Donna

Sanremo, le peggio vestite della storia del Festival

Da Romina Power ad Anna Tatangelo, passando per Laura Pausini e Arisa, le donne che hanno lasciato un ricordo per i loro look un po’ troppo eccentrici durante le edizioni della kermesse

Ogni anno è sempre la stessa storia: critiche, applausi, polemiche e curiosità volteggiano attorno al Festival di Sanremo, come imprescindibili elementi di un carrozzone che si muove rumoroso nello spazio mediatico.

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Si odia o si ama, ma comunque si discute della kermesse tutta italiana e, al di là delle canzoni che da protagoniste indiscusse diventano dettagli di un tutto variopinto, resta la certezza che qualche ricordo, alla fine, resta sempre, come i look esibiti da coloro che vi hanno partecipato.

Sanremo, i vestiti più belli (e sexy) della storia del Festival 

In attesa del fischio d’inizio della prossima edizione con Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino presenze fisse sul palco dell'Ariston, ecco, allora, alcune 'mises' sfoggiate nel corso degli anni e rimaste impresse nella mente per lo sconcerto prodotto nello spettatore che ancor oggi, prudente, cerca di dimenticare invano.

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Finora, questo il peggio: ma potrebbero esserci degli sviluppi. 
Staremo a vedere.

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Romina Power. Perfettamente consona alle mode dell’epoca (qui siamo nel 1987), durante le edizioni a cui ha partecipato ha sempre dato prova del fatto che anche una tenda, se ben confezionata, può assurgere alla dignità di abito da sera. POMPOSA.

Sabrina Salerno e Jo Squillo, 1991. Vestite? Concetto astruso per la coppia che scambiò il teatro della kermesse per la succursale invernale di uno stabilimento balneare abusivo. CONFUSE. 

Laura Pausini. "La solitudine" era il titolo del brano presentato nel 1993 al Festival, "la desolazione" quello che potrebbe attribuirsi ad uno stile che mortificò la graziosità di una ragazzina dalle spalle improbabili, esaltate da una giacca che pareva aver incorporato la sua stessa gruccia. INNOCENTE.

Anna Oxa. Camaleontica e trasgressiva, nel corso degli anni ha esibito una sorta di metamorfosi che ha scompaginato tutto, capelli, volto, fisico. Memorabile resta il perizoma che ha fatto capolino dai pantaloni a vita bassa nell’anno 1999 e che l’ha resa la pioniera incontrastata del fenomeno che oggi prende il nome di 'coda di balena'. CETACEA.

Anna Tatangelo. Dal monociglio sbarazzino che fece insorgere gli estetisti italiani quando comparve sugli occhioni della timida 15enne, a oggi, la cantante di Sora ha mostrato sempre una corposo restyling: l’abito bianco stile ‘bomboniera confezionata male’ del 2011 è solo uno dei tanti emblemi della sua stagionatura. POLIEDRICA.

Antonella Clerici. Parlare delle performance abbigliative messe in scena nel 2005 è come sparare ancora con un fucile a canne mozze sui resti in decomposizione di un’estetica disastrosa. Basta una lontana, flebile, reminiscenza e la speranza che anche quella, a un certo punto, passi. TROPPA. 

Marcella Bella, 2005. Sul prorompente lato B, la deprimente denuncia "Uomo Bastardo" campeggiava come promemoria del testo della sua canzone per chi avesse osato lanciare sguardi maliziosi. NO COMMENT. 

Ivana Spagna e Loredana Bertè. Entrambe veterane della manifestazione, nel 2009 decidono di unire nel connubio dell’assurdo le loro presenze, duettando insieme nell’apoteosi del trash fatto di pelle, borchie, pizzi e pazzie. MICIDIALI.

Arisa, 2015. Il dubbio sulla presenza di un reggiseno sotto al rosso di una stoffa incapace di contenere cotanta generosità tenne parecchio banco in quei giorni. Rovinoso il tentativo di indossarlo senza dare nell'occhio. FURBETTA. 

Arisa, 2016. Ancora lei, ma in veste di concorrente nella scorsa edizione del Festival al quale partecipò sfoggiando una trasparenza irrazionale, sexy come una calza autoreggente indossata sotto a un pigiama di flanella. BOH?!

Giusy Ferreri, 2017. Il tailleur con la stampa di rossetti e labbra di fuoco hanno confermato che, in fatto di scelte stilistiche, la cantante continua ad aver bisogno di un aiutino. Il titolo della mise così assortita potrebbe essere lo stesso del testo della sua canzone: “Fa talmente male”. "AHIA. DOLORE"

Diletta Leotta, 2017. Non ha gareggiato come cantante, ma nella sfida dei talenti dell’azzardo scenografico più smisurato, sì, certamente sì. Il suo abito era tutto e il contrario di tutto: lungo e corto, sexy e castigato, solenne come un paramento eppure malizioso. Bastava meno. Molto meno. ESTREMA. 


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