Economia

"Senza qualità e indecisa": istantanea di un'Italia (ancora) in crisi

Il Paese del 'nì' e della 'qualipatia'. Il Rapporto Eurispes 2019 analizza l'Italia in tutte le sue sfaccettature, con le solite problematiche che vengono a galla: dal lavoro nero e precario fino al gioco d'azzardo

Foto di repertorio

L'Italia, la Repubblica del '' fondata sulla 'qualipatia': è questo il modo in cui viene descritto il nostro Paese dal 31esimo Rapporto Eurispes presentato a Roma, che nell'edizione del 2019 si fonda sul concetto di 'qualità', di cui ne viene ravvisata l'assenza in diversi aspetti, dalle tendenze sociali a quelle economiche, passando per la politica e la cultura. Nell'indagine vengono a galla molte problematiche che di certo non aiutano l'Italia e gli italiani nell'affrontare la crisi economica: dal lavoro nero o precario agli stipendi irregolari, passando per la piaga del gioco d'azzardo e finendo con i cittadini che sempre più spesso sono costretti ad attingere ai propri risparmi per coprire le spese. 

Il Rapporto Eurispes 2019

Il rapporto 2019 ruota attorno a 6 dicotomie: Pubblico-Privato, Sovranismo-Mondialismo, Lavoro-Tecnologia, Identità-Differenza, Realtà-Rappresentazione e Sicurezza-Insicurezza. Ad arricchire il Rapporto, le indagini campionarie che, nell'edizione di quest'anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente proposti dall'Eurispes e altri di recente interesse: la fiducia nelle Istituzioni, l'opinione sull'operato del Governo, la situazione economica delle famiglie e i consumi, il mondo del lavoro, l'euro e l'Europa, l'opinione sui temi etici, il testamento biologico e il fine vita, il gioco con vincita in denaro, il rapporto dei cittadini con la televisione pubblica, il mondo degli animali, le nuove abitudini alimentari e la sensazione di sicurezza dei cittadini.

Rapporto Eurispes 2019: il documento integrale

Nel Rapporto vengono, inoltre, affrontati attraverso le schede fenomenologiche diversi altri temi di stretta attualità come, ad esempio, il caporalato e la tratta degli esseri umani, i fenomeni migratori visti attraverso i media, lo stato del sistema delle reti museali, la capacità di innovazione del Made in Italy, il digitale nei beni museali, gli sprechi alimentari, lo sviluppo del microcredito, il riciclo creativo, i temi del lavoro, il volontariato, l'uso dei farmaci, le fake news e le ricadute sui consumi, l'economia della bellezza, e ancora, il business del calcio, i vaccini, i Big Data, l'alcolismo, il tabagismo e la sugar tax.

Il concetto di qualipatia

Prima di approfondire i punti principali del Rapporto Eurispes, andiamo a capire meglio il concetto di qualipatia, attraverso le parole del presidente Gian Maria Fara: “Si sta affermando nella società italiana una nuova patologia, la 'qualipatia', intesa nella accezione negativa, ovvero l'avversione ed il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l'essere e santifica l'apparire, che esalta il contenitore a discapito del contenuto, che premia l'appartenenza e mortifica la competenza”.

“La separazione tra Sistema e Paese, che abbiamo descritto nel Rapporto Italia 2018, non sembra affatto superata e il Paese -spiega Fara- resta in attesa di capire che cosa intende fare il Sistema per sanare la frattura. È caduta la cultura della programmazione. Le grandi questioni che attraversano la vita del Paese sono affrontate con la superficialità e con l'improvvisazione dettate dai tempi della comunicazione. Ogni argomento, anche se di grande rilevanza, viene affidato ad uno spot, uno slogan, un tweet. Il dibattito pubblico risulta immiserito a causa del declino della cultura dell'ascolto, del rispetto dell'altro da sé e dalla mancanza di una idea di comunità e di un senso stesso dello Stato. L'appiattimento del livello dello scambio politico a quello di eloquio da bar e, di più, l'imbarbarimento producono solo volgarità fine a se stesse”.

Per Fara “il tratto distintivo dell'Italia di questo 2019 sembra consistere nella difficoltà di affermare la propria identità, di sapere scegliere i percorsi ai quali affidare il proprio cammino, di dimostrare la capacità di decidere e di operare per poter stare ai tempi della complessità e della globalizzazione. Il nostro si potrebbe definire 'Paese del Ni', che non riesce mai ad esprimersi in maniera definitiva con un ''No'' o con un ''Si''. Le scelte non sono mai chiare, soggette a cambiamenti o capovolgimenti. Sul piano istituzionale, mai, nella storia recente, si erano potute osservare una tale ''capacità di indecisione'', una così grande confusione di ruoli e di responsabilità, una così netta separazione tra dichiarazioni, annunci e fatti”.

