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I sintomi della nuova variante Covid Jn.1 e perché è meglio fare il tampone

In ascesa un "sottolignaggio" di Pirola. Il quadro clinico può essere facilmente confuso con quello dell'influenza stagionale

Foto di repertorio

I contagi da Sars-Cov-2 sono in aumento. Al momento in Italia la variante Eris, discendente da Omicron, sembra essere ancora prevalente, ma a livello globale si sta diffondendo un nuovo ceppo, denominato Pirola e identificato con la sigla BA.2.86. In particolare sembrano essere in costante incremento i casi di una sottovariante di Pirola, classificata con la sigla JN.1 che è stata segnalata prima in Lussemburgo e poi in Gran Bretagna e Francia. I sintomi legati a Pirola sono simili a quelli dell'influenza stagionale: febbre che dura per qualche giorno (a volte anche oltre i 38°), mal di testa costante e raffreddore (spesso accompagnato da tosse e mal di gola).

Insomma, un quadro clinico che può essere facilmente confuso con quello di altri virus stagionali. Per questo l'unico modo per capire quale virus siamo entrati in contatto è quello di fare un test. È necessario "accertare l'infezione con tampone e rivolgersi quanto prima al medico curante", ha osservato Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, la società italiana di malattie infettive e tropicali. Oggi un test per il Covid costa pochi euro e può essere fatto tranquillamente a casa.

Chi preferisce andare in farmacia o rivolgersi al proprio medico di base però può farlo senza temere di dover restare in quarantena. Lo scorso agosto infatti il governo ha sospeso la misura dell'isolamento per chi risulta positivo al coronavirus, ma ovviamente è raccomandabile non frequentare altre persone e nel caso non si avessero alternative è buona norma indossare la mascherina. 

Chi muore oggi di Covid

Anche perché la pandemia sarà anche finita, ma i decessi causati dal virus sono tornati a crescere. Oltre 300 nell'ultima settimana. Quasi 900 in un mese. Colpa anche del flop della campagna vaccinale, specie tra chi ha più di 60 anni. Secondo Matteo Bassetti però i numeri vanno contestualizzati. E spiegati. "Di decessi realmente legati al Covid io personalmente ne ho visti molto pochi, e si tratta di pazienti che non avevano fatto alcuna dose di vaccino, avevano anche altre patologie importanti e soprattutto un'età significativa" ha detto l'infettivologo all'Adnkronos.  "Sto parlando di persone di 70-80 anni che magari avevano deciso di non vaccinarsi, sono arrivati in ospedale e hanno avuto delle complicanze. Questo è l'identikit del vero paziente Covid oggi in ospedale: età media 85 anni e ultima dose di vaccino nell'autunno 2021. Nessun richiamo nel 2022 e nel 2023".

"Guardiamo il dato dei ricoveri - ha detto ancora Bassetti - l'80% circa di chi viene ospedalizzato oggi con il Covid è ricoverato per altre ragioni e poi dal tampone in ospedale scopre di essere positivo. Non ha la polmonite, dunque, né altri gravi sintomi dell'infezione. Credo perciò che l'80% dei decessi che noi oggi vediamo non sia legato alla polmonite e al virus: sono persone che hanno anche il Covid, ma muoiono per altre ragioni. Quel 20-25% che muore ancora di Covid, fondamentalmente è costituito da persone che hanno più di 70-80 anni e fragili, che non hanno fatto nessuna dose di vaccino o come se non avessero fatto nessuna, se si sono sottoposti a vaccinazione nel 2021 senza fare i booster". Infine, ha sottolineato Bassetti, nei reparti e nelle terapie intensive tra i ricoverati per Covid "ci sono solo non vaccinati".


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