Donna

Il disgraziato coraggio delle ‘fighette’ con la Vuitton falsa

Ambite più che mai nell’era dell’omologazione, le borse contraffatte restano un oggetto prediletto dalle giovani rampanti

Nelle metropoli arrese alla sciatteria, una menzione d’onore spetta al coraggio di coloro che puntano all’espugnazione delle differenze economiche, quantomeno in ambito decorativo, ostentando la vanagloria di una borsa contraffatta.

Il manipolo ambizioso della 'finta griffe' è per lo più costituito da donne (sebbene non manchino valorosi esemplari di maschio con borsello) che si aggirano contente di esibire un grossolano bauletto Louis Vuitton con il manico incastrato nell’avambraccio, debitamente issato a mo’ di espositore per mostrare al meglio quello che – secondo una personalissima opinione – costituisce un accessorio garante di classe e ‘glamour’ .

Queste ingenue ‘fashion victim’ conservano la convinzione di passare inosservate nel mare magnum dell’omologazione, tanto sono persuase dall’idea che una dozzinale copia dal vero comporti l’onorificenza di ereditiere del chiassoso ‘showbiz’ paesano cui aspirano e poco importa se su di loro aleggia il rischio che una cerniera si rompa o che il colore dell’accessorio sbiadisca: il desiderio di sentirsi parte di un rassicurante stereotipo sociale è l'obiettivo principe per le caparbie ragazze, da raggiungere anche al costo che l’incauto acquisto venga smascherato da un occhio impertinente.
 
Ignare che non sia certo il logo di un marchio nazionalpopolare a regalare eleganza e una parvenza di fascino, le apprendiste 'fighette', dunque, gioiscono dell’apparenza, incuranti del messaggio ‘vorrei ma non posso’ che, loro malgrado, si manifesta nello sfoggio sconcertante di una valanga di LV di plastica. 


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