Lavoro, un italiano su 5 in nero o con doppia occupazione

Cala il pessimismo tra le famiglie italiane ma più di 1 cittadino su 5 è costretto al doppio lavoro o al lavoro nero. E' il rapporto Eurispes a fotografare così la realtà di un Paese che sembra ritornare all'ottimismo ma che vede il 21,2% del campione intervistato ammettere di lavorare senza contratto: i più esposti i giovani, quelli tra i 18 e i 34 anni, che secondo l'indagine hanno lavorato senza contratto nel 58,6% dei casi per i 18-24enni e nel 34,7% per i 25-34enni.

E cresce l'ottimismo nonostante, si legge ancora, il 45% debba attingere ai risparmi per arrivare a fine mese. Il 41,8% dei cittadini infatti ritiene che negli ultimi 12 mesi, la situazione economica del Paese sia rimasta stabile, con un valore superiore a quello del 2018 di quasi 3 punti (38,9%) e di quasi 20 punti rispetto al 2017 (22,2%). In parallelo, diminuiscono coloro che ravvisano un peggioramento (38,6%, -2,9% rispetto al 2018); contenuta in un 12,7% la percentuale degli ottimisti. Tuttavia ben il 45,1% degli italiani afferma di essere costretto a utilizzare i risparmi per arrivare alla fine del mese (40,7% nel 2018) mentre un terzo non ha difficoltà (33%); il 22% riesce a risparmiare; più di 1 su 4 (27,7%) incontra difficoltà a pagare le utenze; il 21,1% a sostenere le spese mediche.

Quanto costa (a tutti noi) il lavoro nero di colf e badanti: buco fiscale da 3 miliardi

Tra coloro che hanno un mutuo, quasi un terzo (32,7%) paga con fatica le rate e la metà di chi è in affitto fatica a pagare il canone. Per far fronte alle difficoltà, il 32,6% è stato costretto a ricorrere al sostegno economico della propria famiglia di origine, uno su dieci ha chiesto prestiti a privati (10,1%).

Lavoro, irregolarità negli stipendi 

Stipendi in ritardo o non erogati per il 22,1% dei lavoratori: per 1 lavoratore su 5 la busta paga è irregolare o evanescente a tal punto da determinare il cambio di lavoro. Lo dice l'Eurispes nel suo rapporto al capitolo "i disagi sul lavoro". Tra le insoddisfazioni più sentite anche la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (48,5%), i carichi troppo pesanti di lavoro (47,7%), gli spostamenti casa-lavoro (44,4%) e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (41,8%). Il 38,6% lamenta l'assenza di stimoli professionali, mentre sono circa il 32% coloro i quali dichiarano di avere rapporti conflittuali con i colleghi ed il 30% con i superiori.

E se il 28,5% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 27% è preoccupato dalla precarietà del contratto e dall'insicurezza del posto di lavoro. Ad abbandonare il posto di lavoro a causa del "mobbing" è stato il 7,1% degli intervistati a cui va aggiunto il 16,5% che ci ha pensato, ma non lo ha fatto, per un totale del 23,6%.

Consumi, boom di spese per le badanti

A fronte di consumi familiari costanti è stato boom per la voce di spesa dedicata alle badanti: dal 24,9% del 2018 all'attuale 42,2% di italiani che affermano di aver speso di più per questa voce; in particolare, a spendere di più sono le persone che vivono sole (62,5%). In aumento anche la spesa per le baby sitter: quasi tre italiani su dieci (29,6%) hanno infatti speso somme più alte per l'assistenza ai bambini mentre un altro 29,3% ha registrato un aumento nelle spese per l'istruzione scolastica privata dei figli e il 26,6% per le attività sportive ed extra scolastiche.

Gioco d'azzardo, un'abitudine per 3 italiani su 10

Quasi 3 italiani su 10 partecipano a giochi con vincita in denaro, il 28,2%, a fronte del il 71,8% che dichiara di non farlo mai. In particolare, il 18,3% gioca solo dal vivo, il 2% solo on line, il 7,9% in tutti e due i modi. Nel complesso, circa 1 italiano su 10 gioca on line. Il Gratta e Vinci è il gioco più amato (l'85%), seguito dal Lotto e SuperEnalotto (77,4%), lotterie (62,4%), scommesse sportive (52,7%). 

