Cronaca

Francesco Barachetti: chi è l'elettricista indagato nell'inchiesta sui fondi della Lega

Ex consigliere del comune di Casnigo, 43 anni, è titolare di una società (Barachetti Service srl) che si occupa di impiantistica elettrica e idraulica. E "risulta essere controparte di numerose transazioni finanziarie con il partito della Lega Nord"

Un frame dell'inchiesta di Report sui fondi della Lega

L'imprenditore Francesco Barachetti, titolare della Barachetti Service s.r.l., è indagato nell'inchiesta sulla Lombardia Film Commission che ha portato ieri agli arresti domiciliari i tre commercialisti vicini alla Lega Arturo Maria Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni insieme a Fabio Barbarossa, cognato di Scillieri. 

Francesco Barachetti: chi è il quinto indagato nell'inchiesta sui fondi della Lega

Barachetti, ex consigliere del comune di Casnigo nel Bergamasco, 43 anni, è titolare di una società (Barachetti Service srl) che si occupa di impiantistica elettrica e idraulica, lattonerie, cartongessi e ristrutturazioni edili: ne possiede il 95 per cento, il resto è in capo alla moglie, la russa Tatiana Andreeva. È accusato di peculato e gli inquirenti lo definiscono "personaggio legato a Di Rubba e Manzoni", due dei commercialisti indagati, e "più in generale al mondo della Lega". Ieri, da quanto si è saputo, l'azienda dell'imprenditore è stata perquisita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano nell'indagine dell'aggiunto Fusco e del pm Civardi. La Barachetti avrebbe incassato circa 260mila euro nell'affare sull'immobile per attività di ristrutturazione. 

Il nome di Barachetti era già emerso un anno fa, quando, come ha raccontato Repubblica, la sua attività è finita in un report consegnato alle procure di Genova e Milano dagli investigatori antiriciclaggio della Banca d’Italia

“La società – si legge infatti nel report, citato in un’inchiesta dell’Espresso di qualche mese fa – risulta essere controparte di numerose transazioni finanziarie con il partito della Lega Nord e altri soggetti collegati, nonché con lo Studio Dea”. Dunque, dal 2015 al 2019 la Pontida Fin, la finanziaria della Lega, ha girato su uno dei conti di Barachetti nove bonifici per altrettante fatture per un totale di 539.000 euro.

Parte di questo denaro, incrocia la pista russa. In prossimità delle date di accredito, infatti, ci sono 48.800 euro che ritornano a Bergamo allo Studio Cld, mentr Barachetti acquista valuta russa per circa di 45.000 euro. Qualche settimana dopo l’equivalente di 3.1 milioni di rubli viene trasferito su un conto della Banca Sberbank di Mosca, di cui è beneficiaria la OOO Sozidanier Oblast di San Pietroburgo, società di ingegneria e architettura. Causale: “Acquisto proprietà”.

Sullo stesso conto appaiono successivamente tre bonifici per complessivi 300mila euro che, secondo gli investigatori della Uif, provengono da Lombardia Film Commission, ovvero proprio la fondazione partecipata dalla Regione Lombardia. Non solo: il 3 settembre del 2018 (tre giorni prima della sentenza del Tribunale del Riesame di Genova che conferma il sequestro dei famosi 49 milioni) la Lega Salvini Premier paga a Barachetti 311.000 euro. “A fronte di tale accredito – scrivono i tecnici di Bankitalia – non si rinvengono operazioni che consentano di identificare un utilizzo specifico, anche parziale, dei relativi fondi”. 

L'ordinanza sulla Lombardia Film Commission

Il gip di Milano Giulio Fanales nell'ordinanza scrive che "Gli elementi testé analizzati inducono il giudicante ad attribuire all'operazione immobiliare natura sostanzialmente appropriativa, concretizzando di fatto l'impossessamento, da parte dell'allora presidente Di Rubba e dei suoi soldali, del capitale giacente sul conto della fondazione, vincolato alla destinazione pubblicistica e versato alla società immobiliare Andromeda". "In altri termini -si sottolinea nell'ordinanza- le circostanze appena esposte assumono, ciascuna in via separata e tutte in modo convergente, una forte valenza indiziaria, nel senso di privare l'operazione immobiliare testé descritta di una reale giustificazione economica, manifestandosi viceversa quale schermo giuridico dietro al quale occultare l'unico intendimento perseguito, ossia la distrazione del fondo erogato dall'ente pubblico a favore dell'allora presidente Di Rubba e dei suoi complici".   

"Si ribadisce, pertanto, l'adeguatezza all'efficace contrasto del pericolo di reiterazione del reato della sola misura degli arresti domiciliari corredata del divieto di comunicare con i terzi estranei. La forma di cautela prescelta viene ritenuta, altresì, proporzionata alla gravità in concreto dei fatti addebitati e, di conseguenza, all'entità delle sanzioni presumibilmente da irrogare", dice il Gip. "In conclusione -si sottolinea nell'ordinanza- ricorrono tutti i presupposti di legge, per l'applicazione nei confronti di Scillieri, Di Rubba, Manzoni e Barbarossa, in ordine ai reati loro rispettivamente ascritti, in via provvisoria, della misura cautelare degli arresti domiciliari, corredata dal divieto di comunicare con persone diverse da coloro che coabitano con l'indagato o che lo assistono". 

"Il sodalizio, del quale si sono potute ben saggiare le potenzialità operative, si fonda innanzitutto su legami interpersonali (a base amicale, lavorativa e parentale in senso lato) particolarmente stretti e risalenti nel tempo, tali da cementificare il vincolo di solidarietà reciproca", si legge nel dispositivo. "Il gruppo beneficia, inoltre, degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni suoi componenti negli organigrammi di numerose società ed enti, fra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica".  Inoltre, si sottolinea nell'ordinanza, "gli indagati hanno dimostrato la rara abilità di portare a termine l'operazione illecita in modo occulto, ossia mantenendo la maggior parte dei membri del sodalizio in posizione 'riparata' ed esponendosi all'estero attraverso uno solo fra loro (Barbarossa Fabio)".

Lombardia Film Commission: i tre commercialisti della Lega arrestati


Si parla di