Cronaca

È morto Ettore Mo, maestro di giornalismo e inviato di guerra

Il giornalista del Corriere della Sera aveva 91 anni. Dopo l'inizio nella redazione spettacoli, nel 1979 ha iniziato a firmare reportage di guerra, viaggiando in lungo e in largo, dall'Afghanistan a Cuba, diventando un eccezionale testimone di conflitti ultradecennali

Il giornalista Ettore Mo (Foto LaPresse)

Il giornalismo italiano piange la perdita di un altro pezzo importante: è morto a 91 anni Ettore Mo, storico giornalista e inviato di guerra del Corriere della Sera. Nato il 1° aprile del 1932 a Borgomanero, in provincia di Novara, durante la sua lunga carriera ha avuto modo di assistere in prima persona a eventi di politica estera rimasti nella storia, divenendo un incredibile testimone di conflitti andati avanti per decenni.

È morto il giornalista Ettore Mo

La scomparsa di Ettore Mo è stata confermata proprio dal Corriere della Sera, il giornale per cui aveva lavorato sin dal lontano 1962. Si era occupato per oltre 10 anni di musica e teatro. Poi dal 1979, iniziò la sua carriera da inviato che lo renderà una delle firme più importanti dei reportage di guerra. L'allora direttore del quotidiano di via Solferino, Franco Di Bella, lo spedì infatti dalla redazione spettacoli nel bel mezzo della rivoluzione khomeinista a Teheran. Da quel momento non si sarebbe più fermato. Dall'Afghanistan al Nicaragua, dalla Liberia al Messico, dalla Cambogia a Cuba divenne testimone eccezionale di guerre e conflitti ultradecennali.

La carriera: dagli spettacoli ai reportage di guerra

Le storie, gli incontri, le interviste di Mo, tutte realizzate sempre e solo recandosi in prima persona nei luoghi dove i fatti accadevano, e scritte con stile chiaro, asciutto, senza fronzoli, sono state un prezioso contributo alla conoscenza degli angoli più remoti del nostro pianeta. Spesso i suoi racconti sono stati poi pubblicate in volumi. Nel corso della sua lunga carriera aveva seguito in prima persona i principali eventi di politica estera e si era affermato come uno dei massimi conoscitori dell’Afghanistan.

Firma molto autorevole e considerato il decano degli inviati nei teatri di guerra, Mo aveva conosciuto e intervistato alcuni fra i grandi del Novecento, con interviste rimaste nella storia e non sempre legate soltanto al racconto degli scenari internazionali: da madre Teresa di Calcutta al direttore d'orchestra austriaco Herbert von Karajan, a Luciano Pavarotti. Nella sua lunga carriera, Mo aveva ottenuto numerosi riconoscimenti professionali, tra cui il Premio Saint Vincent (1982), il Premio Ilaria Alpi (1997) e l’Ordine al merito della Repubblica Italiana (2003). Aveva scritto regolarmente per il Corriere della Sera sino al 2011.

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