Italia d'azzardo: 18 milioni di giocatori, è allarme minori

La speranza di una grossa vincita è la motivazione che più spesso induce a giocare (27,9%), seguita dalla ricerca di denaro facile (22%) e solo successivamente dal divertimento (21,1%; nel 2009 erano il 27,4%). L'8,2% gioca per occupare il tempo libero, il 5,5% per il brivido del gioco, il 4,7% per tradizione familiare, stessa percentuale dice di volere mettere alla prova la sua abilità, il 3,3% spera di vincere una cifra consistente da donare a chi ne ha bisogno. Quattro giocatori su 10 confessano di sentire, almeno qualche volta, di giocare troppo e spendere troppi soldi. Uno su 4 ha chiesto denaro in prestito per giocare.

Quanto alla pubblicità, secondo il 35,4% degli italiani non è giusto che lo Stato promuova il gioco lecito e responsabile mentre il 26,9% è dell'opinione opposta e il 22,5% non sa valutare. In particolare, il 30,6% del campione (giocatori e non giocatori) è contrario perché ritiene che anche il gioco lecito crei dipendenza, il 14,8% perché anche con il gioco lecito si possono perdere grosse somme; mentre il 16,6% è favorevole perché è un buon modo per scoraggiare il gioco illegale e il 10,3% perché in questo modo i giocatori sono più tutelati. Oltre 1 cittadino su 4, non necessariamente giocatore, conosce circuiti di gioco illegale.

Fiducia nelle istituzioni, vincono Vigili del fuoco e Polizia

Se non sorprende la fiducia che gli italiani ripongono nei Vigili del Fuoco, sempre presenti nelle situazioni più difficili, spicca la fiducia che quest'anno gode la Polizia di Stato tra tutte le forze dell'ordine. Primato che può essere considerato una sorpresa a metà, dato che il trend era in costante salita da tempo, e dove è possibile immaginare che un elemento importante siano i risultati raggiunti sul fronte della prevenzione di attentati terroristici e su una gestione delle manifestazioni di piazza che non hanno registrato le polemiche avute in anni passati. Elementi che possono spiegare un gradimento nei confronti della Polizia di Stato pari al 71,5% con un aumento di quasi 5 punti percentuali.

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Al di là di queste considerazioni, sembrano ancora attuali gli aspetti già sottolineati nel precedente rapporto Eurispes dove veniva sottolineato che "l'incremento, è dovuto presumibilmente all'intensa attività di comunicazione, soprattutto via web e social, che ha avvicinato ancora di più la Polizia ai cittadini" e che "è l'unica polizia europea ad aver attivato un dialogo aperto e diretto con i cittadini". E c'è un altro aspetto da evidenziare è quello che le forze dell'ordine, (i Carabinieri e la Guardia di Finanza seguono distaccate di pochi punti percentuali) riscuotono grande consenso nonostante il pervasivo sentimento di insicurezza. Insicurezza che, analizzando i dati Eurispes, sembra si possa contrastare anche dando ai cittadini la possibilità di dialogare direttamente con le istituzioni.

Mezza Italia dice sì all'Europa e all'euro

Sei italiani su dieci, il 60,9%, ritiene che l'Italia debba restare in Europa, solo il 14,2% pensa che invece sarebbe meglio uscirne definitivamente. E in molti, esattamente un quarto, non sanno orientarsi (24,9%). E' quanto emerge dal Rapporto Italia 2019 di Eurispes, nel quale si evidenzia come nel 2018 le persone d'accordo con la permanenza nell'Unione europea siano cresciute a due cifre rispetto al 2017 (+12,1%), mentre quelle contrarie sono scese del 7,3% rispetto all'anno precedente. Più nel dettaglio, evidenzia l'Eurispes, quasi la metà dei cittadini (49,5%) rimane su una posizione equilibrata, affermando che per l'Italia far parte dell'Unione comporta vantaggi e svantaggi. Quasi uno su cinque (19,2%) pensa invece che per l'Italia far parte dell'Unione rappresenti un valore aggiunto, mentre il 13,4% crede sia uno svantaggio. Il 17,9% non ha voluto prendere una decisione.

Inoltre, quasi quattro intervistati su dieci (39,2%) ritengono che l'Italia debba rispettare una regola imposta dall'Europa anche se va contro gli interessi del Paese ma, nello stesso tempo, credono che si debba impegnare affinché possa essere modificata. Il 20,5% suggerisce di non rispettare regole che ledono i nostri interessi e il 12,4% afferma che, anche se non condivisa, una regola va comunque rispettata. Il 27,9% non sa rispondere. Riguardo al futuro dell'Unione europea, per quasi quattro cittadini su dieci (39,3%), questa resisterà nonostante le difficoltà, il 19,3% è convinto che dopo la Brexit un altro Paese membro uscirà dall'Unione, il 16,3% crede che l'Europa unita non sia destinata a durare. Alto il dato di chi non si esprime: 24,1%.

