Cronaca

Turisti sciacalli a Rigopiano e il dolore di chi ha perso tutto: "Venite invece a portare un fiore"

A Pasquetta decine di persone, anziani, famiglie con bambini sono andati "in gita" tra le macerie del resort di Farindola. Il dolore dei parenti delle vittime: "E' come se lo facessero in un cimitero"

Una foto diffusa dal Comitato Vittime di Rigopiano che mostra le macerie del resort invase dai turisti

E' successo all'isola del Giglio, con la Costa Concordia. Ad Amatrice. A L'Aquila. Il turismo dell'orrore non risparmia neppure Rigopiano. Le macerie del resort di Farindola distrutto da una valanga sono state ancora una volta meta di gite fuori porta.

Il giorno di Pasquetta, Marcello Martella, il padre di una delle 29 vittime del disastro, si è trovato davanti famiglie intere, anziani, bambini, intenti a gironzolare tra i resti dell'hotel, entrando e uscendo da quella che una volta era la spa della struttura. Uno spettacolo indegno, a cui fortunamente hanno messo fine i carabinieri, che sono riusciti a identificare una ventina di persone, per i quali è scattata una denuncia. Si tratta infatti di un'area sottoposta a sequestro. Anche se la vecchia recinzione fatta con le reti da cantiere ormai ha ceduto, ci sono ancora i paletti e soprattutto i cartelli che vietano l'accesso al sito. Troppo poco, evidentemente, per fermare chi non ha rispetto nemmeno dei morti e ritiene di avere il diritto di fare quello che vuole.

La rabbia dei famigliari delle vittime di Rigopiano

"Da tempo avevamo esposto il problema, l'area non era recintata correttamente, serve più controllo da parte delle forze dell'ordine", dice a Today.it Gianluca Tanda, presidente del Comitato Vittime di Rigopiano. "Noi stessi non ci siamo mai permessi di andare lì, di aggirarci tra le macerie, dove ci sono ancora non solo delle prove importanti ma anche gli effetti personali dei nostri cari". La zona è "presidiata" dai membri del Comitato. Lunedì c'era appunto Martella, che ha affrontato i turisti "sciacalli". C'è stato chi, dopo aver appreso di avere davanti il padre di una delle vittime (la 24enne Cecilia, estetista di Atri che lavorava nel centro estetico del resort) si è scusato. Qualcun altro invece ha continuato imperterrito il proprio giro, con insensibilità e tracotanza

Rigopiano un anno dopo, tra ricordo e sete di giustizia: "Stato assente, vogliamo i colpevoli" 

"Se è vero che avete pianto per quelle vittime durante quei giorni terribili, come potete ora andare lì a fare una gita? Con i panini in mano, a giocare a pallone, a correre e scherzare, sul luogo dove sono morte 29 persone? E' come se lo facessero in un cimitero", si chiede Gianluca Tanda, che a Rigopiano ha perso il fratello Marco, morto insieme alla fidanzata Jessica Tinari. 

(Turisti in gita tra le macerie di Rigopiano: il video del Comitato)

Un appello per il rispetto e la comprensione

Rigopiano deve essere protetto, dice Tanda, ma la gente deve poterci andare non a fare scampagnate, ma a portare rispetto. "Lo abbiamo sempre detto. Andate lì e portate un fiore, spiegate ai vostri figli cosa è successo, l'importanza dell'impegno per il proprio territorio. C'erano anche tanti bambini, che un giorno saranno degli adulti, magari anche rappresentanti delle istituzioni: che messaggio hanno ricevuto andando lì?". Ora sono iniziati i lavori per una nuova recinzione, ma la sofferenza rimane. 

"Vederli lì sulle macerie fa male", dice Tanda. "Non è un parco giochi, è un luogo di dolore. Ora basta. Servono pene esemplari per fermare una volta per tutte questo turismo macabro". 


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