Cronaca

Welcome to Italy, paese del "razzismo quotidiano"

Sulla casa, sul lavoro e scuola, in particolare quando i tratti esteriori rendono evidente l'origine straniera o quando si professano religioni diverse. Così afferma il rapporto dell'Unar, l'ufficio contro le discriminazioni razziali

In Italia i migranti devono fare i conti anche con la discriminazione. E in tanti ambiti: casa, lavoro, scuola, sanità. E' quanto emerge dal rapporto Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) a cura del Centro studi e ricerche IDOS (Immigrazione dossier statistico).

Le discriminazioni riguardano la libertà religiosa, ma esiste anche una sorta di 'razzismo quotidiano'. Secondo l'ENAR (European Network Against Racism), oltre alle discriminazioni dirette, si deve parlare anche di un razzismo quotidiano diffuso e crescente che consiste in atteggiamenti, comportamenti, modi di relazionarsi umilianti e inferiorizzanti.

La discriminazione riguarda anche l'accesso ai servizi pubblici: i migranti sono statisticamente sottoposti maggiormente al controllo dei documenti, alle perquisizioni e alle verifiche amministrative. In altri casi si parla di 'razzismo utilitarista', quello che porta ad accettare il cittadino straniero solo nella misura in cui 'è utile' e non avanza ulteriori esigenze.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro in testa c'è il sottoinquadramento, ovvero la possibilità di di inquadrare l'apprendista fino a due livelli inferiori rispetto a quello corrispondente alla propria qualifica: lo subiscono il il 41,2% degli occupati stranieri. Poi la diffusione del lavoro sommerso, l'acuirsi del lavoro sfruttato e 'paraschiavistico' nonostante un elevato tasso di sindacalizzazione. Oltre un milione di migranti sono iscritti ai sindacati confederali, l'8,1% di tutti gli iscritti.

Nell'elenco delle discriminazioni anche l'offerta prevalente di lavori a carattere temporaneo, il ridotto inserimento in posti qualificati, l'elevata incidenza degli infortuni (15,9% del totale), la cui riduzione in valori assoluti sembra dovuta purtroppo più al calo delle ore lavorate conseguente alla crisi che a una maggiore cultura della prevenzione. Poi ci sono gli 'infortuni invisibili', ovvero non denunciati: 164 mila in tutto, secondo stime Inail.

Anche il mondo dell'educazione discrimina. La scuola italiana risulta 'negativamente caratterizzata' da carenza di risorse economiche e professionali che genera requisiti burocratici escludenti. Un esempio? La richiesta del codice fiscale anche per l'iscrizione sfavorisce i migranti irregolari. Si registra anche una carenza di interventi a sostegno per l’apprendimento della lingua italiana e orientamenti 'selettivi' ed esiti insoddisfacenti nell’ammissione agli esami di scuola media e dispersione per gli studenti che non sono nati in Italia.

Razzismi anche nel campo della sanità. Solo 6, tra le Regioni e le Province autonome, hanno formalmente ratificato l'accordo della Conferenza permanente per i rapporti con lo Stato, per superare le disuguaglianze di accesso dei migranti ai servizi sanitari. Lentezze e indecisioni anche per l'iscrizione al servizio sanitario nazionale dei minori figli di coloro che non hanno il permesso di soggiorno. Problematica è la condizione dei minori comunitari in condizioni di fragilità sociale, che secondo il parere della Società italiana di medicina delle migrazioni, non possono essere trattati in maniera peggiorativa.

Infine c'è l'ambito giuridico-istituzionale: effetti discriminatori di alcuni provvedimenti sono riconducibili all'azione delle istituzioni pubbliche. Ma non è una novità visto che la stessa Corte costituzionale si è pronunciata su diverse fattispecie di esclusione dei cittadini stranieri, in particolare rispetto ai servizi di welfare, come il contributo per chi vive in case in affitto o le prestazioni sanitarie e in caso di disabilità. Ma in generale dal rapporto emerge la pesantezza della burocrazia, essa stessa inquadrabile come una forma di discriminazione.


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