Economia

Borse: Milano in profondo rosso, giù tutte le europee

L'effetto Turchia trascina nel baratro tutti i mercati. Piazza Affari chiude con un pesante -2,5%

Foto di repertorio

(Alliance News) - Le principali borse europee terminano la settimana in rosso, con Piazza Affari che viene trascinata al ribasso in particolare dalle compagnie con esposizione in Turchia. La nazione del presidente Erdogan è sotto i riflettori oggi, con la pesante svalutazione della lira che ha mandato in fibrillazione i mercati vista la ricca presenza di numerose imprese che producono nella penisola.

L'Italia è il sesto paese nella classifica dell'export della Turchia, con un valore di EUR7,5 miliardi nel 2017, ma è il quinto per direzione dell'export tricolore con ben EUR10,5 miliardi. In Turchia, aziende come Pirelli, Fiat, Ferrero e UniCredit hanno presenze consolidate.

A dare una strigliata ai mercati, specie nel Forex, la situazione della lira turca, il cui deprezzamento è in vetrina fra le notizie economiche degli ultimi giorni. Il presidente Tayyip Erdogan ha chiesto ai connazionali di cambiare le loro riserve di valuta straniera e oro in lire turche, avvertendo che la Turchia risponderà a chi ha avviato una "guerra economica" contro il paese, con un chiaro riferimento agli USA e al loro presidente, Donald Trump.

Il FTSE Mib termina in calo del 2,5% a 21.090,78 dopo aver perso lo 0,7% nella precedente seduta.

Tra gli altri indici, il Mid-Cap cede l'1,3% a 41.189,22 dopo aver ceduto lo 0,1% il giorno prima mentre lo Small-Cap chiude in calo dell'1,2% a 21.590,74 dopo aver terminato in calo dello 0,1%. L'AIM chiude in flessione dello 0,3% a 9.549,70 dopo aver guadagnato lo 0,1% nell'ultima chiusura.

Tira il gruppo al ribasso STMicroelectronics, che chiude la giornata con un ribasso del 5,1%.

Termina male la settimana UniCredit, con un'emorragia che si attesta a fine seduta al 4,7%. Il titolo è sotto pressione per l'esposizione della banca in Turchia.

Male tutte le blue-chip del comparto bancario. Gli istituti di credito pagano i timori dello shock finanziario proveniente dalla Turchia, oltre allo spread in salita che ne ha ulteriormente rafforzato la spinta verso il basso. Intesa Sanpaolo precipita del 3,7%, così come UBI Banca, che termina in retromarcia del 3,2%.

Pagano lo scotto le aziende che in Turchia hanno una posizione consolidata come Fiat e Pirelli, rispettivamente ribassiste dell'1,8% e dello 0,8%.

Sulle Mid-Cap, bene Datalogic, che termina la seduta in verde del 4,6%. La società ha rilasciato ieri i conti semestrali, riportando un utile netto per il periodo pari a EUR29 milioni, in diminuzione dell'1,1% rispetto a EUR29,3 milioni realizzato nello stesso periodo del 2017.

Male, sullo stesso listino, invece, Credito Emiliano che termina la seduta lasciando sul terreno il 4,9%.

Sull'indice delle smallcap, fa il vuoto dietro sé il titolo di Gruppo Ceramiche Ricchetti, che mette in cascina il 7,6% nell'ultima seduta settimanale. Questa mattina, è stato reso noto che QuattroR SGR, Fincisa e Ceramiche Industriali di Sassuolo e Fiorano hanno firmato un accordo finalizzato all'acquisizione del controllo da parte di QuattroR SGR di Gruppo Ceramiche Ricchetti.

Finisce in fondo al listino Giglio Group, che termina la sessione con un rosso del 7,2%.

Infine, nel listino AIM, tira il gruppo Giorgio Fedon, con l'azienda attiva nel settore degli accessori per il settore ottico che taglia il traguardo con il 4,9%. Male Grifal, che termina sotto del 3,0%.

Indici non messi di buonumore nemmeno dall'unica notizia macroeconomica di quest'oggi. La stima mostra come il surplus commerciale dell'Italia sia aumentato di oltre mezzo miliardo di euro, passando da EUR4,50 miliardi a giugno 2017 a EUR5,07 miliardi a giugno 2018, come hanno mostrato i dati rilasciati venerdì mattina dall'Istat. La previsione era di EUR3,41 miliardi. Nei primi sei mesi del 2018, l'avanzo commerciale dell'Italia ha raggiunto EUR18,96 miliardi.

Sulle altre Borse d'Europa, restano in rosso fin dall'apertura tutti gli indici, concludendo la giorata con lo stesso trend negativo. Il FTSE 100 di Londra ha perso l'1,0%. Su base annua, il PIL del Regno Unito è cresciuto dell'1,3% rispetto all'1,2% registrato di un trimestre prima. Dato che non ha però incoraggiato la sterlina, in calo rispetto al biglietto verde, e non facendo festeggiare comunque la Borsa che, spesso, beneficia del deprezzamento della moneta.

Termina in fondo fra le blue-chip Randgold, dopo che l'utile netto del secondo trimestre è diminuito del 38% in termini di entrate. Il titolo chiude sotto del 3,5%.

Fanno peggio il DAX 30 di Francoforte, sotto del 2,1%, e il CAC 40 di Parigi, giù dell'1,7%.

Tutte negative le statunitensi. Il Dow al momento è ribassista dello 0,6%, lo S&P 500 cala dello 0,5% e il Nasdaq viaggia in rosso dello 0,4%.

Nel mercato valutario, l'euro a fine seduta è quotato a USD1,1420, in calo da USD1,1570 dell'ultima chiusura. La sterlina vale USD1,2774 da USD1,2869 della sera precedente.

Il prezzo del petrolio è salito dopo che l'International Energy Agency ha aumentato la stima della domanda mondiale di petrolio per il prossimo anno di 110.000 barili al giorno a 1,5 milioni di barili. Si rimane comunque nell'area degli USD72, per la precisione, col Brent che vale USD72,97 al barile contro USD72,42 di ieri sera, evidenziando solo piccoli movimenti di natura decimale.

Venerdì, i prezzi dell'oro si sono attenuati e sono rimasti sulla buona strada per il quinto calo settimanale consecutivo, mentre la lenta crisi della Turchia ha causato ondate di shock in tutta la comunità finanziaria. Dollaro in salita che ha ulteriormente dato una colpo verso il ribasso al bene rifugio per antonomasia. Il prezzo dell'oro è di USD1.215,89 l'oncia contro USD1.221,50 di ieri sera. Prezzo che nella giornata odierna ha toccato il valore di USD1.207,00, livello più basso da 17 mesi a questa parte.

Nel calendario economico di lunedì, in arrivo dall'Italia alle 1000CET l'Indice dei prezzi al consumo.

Tra le quotate a Piazza Affari, invece, nessuna società rilascerà risultati.


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