Quanto alla moneta unica, la maggioranza degli italiani vuole che l'euro continui ad essere la moneta corrente (53,1%), solo il 23,9% vorrebbe invece che l'Italia uscisse dalla moneta unica. Anche in questo caso, come per la Ue, in molti (23,9%) non hanno saputo rispondere.

Internet, sulla banda larga ultraveloce siamo in ritardo

In termini di connettività, con un punteggio complessivo pari a 52,8, l'Italia si colloca al ventiseiesimo posto in Europa, in recupero per quanto riguarda le prestazioni in termini di copertura delle reti di nuova generazione o Nga (nel 2017 si colloca al 13°, scalando 10 posizioni), che passano dal 72% all'87%, superando dunque la media Ue (80%): la banda larga ultraveloce (27° posto) appare ancora in ritardo (22% contro una media Ue del 58%) e la percentuale di copertura fissa rimane pressoché invariata, attestandosi a quota 99%, +2% rispetto alla media Ue (97%) (DESI 2018).  

In Italia, solamente il 57% degli abitanti possiede competenze digitali di base. Quasi la metà degli utenti crede che le tecnologie possano avere un impatto positivo sulla propria vita. il 39% è continuamente sorpreso dai cambiamenti, il 33% si attende che le tecnologie introducano prevalentemente rivoluzioni positive. Un clima positivo e di curiosità per l'80% degli intervistati che, in quasi il 60% dei casi, dichiara di essere a proprio agio con la tecnologia.

Circa il rapporto con Internet, 31% ritiene di essere ''un utente medio'' e di ''cavarsela piuttosto bene'' nel 30% dei casi; ben un 20%, invece, si ritiene ''un appassionato''. Il 58% degli intervistati è a proprio agio con la tecnologia. La percentuale di utenti che si autovalutano ''advanced'' è molto elevata (47%). Alta, tuttavia, anche quella delle persone meno digitalizzate (38%), con soltanto un 11% di soggetti più anziani e meno istruiti che si sentono completamente esclusi dal digitale.

La sicurezza nelle città e la paura di essere aggrediti

Quattro italiani su dieci (39%) ritengono di vivere in città 'poco' (33,1%) o 'per niente' (5,9%) sicure. Al contrario, il 47,5% crede che il luogo dove vive sia 'abbastanza' (39,4%) o 'molto' (8,1%) sicuro. Uno su due non si sente sicuro nemmeno a casa propria. Negli ultimi tre anni, la paura di subire reati è rimasta invariata per la maggior parte dei cittadini (59,1%); parallelamente, rispetto al 2017, sono diminuiti coloro che hanno più paura (dal 34% al 30%), in favore di coloro che ritengono la loro paura sia diminuita (dal 7,8% al 10,9%).

Gli italiani si sentono minacciati in primo luogo dal furto in abitazione (25,4%), segue il timore di subire un'aggressione fisica (20,8%, +3,8% rispetto al 2009). In crescita il numero di quanti dicono di sentirsi poco o per niente sicuri di uscire da soli nella zona in cui vivono di giorno: dal 27,8% del 2017 al 44% del 2019 (+16,2%). Consistente il timore di uscire soli di notte nella zona in cui si vive, passato dal 35,3% del 2017 al 42,4% del 2019 (+7,2%). Anche restare soli in casa fa più paura che in passato: non sentirsi sicuri sono ben il 46,3% degli italiani, erano appena il 27,9% nel 2017 (+18,4%). Le principali cause della diffusione dei fenomeni criminali sono: il disagio sociale (17,8%), le pene poco severe/le scarcerazioni facili (12,6%), l'eccessiva presenza degli immigrati (11,4%). Seguono la difficile situazione economica (10,9%), il potere delle organizzazioni criminali (9,8%), l'insufficiente presenza delle Istituzioni dello Stato (9,2%), la mancanza di lavoro (8,4%), la mancanza di una cultura della legalità (8%), le scarse risorse a disposizione delle Forze dell'ordine (7%) e l'impunità legata alla lentezza dei processi (4,9%). Il 22,5% degli italiani crede che per risolvere il problema della criminalità bisognerebbe garantire la certezza della pena, il 18,1% che sarebbe necessario rafforzare il dispiegamento delle Forze dell'ordine, il 17,8% vede la soluzione nell'inasprimento delle pene.

