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"Importò milioni di mascherine inutilizzabili dalla Cina": chiesto processo per Irene Pivetti

L'ex presidente della Camera è accusata di frode in forniture pubbliche, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio dai pm di Busto Arsizio, ma i suoi legali insistono sull'incompetenza territoriale della procura lombarda

Irene Pivetti all'apertura della campagna elettorale di Giorgia Meloni, a Roma, nel 2016 (Foto Fabio Cimaglia /Lapresse)

La Procura di Busto Arsizio (Varese) ha chiuso le indagini a carico di Irene Pivetti e ne ha chiesto il rinvio a giudizio. L'ex presidente della Camera è accusata di frode in forniture pubbliche, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo la tesi dei magistrati avrebbe acquistato, durante l'emergenza da Covid-19, mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro, ma ne sarebbe stata consegnata solo una quantità che corrisponde al valore di 10 milioni. Ma non è tutto: i dispositivi consegnati sarebbero di qualità scadente con falso marchio CE. La marcatura CE serve a indicare l'osservanza di un insieme di pratiche obbligatorie da rispettare per vendere e importare prodotti all'interno dell'Unione Europea.

La procura di Busto Arsizio aveva già chiesto l'arresto di Pivetti nel marzo 2023, ma il gip aveva rigettato la richiesta dichiarandosi incompetente. E aveva destinato il processo a Roma. Nelle 600 pagine di ordinanza il Pm  Ciro Caramore ha ribadito come il processo, trattandosi di presunto reato commesso a Malpensa, sia da celebrarsi a Busto Arsizio. Il Riesame ha dato però torto ai magistrati di Busto dichiarandosi incompetente nel merito.

Una linea su cui battono anche gli avvocati dell'ex presidente della Camera: "Prendiamo atto della richiesta di rinvio a giudizio. Il Riesame si è già espresso: quello di Busto non è il Tribunale competente" ha dichiarato l'avvocato Filippo Cocco.

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