Cronaca

"Giustizia per Marco Vannini", migliaia di firme. E Ciontoli non sarà reintegrato in Marina

Tantissime le firme raccolte su Change.org per la petizione in cui si chiede che il caso di Marco Vannini venga riesaminato. Il ministro della Difesa Trenta alla famiglia del ragazzo: "Comprendo il vostro dolore, comprendo la vostra rabbia, ma sappiate che non siete soli"

Marco Vannini

Aumentano di minuto in minuto le firme raccolte su Change.org per la petizione in cui si chiede "in nome del popolo italiano e di tutte le mamme italiane che il caso di Marco Vannini venga riesaminato e ai colpevoli data la giusta punizione". Nel momento in cui scriviamo, le firme sono più di 180mila. Il web ha reagito subito alla sentenza dei giudici della Corte d'Assise d'Appello che hanno ridotto la pena di Antonio Ciontoli a 5 anni (rispetto ai 14 decisi in primo grado), riqualificando il reato in omicidio colposo e non volontario.

La petizione "Giustizia per Marco Vannini" su Change.org

La petizione (qui il link) è indirizzata alla Procura della Repubblica di Civitavecchia e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafade che, in un video su Facebook, dopo aver ricordato di non poter "entrare nelle decisioni dei magistrati", ha detto di essere "indignato che un magistrato interrompa la lettura del dispositivo della sentenza per dire 'se volete andare a fare un giro a Perugia ditelo'". "Ho già attivato gli uffici perché vengano fatte tutte le verifiche e gli accertamenti necessari", ha aggiunto. Alla lettura della sentenza in aula è esplosa la protesta dei familiari di Vannini e degli amici presenti che hanno urlato "è una vergogna, venduti, è uno schifo, strappiamo il certificato elettorale". "Non ho neanche finito di leggere il dispositivo - ha detto il giudice - questa è interruzione di pubblico servizio ai sensi dell'articolo 40 del codice penale. Se volete farvi una passeggiata a Perugia, ditelo". "Ho guardato il video del momento in cui viene letto il dispositivo della sentenza, un magistrato ha tutti gli strumenti idonei a far mantenere l'ordine in un'aula giudiziaria", ha sottolineato Bonafede.

Omicidio Vannini, dal colpo di pistola alla sentenza d'appello: cosa è successo 

Sul caso è intervenuta anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. "Non posso entrare nei meriti della sentenza giudiziaria, poiché esula dalle mie competenze e prerogative – ha scritto in un post su Facebook – ma una cosa la posso fare: il mio impegno, il mio massimo impegno, fin quando sarò io a guidare il ministero della Difesa, affinché al signor Ciontoli non sia concesso il reintegro in Forza Armata". "Ho già in questo senso dato disposizioni alle competenti articolazioni della Difesa”, aggiunge Trenta. "Colgo l’occasione per esprimere anche tutta la mia vicinanza ai cari e alla famiglia di Marco, in questo difficilissimo momento – ha concluso la ministra – Comprendo il vostro dolore, comprendo la vostra rabbia, ma sappiate che non siete soli".

Marco Vannini, 20 anni, è morto alle 3,10 del 18 maggio 2015 a casa dei Ciontoli, a Ladispoli (Roma), a causa di un colpo d’arma da fuoco partito, secondo la ricostruzione, accidentalmente. Per ore tuttavia – per la Procura – i familiari di Ciontoli non chiamarono i soccorsi. In primo grado il solo Ciontoli, sottufficiale della Marina militare e padre della fidanzata di Vannini, era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario, mentre la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico furono condannati a 3 anni perché la Corte d’assise derubricò l’accusa a omicidio colposo. Fu assolta, infine, Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli. Il procuratore generale della Corte d’appello di Roma Vincenzo Saveriano al termine della requisitoria del processo di secondo grado aveva chiesto la condanna per tutta la famiglia perché "il ritardo dei soccorsi dopo lo sparo fu concertato".


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