Economia

Dalla crisi esce l'Italia ma non gli italiani

La trappola della disoccupazione da cui non si riesce a uscire. Impiegati sempre meno giovani. Le donne che mantengono le famiglie, i cervelli sempre più "in fuga". Ecco la fotografia dell'Istat

L'Italia sembra fuori della crisi ma gli italiani non stanno meglio, in particolare quelli che vivono a sud. E' questa la fotografia del nostro paese che emerge dal rapporto annuale dell'Istat. I consumi si sono ripresi di poco e anche gli investimenti e l'occupazione sono aumentati. Ma queste sono solo una faccia della medaglia economica del nostro paese. 

Se la fiducia delle famiglie è aumentata visto un leggero miglioramento delle situazioni di "grave deprivazione materiale", abbiamo ancora tanti sforzi da fare per uscire dalla crisi. Più di un lavoratore su 10 è irregolare. Inoltre sono sempre più le donne a mantenere le famiglie, spesso come uniche occupate: nel 2014 la percentuale ha raggiunto il 12,9%, pari a 2 milioni 428 mila nuclei familiari.
 
USCIRE DALLA TRAPPOLA DELLA DISOCCUPAZIONE - La crisi ha infatti trasformato la disoccupazione in una sorta di trappola che incatena diversi italiani per più di due anni (24,6 mesi). Le famiglie continuano a essere impossibilitati a sostenere spese per beni e servizi, anche se l'indicatore di grave deprivazione materiale è in calo: all'11,4% nel 2014 dal 12,4% del 2013. Il disagio colpisce soprattutto i genitori soli, le famiglie numerose o con disoccupati. 

PIU' LAVORATORI MA OVER 55 - Dopo tanto tempo l'occupazione è tornata a crescere ma questo aumento non coinvolge i giovani: i 320mila nuovi occupati sono per lo più over 55, mentre per i giovani la situazione non è cambiata. Anzi: c'è stata nel 2015 una contrazione di 46 mila posti (-4,7%) per gli under 25 e di 148mila posti per gli under 35 (-2,9%).

ANCORA FUORI MEDIA - Per rientrare nei parametri europei sulla disoccupazione l'Italia deve ancora lavorare molto: mancano 3,5 milioni di occupati e il tasso di occupazione è fermo al 55,7%. Inoltre la questione "precari" va sempre peggio: i loro contratti non cambiano e non vengono stabilizzati anche se si svolge lo stesso impiego da più di cinque anni. Sono circa 524mila persone in questa condizione di stallo, tra contratti a tempo determinato e collaborazioni.

I MIGRANTI COME RISORSA - La questione "migranti" smentisce molti stereotipi diffusi nella società civile: secondo l'istituto di ricerca sono circa 4,8 milioni gli stranieri residenti nel nostro paese che "rappresentano sicuramente una risorsa" visto che l'Italia è caratterizzata "da invecchiamento e bassa fecondità". A specificarlo è il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, sottolineando che i migranti sono "disposti a svolgere lavori per i quali l'offerta dei cittadini italiani è scarsa".

IL DRAMMA DEL SUD - Se Pil e occupazione cominciano a crescere, il Mezzogiorno invece rimane nel baratro, come continua a spiegare Alleva: 
"Da molti anni è assente dalle priorità di policy. La dimensione del problema è tale che, se non si recupera il Mezzogiorno alla dimensioni di crescita e di sviluppo su cui si sta avviando il resto del Paese, sviluppo e crescita non potranno che essere penalizzati rispetto agli altri Paesi".

Tra sud ancora in crisi e nessun incremento dell'occupazione giovanile è aumentata anche la "fuga dei cervelli", che è raddoppiata negli ultimi anni: tremila dottori di ricerca del 2008 e 2010 (il 12,9%) vivono abitualmente all'estero. La mobilità verso l'estero è superiore di quasi sei punti a quella della precedente indagine (7% dei dottori di ricerca delle coorti 2004 e 2006). Guardando alle specializzazioni, la spinta ad andare fuori confine risulta più forte per fisici, matematici e informatici.

OTTIMA ISTRUZIONE - Anche se molti cervelli scappano dal nostro Paese, gli italiani hanno innalzato il proprio livello d'istruzione: nel 2014, i residenti di 15 anni e più con qualifica o diploma di istruzione secondaria superiore sono il 35,6%, quelli con un titolo universitario sono il 12,7% (tra le donne il 13,5%).


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