Cronaca

L'affare (di famiglia e di partito) della casa a Montecarlo: perché Gianfranco Fini rischia la condanna

Una tela di intrecci rischia di soffocare l'ex presidente della Camera, sotto processo per la compravendita di una casa lasciata in eredità ad Alleanza Nazionale e finita al cognato. Il caso però potrebbe avere delle ripercussioni anche sulle prossime elezioni europee

Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani - foto LaPresse

Rischia di essere macchiata da una condanna per riciclaggio la storia di Gianfranco Fini, uno dei personaggi simbolo del centrodestra italiano. L'ex presidente della Camera è sotto processo per la compravendita di una casa di Montecarlo lasciata in eredità ad Alleanza Nazionale e finita invece nella disponibilità del cognato Giancarlo Tulliani. Una storia di intrecci economici, di partito e familiari che nasce quasi 15 anni fa, ma che è tornata d'attualità perché sono state formalizzate le richieste di condanna e per le ammissioni fatte dalla compagna di Fini. 

Il 2010, la rottura tra Fini e Berlusconi e lo scandalo Montecarlo

Andiamo indietro con la memoria. Il caso scoppia nell'estate del 2010. C'è ancora il Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi è presidente del Consiglio e Gianfranco Fini presidente della Camera. Da poco è esploso un altro scandalo: quello della casa vista Colosseo dell'ex ministro Scajola, il famigerato acquisto "a sua insaputa" (Scajola allora si dimise, ma venne poi assolto, ndr). Sul piano politico Fini è artefice della rottura con Berlusconi. Ad aprile l'infuocata direzione nazionale del Pdl e il celebre "Che fai, mi cacci?" pronunciato da Fini in risposta proprio al Cavaliere che ha mal digerito alcune esternazioni dell'alleato.  

Al centro della vicenda giudiziaria c'è un appartamento di 45 metri quadrati al civico 14 di boulevard Princesse Charlotte, a Montecarlo. L'immobile viene donato (assieme ad altri beni) nel 2008 ad Alleanza Nazionale (di cui Fini è presidente) dalla contessa Annamaria Colleoni per via testamentaria. Viene venduto da An a un prezzo stracciato (300 mila euro) e diventa residenza di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini. La casa viene rivenduta nel 2015 a 1 milione 360mila euro, con una plusvalenza di oltre un milione. Oggetto delle indagini non è solo la plusvalenza, ma l'origine del denaro che ha dato il via a tutta l'operazione.

Per quanto riguarda la plusvalenza, al termine di una prima tranche d'inchiesta viene stabilito che Alleanza Nazionale poteva vendere l'appartamento a chi voleva e alla cifra che voleva, nonostante sia stata riconosciuta la vendita a un prezzo molto inferiore a quello di mercato. Secondo la Procura di Roma però la casa di Montecarlo sarebbe stata acquistata da Giancarlo Tulliani attraverso fondi illeciti (frutto di evasione fiscale milionaria) di società offshore riconducibili a Francesco Corallo, imprenditore che deve la sua fortuna a una concessione statale ottenuta nel 2004 per installare in Italia decine di migliaia di slot machine.

Secondo la procura Fini era a conoscenza dell'origine illecita del denaro e avrebbe consapevolmente deciso di vendere la casa di Montecarlo a Tulliani. Si parla di riciclaggio quindi perché somme evase al fisco sarebbero state poi utilizzate per altro. Coinvolti nella vicenda anche l'ex deputato Pdl, Amedeo Laboccetta, finito in carcere per alcuni giorni nel 2017 per associazione a delinquere e peculato con Corallo.

Fini sostiene di avere scoperto solo dopo la compravendita, nel 2010, che il proprietario di casa era il cognato. "Sono stato coinvolto in questo processo in seguito a decine di dichiarazioni false fatte da Labocetta per un astio politico, nei miei confronti, che era ben noto – dice Fini nel processo -. Il 2010 era l'anno del mio scontro con Silvio Berlusconi, il clima era diventato incandescente e agli occhi di molti ero un bersaglio da colpire".

