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Cernobbio 2022, Innovazione: priorità sostegno imprese e transizione digitale

Si è chiusa la tre giorni di kermesse politica e istituzionale di Cernobbio 2022 promosso dal Forum Ambrosetti al quale hanno preso parte i principali leader politici italiani. Da Giorgia Meloni a Matteo Salvini, Da Antonio Tajani a Carlo Calenda fino a Giuseppe Conte e Enrico Letta. Tanti i temi oggetto del confronto: dal PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) al caro energia, dai sostegni alle imprese in crisi al confronto sulle questioni geopolitiche fino ai programmi economici per il rilancio dell’ecosistema paese.

A latere della conferenza, numerosi sono stati gli appelli dei diversi stakeholder e attori del mondo della classe dirigente e della società civile che, chiamati a commentare i contenuti emersi nel confronto, hanno portato all’attenzione punti cardini per la ripresa e lo sviluppo dell’Italia. Tra questi di particolare rilevanza l’appello dei giovani innovatori italiani dell’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori che, come punto di riferimento dell’innovazione digitale in Italia, ha evidenziato come sia necessario un maggiore impegno da parte del Governo e delle varie rappresentanze politiche sui sostegni alle future generazioni e all’attuazione della transizione ecologica e digitale dell’Italia quali punti cardine per il rilancio del Paese.

Occorre portare avanti pertanto le attività mirate alla valorizzazione delle infrastrutture digitali del Paese a sostegno dei territori e dei servizi per la cittadinanza, senza tralasciare gli incentivi e gli aiuti al comparto imprese, già pesantemente colpito dalle speculazioni e dalla congiuntura geopolitica che sta avendo serie ripercussioni sull’economia reale. Servono basi solide su cui costruire un futuro all’insegna dell’innovazione, della sostenibilità e delle giovani generazioni. Questo, in sintesi, il monito arrivato dalla società civile.

I dati infine evidenziano lo stato della situazione odierna in Italia e in Europa. A mostrare le future difficoltà dell’Europa in generale, e dell’Italia in particolare, è il dato della differenza tra prezzi alla produzione e prezzi al consumo. Mentre negli Stati Uniti il differenziale in luglio si aggirava intorno al 7% e in Gran Bretagna al 12% (quindi a livelli tutto sommato in linea con le medie storiche di periodi come gli anni Settanta), in Europa sta sfiorando la cifra record del 30%, con il nostro Paese addirittura al 37,5%. Come uscirne? Un differenziale così alto tra prezzi alla produzione e al consumo va giocoforza smaltito ed è possibile farlo solo in due modi: erodendo i profitti delle imprese o spalmando gli aumenti sui consumatori. Oppure una combinazione di entrambe le cose. Questo rende una recessione molto più probabile in Europa che negli Stati Uniti.


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