Cronaca

Omicidio Yara, queste le indagini per incastrare Bossetti

Gli inquirenti sono certi: "Bossetti ha agito da solo". Sotto la lente di ingrandimento dieci cellurali, il furgone e gli indumenti "di colore rosso". La moglie: "Mio marito non è un assassino, gli credo"

Telefoni, automezzi e coperte. Gli inquirenti stanno lavorando per trovare nuove prove a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in carcere a Bergamo con l'accusa di aver barbaramente ucciso Yara Gambirasio. La casa del 44enne è stata posta sotto sequestro fin dalle prime ore dopo il suo arresto, mentre in questi giorni si susseguono i sopralluoghi delle forze dell'ordine alla ricerca di elementi utili alle indagini. Sono soprattutto tre gli elementi posti sotto la lente d'ingrandimento.

I TELEFONI - Il primo è quello degli apparecchi informatici e dei telefoni cellulari in possesso di Bossetti. Sono ben 10 i cellulari ritrovati all'interno dell'abitazione (alcuni vecchi e non utilizzati da anni), ora al vaglio degli investigatori che sono alla ricerca di tracce utili nella ricostruzione del passato di Massimo Bossetti.

IL FURGONE - Nei prossimi giorni inizieranno invece le analisi scientifiche sulla Volvo grigia e sul furgone da lavoro del carpentiere di Mapello, nella speranza - dopo quasi quattro anni - di trovare qualche elemento che possa essere riconducibile al delitto della tredicenne di Brembate Sopra.

LA COPERTA ROSSA - Ma c'è un altro particolare che gli inquirenti non hanno tralasciato: sono stati portati via da casa Bossetti tutti gli indumenti e gli accessori di colore rosso, compreso il copridivano sul quale l'uomo viene ritratto con in braccio i suoi cani nella foto del suo profilo Facebook. Sul corpo di Yara, infatti, la polizia scientifica aveva rilevato tracce di tessuto rosso. Oltre ad alcuni frammenti di peli di animali, probabilmente cani e gatti, come quelli che ci sono a casa Bossetti.

NESSUN COMPLICE - Gli stessi inquirenti hanno invece smentito l'ipotesi formulata da alcuni media sulle ricerche di un possibile complice che ha aiutato Bossetti nel delitto di Yara Gambirasio.

IL COLLOQUIO CON LA MOGLIE - "Come stanno i ragazzi? Hanno chiesto di me?". Sono state queste le prime domande che Massimo Giuseppe Bossetti ha rivolto alla moglie nel corso dell'incontro avvenuto giovedì mattina nel carcere di Bergamo. Dopo dieci giorni di reclusione, in isolamento, ieri il presunto assassino di Yara Gambirasio ha potuto rivedere la coniuge, Marita Comi. Un colloquio richiesto dalla donna, che ha ottenuto il via libera dal pubblico ministero. La consorte di Bossetti è arrivata in via Gleno intorno alle 10.30, a bordo di un mezzo della polizia penitenziara con i vetri oscurati per sfuggire all'assalto dei numerosi giornalisti assiepati all'esterno del penitenziario.

NESSUNA CONTRADDIZIONE - La donna ha incontrato il marito in una delle sale di ricevimento della struttura. Un colloquio intenso, durato circa un paio d'ore, durante il quale i due coniugi hanno parlato soprattutto di argomenti legati alla famiglia e dei tre figli. Un particolare molto caro ai Bossetti, che nei giorni scorsi avevano fatto diffondere per mezzo dei loro avvocati un comunicato con l'intento di preservare la privacy attorno all'ambiente familiare. Un colloquio autorizzato dal pubblico ministero, anche nella speranza che Bossetti o la moglie potessero avere qualche segnale di cedimento o di contraddizione. Che pare non esserci stato.

"MIO MARITO E' INNOCENTE" - La donna, interrogata diverse volte nei giorni nella caserma di Ponte San Pietro, ha ripetuto più volte: "Gli credo, mio marito non è un assassino. Non è un pedofilo". Quando però gli inquirenti le hanno chiesto dove si trovasse il marito la sera del 26 novembre 2010, ha risposto "non ricordo", e "può essere", avvalendosi della facoltà di non rispondere, sottolineando anche che non ricordare "non significa niente", ovvero che la sua amnesia circa quella giornata è assolutamente normale dopo quasi quattro anni.

IL MISTERO DELLA CENA - Con il passare delle ore, però, qualcosa di certo è iniziato a emergere. Come l'orario della cena: "Quella sera cenai con mio marito alle nove di sera", ha dichiarato la donna. Un elemento nuovo che si aggiunge al tassello intricato di questa vicenda, sul quale gli investigatori stanno lavorando per verificare se effettivamente corrisponde ai fatti.


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