Quasi un cittadino su quattro pensa che legittimare il possesso di armi serva a difendersi e in un terzo dei casi sarebbero disposti ad acquistarle. La maggior parte degli italiani (68,6%) non è d'accordo con il recente provvedimento che consente ai ''tiratori sportivi'' di acquistare armi semiautomatiche tipo Kalashnikov fucili Ar15, e la possibilità di denunciare via e-mail il possesso di un'arma. Al contrario, per il 31,4% si tratta di un provvedimento giusto. Per il 39,7% dei cittadini la legittimazione del possesso di armi da fuoco è un pericolo perché le armi possono finire nelle mani sbagliate; tuttavia, per uno su quattro (24,2%) offre la possibilità a chiunque di difendersi dai malintenzionati e per il 22,3% è un diritto da riservare solo a categorie particolarmente esposte a rischi. Gli italiani rispondono nel 67,2% dei casi che non acquisterebbero un'arma per autodifesa mentre il 32,8% la comprerebbe.

Cannabis, aumentano i sì alla legalizzazione

"Il 43,9% degli italiani si è detto favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere (hashish e marijuana), una posizione di netta apertura rispetto al più modesto 33% delle risposte affermative del 2015". Sul fronte della prostituzione il 46,5% dei cittadini si è detto a favore della legalizzazione, dato che evidenzia una flessione di 11 punti percentuali rispetto al 2016, quando il campione si era espresso favorevolmente nel 57,7% dei casi e di ben 19 punti percentuali rispetto al 2015 (65,5%).

Animali in casa per un italiano su tre

Sempre più italiani amici degli animali e sempre più disponibili a spendere per loro. Un terzo dei cittadini accoglie almeno un animale domestico (33,6%), con un incremento di oltre l'1% rispetto al 2018 (32,4%). Ma in particolare crescono le famiglie che accolgono 2, 3 o più pet: rispettivamente 8% (7% nel 2018), 4,7% (3,7%), 3,8% (2,3%).  Nella maggior parte dei casi - spiega il report - si tratta di cani (40,6%) e gatti (30,3%). Seguono uccelli (6,7%), pesci (4,9%), tartarughe (4,3%), conigli (2,5%) e criceti (2%). Gli animali esotici si attestano al 2%, prima del cavallo (1,3%), dei rettili (1%) e dell'asino (0,4%). La spesa media dedicata alla cura degli animali è cresciuta negli ultimi anni: in particolare, raddoppiano rispetto al 2017 coloro che investono tra i 51 e i 100 euro (33,2%, a fronte del 31,4% del 2018 e del 15,4% del 2017). Aumenta anche chi spende tra i 101 e i 200 euro (14,5%, rispetto all'8,1% del 2018 e al 4,5% del 2017). La spesa da 201 a 300 euro riguarda il 3,7% del campione (+1,5% rispetto al 2018, mentre nel 2017 nessuno spendeva questa cifra). I

l 76,8% degli italiani considera i propri animali membri effettivi della famiglia. Sei su 10 li ritengono i loro migliori amici (60%), quasi un terzo veri e propri figli (32,9%). Soltanto il 20,5% considera un impegno gravoso tenere in casa un pet. I possessori di animali possono però incontrare problemi quando frequentano ristoranti, alberghi, negozi e spiagge: 4 su 10 ha avuto "abbastanza" e "molte" difficoltà quando si è dovuto interfacciare con queste strutture. D'altra parte, un terzo del campione (33,7%) nei propri spostamenti sceglie solo alberghi e strutture che accettano animali. Il 37,1% porta sempre il proprio amico pet in vacanza con sé; solo 3 su 10 (29,5%) lo lasciano in pensioni per animali.

Adozioni e coppie di fatto

Il 65% degli italiani è favorevole ai diritti delle coppie di fatto. Per 3 su 10 le coppie omosessuali dovrebbero poter adottare bimbi. Il 65,1% degli italiani è favorevole alla tutela giuridica delle coppie di fatto, indipendentemente dal sesso, con un risultato in leggera flessione rispetto al 2016 (-2,5%); il dato appare invece in leggera ripresa rispetto al 2015, quando i favorevoli erano il 64,4%, ma è fortemente diminuito rispetto agli anni 2013 e 2014 (rispettivamente 77,2% e 78,6% di opinioni favorevoli).   Il 31,1% dei cittadini si dice favorevole all'adozione di bimbi anche per le coppie omosessuali, a fronte del 68,9% dei contrari. Negli anni si è registrato un modesto, ma costante incremento delle persone aperte ad una eventualità del genere: dal 27,8% del 2015 al 29% del 2016, fino al dato di oggi. Poco più della metà dei cittadini, il 50,9% si dice a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, una percentuale che nel 2016 arrivava al 47,8%.


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