Cronaca

Bus dirottato e bruciato, la telefonata al 112 del bambino: "Non possiamo morire". L'audio

"Signore, ci stanno rapendo in un pullman. Ci minacciano con il coltello - dice il bimbo all'operatore del 112, che cerca di tranquillizzarlo -. Il prof è davanti, siamo tutti in ostaggio"

Uno dei piccoli passeggeri sull'autobus. Foto Ansa

Ecco la telefonata al 112 di Adam, uno dei ragazzini della scuola media Vailati di Crema che mercoledì mattina ha dato l'allarme mentre l'autobus - con a bordo cinquanta compagni, due prof e una collaboratrice - veniva dirottato da Ousseynou Sy, il 47enne che ha poi dato fuoco allo stesso mezzo, sulla Paullese a San Donato Milanese.

"Signore, ci stanno rapendo in un pullman. Ci minacciano con il coltello - dice il bimbo all'operatore del 112, che cerca di tranquillizzarlo -. Il prof è davanti, siamo tutti in ostaggio". "Il guidatore ha un coltello in mano - prosegue il ragazzino -. C'è benzina per terra, non resistiamo più". E ancora, con educazione anche nel momento del terrore, "signore la prego, chiami qualcuno. Non è un film questo, abbiamo 12 anni - si sente alla fine della telefonata -. Non possiamo perdere la vita". Quindi, l'indicazione sul luogo verso il quale sta viaggiando il bus: "Stiamo andando verso la campagna".

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Proprio le telefonate dei ragazzini a bordo - la seconda chiamata è di Ramy, che "guida" l'operatore raccontando quello che vede - hanno permesso ai carabinieri di intercettare il mezzo sulla Paullese e di fare da muro al pullman con le proprie auto, due delle quali sono state speronate. Sono stati gli stessi militari, poi, a sfondare la porta e i finestrini posteriori e a portare in salvo i bimbi mentre il bus iniziava a bruciare. Sy - poi arrestato per tentata strage, resistenza, incendio e sequestro di persona aggravato dalle finalità terroristiche - ha spiegato di aver agito per vendicare i morti in mare nel Mediterraneo.
 


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