Cronaca

Medici e operatori nel mirino dei violenti: ci sono dieci aggressioni ogni giorno

Oltre 1.200 denunce all’Inail, la denuncia del sindacato Annao Assomed. Tra i profili più colpiti i medici di pronto soccorso e guardia medica

Foto di repertorio (ANSA)

Crescono le aggressioni fisiche e verbali nei confronti degli operatori sanitari. Dati allarmanti soprattutto al Sud e nei pronto soccorso. "Sono oltre 1.200 le denunce 'ufficiali' all'Inail ogni anno per aggressioni fisiche e verbali ai danni di operatori sanitari; sono circa 10 i casi al giorno a livello nazionale e il Sud è il più interessato dal fenomeno con il 72% degli episodi. Tra i profili più colpiti i medici di pronto soccorso e guardia medica (80,2%), psichiatria (34,12%) e Ser.T (20,26%). Il 70% delle violenze è diretta alle donne".

A ricordare la preoccupante fotografia è l'Annao Assomed Campania (i dati sono stati forniti dall'Inail).  L'Anaao vigila da tempo sul fenomeno su tutto il territorio nazionale e ancora di più in Campania "dove, anni di commissariamento e mancata programmazione, hanno ridotto sensibilmente la fiducia dell'utenza verso il sistema sanitario pubblico", sottolinea il sindacato. .

Medici e operatori nel mirino dei violenti, i motivi delle aggressioni

Già lo scorso giugno il sindacato aveva lanciato l'allarme segnalando "un'escalation progressiva degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari: dal recente tentativo di strangolamento di un medico di pronto soccorso, fino a stupri e vere e proprie spedizioni punitive da parte di gruppi organizzati contro i medici". 

Stando al report reso noto dall'Anaoo a giugno le cause delle aggressioni sono da riferire soprattutto a: fattori socio-culturali per il 37,2%, definanziamento del Servizio sanitario nazionale per il 23,4%, carenze organizzative per il 20%, carenze di comunicazione per l'8,5%. Sorprendenti infine le risposte all'ultimo quesito, relativo al ruolo del sindacato come tutore della sicurezza degli operatori: il 56,4% non sa se il problema viene trattato ai tavoli sindacali, mentre il 30,8% è convinto che non venga mai discusso.


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