Attualità

L'obbligo di mascherina "in tasca" e il paternalismo miope di Speranza

Roberto Speranza. ANSA/FABIO FRUSTACI

E così da venerdì non sarà più obbligatorio indossare le mascherine all'aperto. In compenso, viene spiegato nell'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, "è fatto obbligo sull'intero territorio nazionale di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o affollamenti". Che si esca per andare al supermercato o per un'escursione nei boschi, ben distanti e distanziati dal consesso civile, dovremo avere la mascherina sempre a portata di mano, riposta in tasca o nella borsetta. Il che la dice lunga sull'opinione che il governo (e nella fattispecie il ministro Speranza) ha non solo dei cittadini, ma anche del suo stesso ruolo.

Se già mantenere l'obbligo in caso di assembramenti appare una prudenza forse esagerata (non sempre è necessario normare tutto: a volte, incredibile a dirsi, ci si può affidare anche al buon senso delle persone) a stonare e suonare grottesca è quell'ulteriore precisazione sui "dispositivi di protezione" da "avere sempre con sé". Davvero il ministro pensa che non siamo abbastanza sagaci da capire da soli quando portarci dietro la mascherina? E poi: come verranno svolti i controlli?

Sospettiamo che andrà a finire come sempre: e cioè che tutto passerà in cavalleria. A parte l'ordinanza, che resterà in vigore, ma solo sulla carta. Perché poi, nei fatti, quante persone oggi indossano davvero la mascherina all'aperto? Ovviamente nessuno è in possesso di dati precisi, ma basta mettere un piede fuori dalla porta di casa per capire che la misura è stata un mezzo fiasco. Né ci sentiamo di biasimare troppo chi non segue alla lettera le indicazioni del ministero della Salute, tanto più se queste non si basano su evidenze scientifiche. Sì perché sul punto gli esperti si sono espressi in maniera chiara: a meno che non ci sia un contatto ravvicinato (e non fugace) con altre persone, nei luoghi all'esterno ci si contagia raramente. E come ben sappiamo in Italia l'obbligo di indossare la mascherina in situazioni a rischio non è mai venuto meno, nemmeno in zona bianca.

E dunque viene spontaneo chiedersi: perché a dicembre Speranza ha deciso un'ulteriore stretta? E perché ora che le maglie vengono allentate, nell'ordinanza trova posto un obbligo grottesco come quello che impone di avere sempre con sé la mascherina? Il sospetto, diciamolo chiaramente, è che alcune restrizioni non vengano imposte per raggiungere un obiettivo ben definito (in termini epidemiologici), ma servano da monito per non farci "abbassare la guardia" perché, come ripete spesso il ministro, "la pandemia non è finita". Il punto è che le leggi sono leggi. Andrebbero introdotte avendone ben chiare le finalità e con il proposito di farle rispettare, non possono diventare uno strumento per assolvere ad altri compiti, né fungere da "deterrente psicologico". Dopo due anni di pandemia un certo tipo di paternalismo non è più accettabile. Siamo adulti e (quasi tutti) vaccinati. 


Si parla di