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"Abbiamo ancora voglia di lavorare?"

Si è aperta la sesta edizione di Nobìlita, il festival sulla cultura del lavoro, per la prima volta a Roma. Tra i temi gli stipendi, la salute mentale e fisica, i lavori stagionali e il rapporto tra vita privata e professionale. Ma il grande assente resta la politica

Foto LaPresse

Due lavoratori italiani su tre hanno intenzione di cambiare lavoro o lo stanno già facendo. È uno dei risultati del nuovo sondaggio di Fiordirisorse -  una business community che raccoglie lavoratori, manager, dipendenti e operai - intitolato "Abbiamo ancora voglia di lavorare?". La domanda, ovviamente provocatoria, sarà il tema centrale della sesta edizione del festival Nobilita, per la prima volta a Roma. La risposta definita non è ancora arrivata, ma al centro della questione resta una tendenza: ai lavoratori italiani la voglia di fare non manca, ma le condizioni vanno cambiate. 

Il sondaggio

Il sondaggio di Fiordirisorse ha interessato più di duemila lavoratori di età compresa trai 36 e i 59 anni, in ugual misura uomini e donne, per la maggior parte provenienti dal Nord e in maggioranza lavoratori dipendenti. La ricerca ha evidenziato un malcontento generale per quanto riguarda la propria condizione lavorativa. "Vecchio" è l'aggettivo che più degli altri è stato usato per descrivere il mercato del lavoro di oggi, ma anche "non meritocratico", "anacronistico", "deprimente" e "frustrante". 

L'Italia emersa dal sondaggio è un Italia assolutamente non stanziale. La maggior parte dei lavoratori ha dichiarato di aver cambiato il proprio impiego almeno una o due volte: negli ultimi dieci anni, il 19 per cento lo ha cambiato tre volte, il 18 per cento due, ancora il 19 per cento una volta. I motivi che spingono al cambiamento? In testa resta l'ambiente lavorativo fatto di cultura aziendale, leadership manageriale e ambiente di lavoro tossico. Subito dopo (ma di poco), lo scarso equilibrio tra vita privata e professionale e le relazioni interpersonali con i colleghi o i titolari. Non da meno, ovviamente, la questione salario, specie alle porte della stagione estiva che ogni anno crea offerte per camerieri, baristi e cuochi sottopagate o non regolamentate. 

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Infine, l'ultimo aspetto che ha toccato la ricerca è stato quello legato alla motivazione per la professionalità. Spicca "lo scopo", inteso come il motivo per il quale si fa un determinato impiego anche nella più "nobile" concezione. Sorprendentemente la voce "carriera" è l'ultima a essere stata votata. Il quadro che esce dai risultati del sondaggio dipinge un paese che lavorativamente parlando si muove (anche troppo), a cui non manca la voglia, ma che però chiede un cambiamento della concezione di lavoro. Ciò che ha spinto questo tipo di cambiamento nella cultura lavorativa può essere stata - ancora - la pandemia. Osvaldo Danzi, presidente di Fiordirisorse e specialista nelle risorse umane, ha commentato i risultati spiegando che la pandemia ha fatto riscoprire la vita privata ai lavoratori italiani, i quali ora, dopo tre anni, cercano lavoro altrove in un luogo che dia maggiore equilibrio, lasciando da parte la carriera per inseguire - piuttosto - progetti personali. Danzi conclude: "Alla domanda 'Abbiamo ancora voglia di lavorare?' va aggiunta un'appendice: 'Abbiamo ancora voglia di lavorare, a queste condizioni? La risposta breve è no". 

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La sesta edizione di Nobìlita

Con i risultati della ricerca si è poi aperta la sesta edizione del festival della cultura del lavoro, che nei prossimi due giorni 15 e 16 maggio 2023, tra il Palazzo delle esposizioni e l'Acquario romano, darà luogo a eventi e conferenze per una riflessione pubblica sul cambiamento del mercato del lavoro. Insieme a Fiordirisorse partecipa anche SenzaFiltro, la rivista sul mondo del lavoro diretta da Stefania Zolotti. Lo scopo principipale di questa nuova edizione è quello di portare contenuti: "Non se parla mai abbastanza e mai in maniera approfondita" ha detto Zolotti in riferimento al tema lavoro, spiegando come queste iniziative servano per riportare - seriamente - il tema sul tavolo. 

Quest'anno il festival è sbarcato a Roma e per un motivo preciso. "Abbiamo rincorso fino a ieri la ministra del lavoro Marina Calderone perché fosse qui seduta con noi al tavolo. Oggi c'è una sedia vuota" ha commentato Danzi spiegando come lo spostamento del festival nella capitale (le scorse edizioni hanno avuto luogo in Emilia Romagna) sia stato deciso per farsi notare in maniera più incisiva anche dalla politica. Quest'ultima, però, ha deciso di non rispondere. 

I temi principali dell'edizione 2023 spaziano dai giovani ai meno giovani, questi ultimi troppo spesso "scartati dal mondo del lavoro per una questione di età" come dichiarato sempre da Danzi. Non solo età, ma anche tecnologia: l'avvento di ChatGPT sarà al centro di un incontro dove verrà spiegato come i settori di arte, cultura e creatività non saranno mai sostituite dalle intelligenze artificiali se e solo se saremo capaci di una brillante gestione di queste nuove risorse. Il tutto - però - sullo sfondo della nuova concezione già accennata nei risultati del sondaggio e del rapporto con il lavoro dopo tre anni di isolamento. Maggiore spazio personale, diversificazione degli orari e cambiamento nella concezione di "sacrificio lavorativo" sono le questioni che più di tutte premono gli organizzatori della due giorni. 

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Ospiti e invitati

I protagonisti di quest sesta edizione saranno i lavoratori della ex Gkn di Firenze e quella della ex Whirlpool di Napoli, che negli ultimi anni hanno avviato presidi e lotte contro lo sfruttamento e la mala gestione aziendale. A questo proposito infatti sarà dato ampio spazio alle crisi aziendali e a come risolverle: nello specifico, grazie a un report dettagliato dell'Osservatorio delle crisi aziendali 2023, si cercherà di portare avanti un cambiamento nella concezione di fallimento aziendale non più visto come un insuccesso ma come un'opportunità. Tra i "big" degli eventi, interverranno anche la sociologa Chiara Saraceno, il sindaco di Bari Antonio Decaro, il decente universitario Alessandro Rosina, l'ormai ex presidente dell'inps Pasquale Tridico e il sindacalista Marco Bentivogli. 

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