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Pantanata 18: no alla violenza su Almaviva

La partenza del corteo da piazza della Repubblica per la manifestazione di protesta dei dipendenti di Almaviva, Roma, 21 gennaio 2017. ANSA/ ANGELO CARCONI

Immaginate una donna che, da giovane, conosce un uomo: non è proprio amore, lui è un po' decisionista, ma con quest'uomo sta bene e si può anche concedere qualche sfizio in più. Dopo qualche anno, quest'uomo inizia a decidere sempre di più per lei e, soprattutto, inizia a chiederle di fare dei "giochini" insieme. Lei si tira indietro e allora lui minaccia di andare via. A quel punto, la donna è completamente soggiogata da lui e, in più, sono pure passati anni, si è un po' lasciata andare e cercare un nuovo amore sarebbe difficile.

E, allora, pur di non perdere quella relazione, accetta. Quando uno dei due non è particolarmente convinto, però, il passo dal "gioco sessuale" alla vessazione è davvero breve; così, in poco tempo, lei si è ritrovata a dover fronteggiare uno uomo che proponeva pratiche di fisting, di sadismo spinto e di soffocamento estremo.

E accettava. Sì, accettava; perché, ad ogni protesta erano botte, minacce di essere buttata in mezzo ad una strada. E così quella donna viveva in bilico tra l'umiliazione amorosa e la violenza fisica. Siamo tutti d'accordo sul fatto che questa donna va aiutata? Siamo d'accordo che, in questi casi, l'unica cosa da fare è dividere la coppia? E sul fatto che quella donna non è stata in grado di liberarsi da quel rapporto malato e che va sostenuta per ritrovare la perduta autonomia?

Ecco, adesso sostituite #lavoro al posto di #amore,  #almaviva al posto dell'uomo e ditemi cosa dovremmo fare per aiutarli.


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