista di Foggia! La si annetta al Sacro romano impero". 

La pagina "Vignetta interista" parla di un "Elkann alla ricerca del tempo perduto", mentre proprio la pagina "Osservatorio sul declino della stampa italiana", accompagna la foto dell'articolo con questa didascalia: "Io, editore, pubblico un mio racconto dal titolo 'Che schifo i poveri' sul mio giornale". Altri fanno notare la virgola tra il soggetto e il predicato nel passaggio: "Intanto il treno, era arrivato a Caserta".

Sulla pagina "Io, professione mitomane", alcuni commenti fanno ironia sulla distanza linguistica tra Elkann e i giovani di cui parla, estremizzando il contenuto del pezzo: "A un certo punto uno dei buontemponi ha sobillato tutta la masnada di suoi sodali esclamando: "Andiamo a reperire dello sballo". 

Cambiando pubblico di riferimento però i commenti prendono una piega più favorevole per Elkann. La pagina Facebook "Quel che resta dei Gattopardi" chiede un parere al suo pubblico e le reazioni sono di censura più per il comportamento dei giovani che per l'autore dell'articolo: c'è chi parla di servizio di leva da ripristinare, chi allude alla scomparsa di "educazione e buongusto". 

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