Cronaca

Caso Vannini, il discorso di Ciontoli in aula: "Chiedo perdono, sono l'unico responsabile"

L'ex maresciallo della marina rischia una condanna a 14 anni: "La realtà è stata spesso romanzata dai media, nessuno dovrebbe sostituirsi ai giudici"

Antonio Ciontoli, foto di repertorio

 "Chiedo perdono. Qualsiasi sia la condanna giudiziaria che riceverò io sono proiettato già oltre, conscio che quando si spegneranno i riflettori giuridici e non, rimarrà solo il dolore. Il dolore lacerante a cui ho condannato tutte le persone che amavano Marco. Resterà solo il rimorso e la consapevolezza di quanto bello Marco è stato, e di quanto ancora avrebbe potuto essere, ma per quel mio imperdonabile errore non lo sarà".

Sono le parole che ha usato questa mattina Antonio Ciontoli, rivolgendosi alla Corte che si è riunita ora in Camera di Consiglio per decidere la sentenza del processo d'appello bis per la morte di Marco Vannini. Ciontoli è accusato della morte di Marco Vannini, il 20enne ucciso da un colpo di pistola la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015 mentre si trovava a casa della sua fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano.

Le richieste della Procura

Il pg Vincenzo Saveriano lo scorso 16 settembre ha chiesto di condannare tutta la famiglia Ciontoli a 14 anni di reclusione per omicidio volontario; in subordine, l'accusa ha chiesto di ritenere i familiari di Antonio Ciontoli, che ferì a morte Vannini, responsabili di concorso anomalo in omicidio e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione, ribadendo la richiesta dei 14 anni di reclusione per il sottufficiale. 

Il discorso di Ciontoli in aula

In aula, davanti alla corte, Ciontoli ha ribadito di essere "l'unico responsabile per la morte di Marco". "Sulla mia pelle - ha aggiunto in lacrime - sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent'anni, bello come il sole e buono come il pane"

"Nessun ministro, nessun giornalista - ha detto ancora Ciontoli riferendosi alla corte -, nessuna persona comune, dovrebbe sentirsi in dovere di abbandonare l'imparzialità suscitando sentimenti di rabbia e di violenza e di vendetta. Nessuno dovrebbe pensare di potersi sostituire i giudici. Io quella sera un uomo migliore non lo sono stato. Chiedo perdono. La realtà è stata spesso romanzata dai media che l'hanno spesso riproposta con tanta insistenza. Mi appello alla parte buona di ogni uomo". 

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