Cronaca

La mafia non è morta con Riina: tentacoli su calcio, sanità e appalti

Per la commissione Parlamentare antimafia la fase di transizione che si è formalmente aperta in Cosa Nostra subirà un'accelerazione a breve. La presidente Rosy Bindi lancia l'allerta: "Astensionismo primo regalo alle mafie". Ecco come crescono i clan

Le mafie non risparmiano nessuno settore: dal calcio, alla sanità, agli appalti, agli enti locali. La presidente della Commissione Parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha tracciato un bilancio contenuto nella Relazione finale della Commisisone al Senato ponendo un campanello dall'allarme sullo sdoganamento dell'uso della violenza che sta avvenendo in campagna elettorale: "La mafia può permettersi di non sparare perché anche la società parla un linguaggio violento".

Bindi: "Astensionismo primo regalo alle mafie"

La presidente della Commissione Parlamentare antimafia, Rosy Bindi registrando l'assenza dei segretari di partito alla presentazione della relazione annuale, ha richiamato la politica a parlare più di lotta alla mafia nella campagna elettorale: "Non solo i mafiosi sono scomunicati dal Vangelo ma anche dalla Carta costituzionale, per questo la politica autentica non può non porre al primo posto la lotta alle mafie".

"L'astensionismo è primo regalo alle mafie e se la politica non trova strade buone per consenso buono finirà per aprire strade al consenso cattivo".

Ricordando come ad oggi siano rinchiusi in carcere in regime speciale di 41 bis circa 640 detenuti, Bindy parla del carcere duro come "un insostituibile perno della legislazione antimafia". 

Minniti: rischio concreto di condizionamenti mafiosi del voto

Il ministro dell'Interno, Marco Minniti ha rilevato come le mafie possano condizionare il voto libero nel nostro Paese: "E' un rischio concreto ed è per questo che di questi tempi non ci può essere un silenzio in campagna elettore".

Cosa Nostra è rafforzata dalla morte di Totò Riina

"Cosa Nostra è vitale in ciascuna provincia siciliana - si legge nella relazione antimafia - l'organizzazione ha mantenuto il controllo del territorio, gode ancora di ampio consenso, ed esercita tuttora largamente la sua capacità di intimidazione alla quale ancora corrisponde, di converso, il silenzio delle vittime". 

In questo quadro la morte di Totò Riina ha costituito paradossalmente un elemento di forza per Cosa nostra libera ora di ridarsi un organismo decisionale centrale, e quindi una strategia comune, finora ostacolata dall'esistenza di un capo che, in carcere a vita al 41-bis, né poteva comandare né poteva essere sostituito.

Per la commissione antimafia la fase di transizione che si è formalmente aperta subirà un'accelerazione a breve.

Sul fronte delle altre grandi organizazioni criminali la Relazione evidenzia come la 'ndrangheta sia stata "a lungo sottovalutata e considerata a torto una mafia subalterna e arretrata".

La 'ndrangheta leader mondiale del narcotraffico

La 'ndrangheta oggi è l'organizzazione criminale più ricca, agguerrita e potente. Profondamente radicata in Calabria, su cui esercita un asfissiante controllo del territorio e delle attività economiche e della pubblica amministrazione, la 'ndrangheta si è insediata in tutte le regioni del paese, anche se con gradi di penetrazione differenti, e mostra anche un marcato profilo transnazionale.

Leader mondiale nel traffico di stupefacenti, la 'ndrangheta ha rapporti privilegiati, se non addirittura esclusivi, con i principali cartelli di narcotrafficanti del Centro e Sud America, ed è l'organizzazione che meglio ha saputo sfruttare le opportunità della globalizzazione.

