Donna

Auguri a Giorgio Armani: gli 80 anni della moda italiana

Da Piacenza a Hollywood, dalle vetrine della Rinascente alle boutique di tutto il mondo, le tappe della carriera di uno stilista, di un uomo, che ha saputo fare della sua vita la gloria del made in Italy

Diventa impegnativo cercare di celebrare gli 80 anni di Giorgio Armani senza scadere nella retorica che scomoda termini del tipo ‘re’ o ‘mito’ per descrivere l’uomo, la carriera, l’esistenza. 

È laborioso perché, come tutte le volte in cui la persona smette di essere individuo tra milioni e diventa personaggio erto su tutti, la pretesa di raccontarlo ambisce al miraggio dell’esaustività che mai si raggiunge completamente, visti i successi mietuti in una vita che è una matrioska di eventi legati alla storia di un Paese che deve anche a lui parte della sua gloria. 

Nato a Piacenza l'11 luglio 1934, mentre l'Italia sprofonda nel fascismo e il mondo scivola nell'orrore della Seconda guerra mondiale, lui cresce in una famiglia normale, impara la disciplina dal nonno e dal papà e forgia un carattere fiero che lo porterà a diventare un imprenditore duro e determinato. Inizia la carriera nella moda come vetrinista ai Grandi magazzini La Rinascente, si specializza in consulenze d'immagine ed è il 1965 quando Nino Cerruti gli affida il marchio Hitman finché, a più di quarant'anni, fonda ‘Giorgio Armani’ aiutato dall'inseparabile compagno e socio d'affari Sergio Galeotti, segno che l’età, qua non conta nulla, bastano idee e coraggio. 

Gli anni Ottanta rappresentano il consolidamento del successo estetico delle sue creazioni, gli anni Novanta lo spingono verso l’industria della moda rendendolo proprietario di molte delle aziende che producono le sue linee e proprio quando tutto sembrava andare nel verso giusto, il destino gli porta via Sergio Galeotti, un fatto doloroso che rimarrà per sempre la spina nel fianco di cui mai più parlerà in futuro. 

Intanto la sua moda e le sue aziende macinano fatturati, profumi, licenze, occhiali, intimo, mutande, calze, cravatte, case, alberghi e ristoranti: Armani diventa il quarto uomo più ricco d'Italia, uno dei cinque stilisti più famosi e benestanti del mondo. Controlla tutto in prima persona, non perde un filo né un ago di tutto il processo estetico e produttivo. Veste le star di Hollywood e viene celebrato nel documentario Made in Milan di Martin Scorsese. Trasforma il centro di Milano in un centro di moda, stile, cibo e in un albergo a sua immagine e somiglianza. Allo stesso modo tratta New York, Tokyo, Parigi, Londra e Dubai: dove arriva Giorgio tutto diventa Armani. Non si discute. 

Negli anni Duemila chiude e apre nuove linee, inaugura la collezione di alta moda 'Giorgio Armani Privé' e a chi nell'ultimo decennio lo ha accusato di aver perso un po' di smalto, lui replica furioso dicendo che detesta la ‘moda spettacolo’ e gli abiti iperbolici proposti dagli altri stilisti: a lui interessano solo la realtà, il classico, la giacca, i pantaloni e il loro significato oggi. Corrono voci che abbia già venduto il suo marchio al grande gruppo L'Oréal, lui smentisce dicendo che no, finché vive non venderà mai, nemmeno una quota di minoranza, nemmeno un ago. La libertà prima di tutto.

“Se piace a me, piace anche a te” è la frase che ripete sempre ai suoi collaboratori: “se piace a me, piace anche a te”, perché lo Stile se ne frega dei gusti personali, quello è e quello rimane.
E a lui, che lo Stile ha inventato, vanno gli auguri sinceri: zero retorica, tanta riconoscenza.


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