Economia

Bancomat, tessere sanitarie e carte d'identità senza microchip: cosa succede?

La mancanza di semiconduttori sta diventando un problema non solo per il mercato delle automobili. Le cause e le conseguenze

Foto Pixabay

In atto da qualche anno, la crisi dei microchip a livello globale sta causando pesanti conseguenze ai settori delle automobili, della telefonia e della tecnologia. Le cause principali sono da rintracciare nelle restrizioni provocate dalla pandemia e, successivamente, dal conflitto tra Russia e Ucraina. La mancanza di materie prime per la produzione di semiconduttori mette in difficoltà anche la produzione di tessere sanitarie, bancomat, carte di credito e carte di identità elettroniche. Cosa sta succedendo?

In primis, l'offerta è inferiore alla domanda. Rispetto a 5 anni fa, i tempi di consegna dei microchip utili per i sistemi di sicurezza bancaria informatica si sono allungati fino a toccare le 52 settimane, contro le 27 del periodo pre-pandemia. La crisi è iniziata nel 2020, quando i lockdown e le restrizioni dei vari paesi in tutto il mondo, hanno fortemente frenato le consegne dei materiali. Per quanto riguarda le importazioni, a pesare è la dipendenza dalla Cina, con la quale i rapporti commerciali sono ostacolati dalla politica "zero covid" adottata da Pechino.

E cosa c'entra la guerra tra Russia e Ucraina? L'Ucraina è uno dei principali esportatori di "C4F6" e di neon, gas utili per l'incisione laser dei wafer di silicio con cui si costruiscono i chip, mentre la Russia esporta grandi quantità di palladio (un metallo usato in lega con vari altri metalli nell'industria elettrica). In sostanza, l'assenza di neon e palladio sta rallentando l'industria di assemblaggio di vetture e sta creando problemi anche alla produzione di tessere magnetiche come bancomat, carte di credito, tessere sanitarie e tutte quelle card che necessitano di essere associate ad account e dati per svolgere operazioni online e non solo.

A causa delle difficoltà nel reperire queste materie prime, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha approvato il "Chip act", un investimento fino al 2030 tra i 43 e i 45 miliardi di euro per la produzione europea di semiconduttori. Per vedere i risultati del "Chip act", i tempi saranno però medio lunghi, mentre la crisi sta mettendo a rischio anche la produzione di bancomat e carte d'identità.

La nuova tessera sanitaria senza microchip

In casa nostra, il governo italiano ha messo a disposizione delle imprese produttrici di microchip fondi per oltre 700 milioni di euro, in modo da "incentivare la ricerca e l'innovazione sul settore anche in Italia e in Europa". Il ministero dell'economia e quello della salute, intanto, hanno deciso per una nuova versione della tessera sanitaria senza microchip, proprio in considerazione della scarsità internazionale dei materiali necessari per la produzione di semiconduttori. Le nuove tessere avranno valenza di codice fiscale e di tessera europea assistenza malattia (Team) ma non le funzionalità della carta nazionale dei servizi, ovvero non saranno utili per i servizi online di identificazione e autenticazione e firma elettronica avanzata nei rapporti con le pubbliche amministrazioni.

La produzione di tessere semplificate da parte del ministero dell'economa andrà avanti almeno fino al 2024, secondo quanto spiegato dal Mef. Ma la penuria di semiconduttori comincia a fermare anche l'emissione di carte d'identità elettroniche, il cui microchip contactless memorizza i dati personali e biometrici del titolare (foto e impronte digitali) e le informazioni che ne consentono l'identificazione online, e l'emissione di nuove carte di debito.

Il caso di Taiwan

Il futuro è a tinte fosche, soprattutto perché la situazione potrebbe peggiorare anche in caso di conflitto tra Cina e Taiwan. La piccola nazione insulare è il più grande produttore di semiconduttori e microchip del mondo, detenendo una quota mondiale pari all'80%, oltre ad essere un centro d'interesse commerciale, dal cui stretto transita il 40% del mercato mondiale. È il silicio, sabbia lavorata, a permettere a Taipei di essere il leader mondiale nel settore. La Cina rivendica dal 1949 l'isola di Taiwan come suo territorio, ma da quella data l'isola si autogoverna. L'interesse di Pechino su Taipei è soprattutto economico. In caso di guerra o di blocco navale dello stretto di Taiwan si aggraverebbe la carenza di materiali utili alle aziende produttrici di semiconduttori.


Si parla di