La relazione si sofferma sulla struttura unitaria dell'organizzazione riconosciuta dalla Cassazione solo in tempi recenti con la sentenza definitiva sul processo Crimine-Infinito; sulle modalità di colonizzazione dell`Italia settentrionale; sulle capacità di condizionare l`economia legale, grazie non solo al ricorso alla violenza e all'intimidazione, ma soprattutto alla convergenza di interessi con imprenditori senza scrupoli e alla rete di complicità con il mondo delle professioni e della politica locale.

"E' una 'ndrangheta affaristica, dinamica, duttile, flessibile, profondamente infiltrata anche nel vitale tessuto delle realtà più ricche e dinamiche del paese".

Camorra, rischi da ascesa di bande giovanili

L'intensa attività repressiva degli ultimi anni, che ha visto il declino di clan storici campani come quello dei casalesi, accentuando la frammentazione e atomizzazione della camorra senza tuttavia intaccarne l'aggressività.

Secondo la relazione antimafia la Camorra presenta una realtà criminale difficile da inquadrare in una definizione unitaria, e mai come oggi appare forte e dinamica, con un esteso controllo del territorio della regione Campania dove ha uno stretto rapporto con la politica e le istituzioni. Inoltre riveste un ruolo di primo piano nel mercato mondiale degli stupefacenti e nelle reti di distribuzione.

La relazione analizza il fenomeno emergente delle bande giovanili ormai sempre più diffuse e pericolosamente attive, soprattutto a Napoli, nella ricerca di un'ascesa criminale dentro i clan più strutturati.

Puglia, l'evoluzione dalla mafia barese e foggiana

La relazione antimafia descrive ampiamente l'evoluzione delle mafie pugliesi: se nella regione restano elementi della sacra corona unita, la mafia barese, con i sua spiccata somiglianza con la camorra napoletana, e soprattutto le violente mafie foggiane e garganiche, rappresento per la loro ferocia l'elemento di maggiore pericolosità, oltre che metafora della lunga sottovalutazione che ha consentito loro di crescere.

Roma, l'altra forma delle nuove mafie

Pensare che le mafie siano ancora solamente quelle nate e cresciute nel mezzogiorno d`Italia, impedisce di comprendere l'evoluzione dei sistemi criminali, anche di quelli tradizionali, la loro adattabilità e il mimetismo con cui sanno stare nel nostro tempo. La relazione sottolinea, a partire dalle vicende di Mafia capitale, l`importanza di riconoscere anche le forme `originali` di nuove mafie che - pur non mostrando le stesse forme di manifestazione e le caratteristiche organizzative della `ndrangheta, di cosa nostra, della camorra, e delle mafie pugliesi - esprimono ugualmente la capacità di intimidazione e assoggettamento di spazi economici, di ambiti sociali, di infiltrazione nella pubblica amministrazione; esse possono perciò rientrare a pieno titolo nelle fattispecie previste dall'art.416-bis.

Mafie, non solo italiane: il paese meta di ogni organizzazione criminale

Nigeriani, albanesi, maghrebini, serbi, kosovari, montenegrini, bulgari, romeni, cinesi, russi, georgiani, più le bande latinoamericane, e altri gruppi ancora, si sono inseriti in crescendo negli interstizi criminali della società italiana, esordendo a volte con lo svolgimento di attività minute e di piccolo, anche se diffuso, cabotaggio, per conquistare poi posizioni di rilievo e per nulla gregarie nella divisione del lavoro criminale.

Contaminazione mafiosa del mondo dello sport

Le mafie allungano le mani sulla Sanità

Mafia e calcio: "Preoccupante contaminazione"

La Relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi, sottolinea "preoccupanti forme di contaminazione mafiosa del mondo dello sport" e "in particolare del calcio italiano emerse dall'inchiesta parlamentare e che non possono essere sottovalutate".

Diversi sono i canali in cui si realizza la contaminazione del sistema calcistico da parte delle organizzazioni criminali.
Il primo è rappresentato dalle tifoserie ultras, un mondo in cui è frequente l`osmosi tra la criminalità organizzata, la criminalità comune e le frange violente del tifo organizzato, nelle quali si annida anche il germe dell`estremismo politico.