Fini: "Accuse false, sono stato ingannato"

L'ex leader di An si dice vittima di un inganno ordito "da Giancarlo e dalla sorella Elisabetta che insistettero affinché mettessi in vendita l'immobile. Solo anni dopo ho saputo che il proprietario della casa era Tulliani e ho interrotto i rapporti con lui. Giancarlo mi disse che una società era interessata ad acquistarlo – aggiunge Fini nel corso del processo – ma non sapevo che della società facevano parte lui e la sorella: la sua slealtà e la volontà di ingannare e raggirare credo si sia dimostrata in tutta una serie di occasioni". Insomma, secondo la tesi di Fini, cognato e compagna avrebbero agito alle sue spalle.

I pm Barbara Sargenti e Maria Teresa Gerace non credono a questa versione. Da qui la richiesta di 8 amni per Fini, 9 anni per Elisabetta Tulliani, 10 anni per il fratello Giancarlo Tulliani e 5 per il loro padre Sergio. Si contesta il solo reato di riciclaggio dopo che a febbraio scorso è stata dichiarata prescritta l'accusa di associazione a delinquere (non contestata a Fini) essendo stata esclusa l'aggravante della transnazionalità. 

Lo scaricabarile della famiglia Tulliani

"Sento il dovere di confessare le mie responsabilità - le parole di Elisabetta Tulliani nell'ultima udienza -. Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello di comprare la di casa Montecarlo, non ho mai detto a Fini la provenienza del denaro che ero convinta fosse di mio fratello. Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita. Spero di avere dato con questa mia dichiarazione un elemento per arrivare alla verità". La donna quindi scarica il fratello tentando la difesa del padre delle sue figlie.

"Straparla. È tutto falso, sono tutte cose inventate", il secco commento al Corriere del padre Sergio. "A 81 anni – continua – non ho più paura di niente, sono cresciuto nell’Azione Cattolica, il mio maestro di vita è stato il cardinale Ugo Poletti e posso giurare davanti a Dio che è tutto falso, sono tutte cose inventate".

"Era scontato che la pubblica accusa chiedesse la condanna. Continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi", il commento di Fini. "Questa vicenda ha fortemente provato Gianfranco Fini, soprattutto sul piano umano, con estrema convinzione morale e onestà intellettuale chiediamo la sua assoluzione con formula piena", aggiunge l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, del collegio difensivo.

Fini e l'ipotesi del ritorno in politica

Gianfranco Fini oggi è un pensionato formalmente fuori dalla scena politica. Lui che vanta incarichi da ministro e vicepremier oltre a quello di presidente della Camera, non ha ruoli ufficiali. Si è eclissato dopo i disastrosi risultati elettorali nel 2013 di Futuro e libertà e la grana giudiziaria. È riapparso in tv nel 2022 come ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più su Rai3. Un ritorno per "benedire" l'allora nascente governo Meloni. In quel momento iniziano a circolare voci di una sua discesa in campo alle elezioni europee del 2024. In quest'ottica andrebbero viste le sue ospitate tv (dopo la Annunziata ne sono seguite altre)  e le parole positive verso l'enfant prodige della destra italiana. Fini, secondo un'ipotesi, potrebbe tornare ed essere punto di riferimento del governo Meloni a Bruxelles. Voci però smentite finora, sia dal fondatore di An sia dai fedelissimi di Meloni.

Nei giorni scorsi Fini si è rivisto in Transatlantico per partecipare a un convegno sul fisco a cui è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni. È tornato nei "suoi" luoghi, concedendosi un caffè alla buvette con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e scambiare qualche battuta con alcuni parlamentari. "Ero qui per il convegno e poi mi sono fermato a chiacchierare con tanti vecchi amici", le sue uniche parole prima di andare via.

Se erano più di quattro chiacchiere lo vedremo presto, prima però c'è la sentenza del processo per la casa a Montecarlo. Potrebbe arrivare già il 18 aprile ed è forse l'ostacolo maggiore al ritorno in campo di uno dei simboli della destra in Italia.


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