La strategia adoperata per affrontare il fenomeno della violenza ultras tradizionalmente incentrata sulla fase del 'controllo' e del 'contenimento' ha indubbiamente prodotto efficaci risultati nel mantenimento dell`ordine pubblico, ma non ha impedito ai gruppi ultras di mantenere e rafforzare il proprio potere all`interno di alcuni settori degli stadi.
Non sempre l`attività illecita o violenta dei gruppi ultras riceve la necessaria attenzione della polizia giudiziaria e della magistratura e questa tendenza a sottovalutare il fenomeno è diffusa anche nell`opinione pubblica.

La forza di intimidazione delle tifoserie ultras all`interno del 'territorio-stadio' è spesso esercitata con modalità che riproducono il metodo mafioso. Inoltre, la condizione di apparente extra-territorialità delle curve ha consentito ai gruppi di acquisire e rafforzare il proprio potere nei confronti delle società sportive e dei loro dipendenti o tesserati. La situazione è ulteriormente aggravata, dal punto di vista delle società, dalla base sociale delle stesse tifoserie, formate, secondo le stime delle forze di polizia, da una quota non indifferente di pregiudicati, in alcuni casi vicini al 30 per cento del totale.

A Torino la `ndrangheta si è inserita come intermediaria e garante nell`ambito del fenomeno del bagarinaggio gestito dagli ultras della Juventus, arrivando a controllare i gruppi ultras che avevano come riferimento diretto diverse locali di `ndrangheta; in alcuni casi i capi ultras sono persone organicamente appartenenti ad associazioni mafiose o a esse collegate, come ad esempio a Catania o a Napoli; in altri casi ancora, come quello del Genoa o della Lazio, sebbene non appaia ancora saldata la componente criminalità organizzata con quella della criminalità comune, le modalità organizzative e operative degli ultras vengono spesso mutuate da quelle delle associazioni di tipo mafioso.

I comportamenti violenti e antisportivi vengono utilizzati come armi di pressione e di ricatto nei confronti dei club. Facendo leva sulla responsabilità oggettiva delle società gli ultras di fatto scambiano la garanzia di partite di calcio tranquille con notevoli vantaggi economici (dai biglietti omaggio al merchandising ai contributi per le trasferte). La Relazione sottolinea quindi l`opportunità di mitigare, se non superare questo principio della giustizia sportiva in modo da recidere alla base eventuali connivenze tra le società e gli ultras.

Un ulteriore canale di infiltrazione mafiosa non meno preoccupante, riguarda la proprietà delle società di calcio, che possono diventare un canale di riciclaggio di capitali di provenienza illecita, si veda il recentissimo caso del Foggia calcio, oltre che fonte di ulteriore arricchimento per le attività economiche e finanziarie connesse. Ma investire in una squadra di calcio consente alle organizzazioni mafiose di acquisire anche consenso sociale e prestigio che aprono le porte a importanti relazioni anche con le istituzionali locali.

La Relazione sottolinea l`assoluta necessità di irrobustire l`attività di prevenzione e di controllo e di trovare gli opportuni strumenti, normativi e organizzativo-amministrativi, per rendere tutti i soggetti del mondo del calcio consapevoli del rischio di infiltrazione mafiosa e attrezzati a fronteggiarlo insieme alle istituzioni.

Le proposte di intervento normativo, già avanzate nella relazione tematica, sono riproposte nella relazione finale e vanno dal rafforzamento del DASPO, con la creazione di un DASPO "interno" per le società all`introduzione del reato di bagarinaggio fino all`inasprimento delle sanzioni della giustizia sportiva.

Sul piano più generale della governance e dei controlli nell`ambito dello sport, la Commissione auspica un ruolo del CONI più incisivo sul rispetto delle norme sulla trasparenza delle proprietà delle società e della normativa antimafia; il rafforzamento degli organismi di vigilanza e degli organi inquirenti previsti dall`ordinamento sportivo (procura federale, procura antidoping, COVISOC, COVISOD); il reinserimento della disposizione sul controllo preventivo dei capitali esteri (c.d.
"emendamento Bindi"); la tracciabilità dei flussi finanziari con riguardo alla costituzione delle società di calcio, alla cessione delle quote, alle transazioni per l`acquisto dei calciatori estendendo i presidi antiriciclaggio anche alle società di calcio.

Infine, la commissione sottolinea l`urgenza di regolare in maniera più stringente il sistema delle scommesse legali prevedendo in particolare un divieto assoluto per le partite dei campionati dilettantistici, particolarmente vulnerabili e più esposti al fenomeno del match fixing, senza escludere un allineamento della tassazione delle scommesse ai livelli delle altre operazioni commerciali.

Le mafie allungano le mani sulla Sanità

Le mafie allungano le mani sulla Sanità

La sanità è uno dei settori più importanti della pubblica amministrazione, muove risorse pubbliche e private significative, coinvolge una vasta platea di professionisti e operatori della salute, di aziende che producono farmaci e presidi di varia natura. Queste caratteristiche che rendono la sanità particolarmente attrattiva anche per la criminalità mafiosa e la relazione conclusiva illustra ampiamente i rischi di condizionamento al sistema della salute che ormai non riguarda più solamente le regioni meridionali, dove finora si sono registrati i sette casi di infiltrazione mafiosa di aziende sanitarie e ospedaliere, verificatisi in Calabria e Campania.

Anche il tessuto sanitario lombardo è risultato fortemente permeabile agli interessi della `ndrangheta. Le cosche sono riuscite a inserirsi all`interno di diversi segmenti del sistema sanitario: dagli appalti di fornitura alla direzione di importanti Asl, fino all`ingresso nella distribuzione dei farmaci con l`acquisto e la gestione di farmacie.

L`aggressione mafiosa al sistema di welfare è dettata da molteplici interessi che vanno dalla possibilità di riciclare e reinvestire capitali illeciti all`inserimento di persone affidabili tra il personale di ospedali e Asl, luoghi ideali anche per svolgere incontri riservati, fino al ricorso a medici e professionisti compiacenti per ottenere perizie o certificati sanitari falsi. Ma il mondo sanitario è soprattutto una fonte di legittimazione sociale e di potere, un bacino ideale per consolidare il consenso.

L'illegalità mafiosa è un fattore che mina la sostenibilità del sistema, ha un costo elevato sui livelli di tutela e intacca profondamente l`idea stessa del diritto alla salute. Le mafie - si sottolinea nella Relazione - non hanno alcun interesse al buon funzionamento del sistema, al contrario prosperano laddove si manifestano inefficienza e opacità delle procedure, dove prevale il disordine amministrativo e l`assenza di controlli, dove l`autonomia dei livelli politici e gestionali si traduce in discrezionalità, dove il merito lascia il posto al clientelismo. Il sistema sanitario non sempre ha saputo mettere in atto azioni di prevenzione e gestione dei rischi, e la commissione indica i punti di debolezza e i varchi che facilitano l`ingresso agli interessi criminali: l`impoverimento delle professionalità negli apparati amministrativi; la crescente privatizzazione di servizi e l`esternalizzazione del personale; la frammentazione dei modelli organizzativi, frutto di un regionalismo non governato, che ha prodotto un`eccessiva varietà nelle legislazioni regionali.

La relazione avanza alcune proposte per rafforzare i principi di legalità: verifiche più stringenti del rispetto della normativeantimafia negli appalti e subappalti; maggiore trasparenza e controllo nei contratti di acquisto per beni e servizi; possibilità di revocare l`accreditamento nei casi di strutture coinvolte in vicende di malaffare.


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