Economia

Manovra Inpgi, ancora tartassati i giornalisti. Parisi: "Decisioni vergognose"

Varato l'aumento di 1 punto percentuale della contribuzione per i giornalisti attivi e pensionati per un quinquennio. Il sindacato Fnsi approva. Spaccato il Cda con 3 voti contrari. Parisi a Today.it: "Si chiedono sacrifici sempre e solo ai giornalisti"

Carlo Parisi (foto Giornalistiitalia.it)

Come largamente anticipato, il Cda Inpgi (l'Istituto di previdenza dei giornalisti italiani) ha approvato nelle scorse ore con 10 voti a favore e 3 contrari la manovra che garantirà a regime 20 milioni di euro all’anno tra maggiori entrate e minori uscite. Cifra, questa, largamente insufficiente rispetto agli oltre 240 milioni di euro in passivo di bilancio. Con un'emorragia destinata solo a peggiorare. Desta molto clamore il fulcro degli interventi: ovvero l'aumento di 1 punto percentuale della contribuzione per i giornalisti attivi e pensionati per un quinquennio (con il benestare del sindacato dei giornalisti, l'Fnsi). Una vera e propria mazzata annuale per molti cronisti con stipendi minimi. La manovra è articolata in altre declinazioni, elencate qui: si va dalla sospensione della concessione delle residue prestazioni facoltative, ad esempio superinvalidità e sussidi, alla rimodulazione del limite di reddito cumulabile con la pensione, con l'abbassamento della attuale soglia di franchigia a 5mila euro annui. Gli interventi non saranno subito operativi e dovranno essere approvati dai ministeri vigilanti di Economia e Lavoro. 

Mentre si cerca di far slittare anche il commissariamento dell'ente, si va avanti con il 'miraggio' di (pochi) nuovi iscritti nel bacino dei comunicatori. La presidente Inpgi Marina Macelloni, infatti, ha confermato: "Se verrà approvato l’emendamento al decreto Sostegni-bis che posticipa di sei mesi il possibile commissariamento dell’istituto, abbiamo tempo per realizzare, con la regia del Governo, un confronto con tutti i protagonisti del comparto per interventi che mettano in sicurezza tutto il settore e arrivare alla legge di Bilancio con una norma per l’allargamento della base degli iscritti Inpgi".

Carlo Parisi è tra i 3 consiglieri 'dissidenti' che hanno votato no. Con fermezza ribadisce a Today.it quanto espresso in un comunicato - scritto a 6 mani con Elena Polidori e Daniela Stigliano - appena terminato il Cda: "Sono inutili sacrifici solo per i giornalisti". 

Una decisione che risolve poco e continua a posticipare i problemi...

"Il punto riguardante i giornalisti grida vendetta: la contribuzione supererà il 9.19% dell'Inps dalla quale paradossalmente vogliamo stare lontani, arrivando al 10,19%. E parliamo già di stipendi molto bassi rispetto a tante altre categorie. Vero che poi si recupererà almeno una parte sotto forma di pensione, ma come si fa a fare questo ragionamento? Un lavoratore che va al supemercato a fare la spesa ha bisogno dei soldi oggi, non può dire 'Pagherò quando mi arriverà la pensione'".

Anche perchè gli editori ne escono indenni. 

"Un'altra questione vergognosa è che gli editori non pagheranno alcun prezzo. Per anni hanno versato contributi molto inferiori rispetto a quanto richiesto dall’Inps e sono responsabili di aver attinto a piene mani dalle casse dell’Inpgi per rispondere alla crisi con un uso disinvolto e spesso ingiustificato degli ammortizzatori sociali e dei prepensionamenti".

L'Fnsi ha espresso voto favorevole alla manovra. Il segretario Lorusso ha affermato che "in giunta e nelle consulte regionali le misure sono state votate a larghissima maggioranza", spiegando come "i vertici Inpgi debbano intervenire per legge per ridurre il disavanzo" e auspicando che si allarghi la "platea degli iscritti". E' stato fatto abbastanza secondo lei?

"Una delibera ha varato il leggerissimo taglio del 5% dei soldi riconosciuti alla Fnsi e alle Associazioni regionali di stampa, che ricevono contributi per 2,471 milioni di euro: noi l’abbiamo approvata pur sottolineando che la riduzione dell’importo resta insoddisfacente e che ci aspettiamo il sindacato partecipi maggiormente ai sacrifici imposti ai giornalisti con tagli più consistenti. Parliamo di un sindacato che ha un bilancio in attivo di 600mila euro e un portafoglio bancario di circa 8 milioni. L'Fnsi rimane ancorata a un mondo che non esiste più e continua a trincerarsi contro un nemico invisibile che non arriva mai". 

Anche le annue lorde dei vertici Inpgi sono sulle medie più alte delle fasce dirigenziali pubbliche. La direttrice generale e la presidente guadagnano rispettivamente 231mila e 235mila euro all'anno. 

"La riduzione del 10% dei compensi per gli organi collegiali per noi comunque irrisoria, del valore di 130mila euro l’anno, era invece già scattata da maggio. Mentre l'Istituto ha rinviato a un tempo non definito i tagli ai costi della struttura. E come se tutta la famiglia stesse male per la carestia, e fosse costretta a mangiare gli scarti, mentre il capofamiglia continua a mangiare carne. Tutti devono fare sacrifici, e non solo i giornalisti con gli stipendi più bassi". 

Con un buco di oltre 240 milioni di euro l'Inpgi è destinato ad implodere. Nelle previsioni prospettiche nel 2025 senza interventi non ci saranno più soldi per le pensioni dei giornalisti. La crisi dei nuovi ingressi è inarrestabile e neanche l'ampliamento ai comunicatori sembra arginare il problema.

"Poche migliaia di comunicatori, che comunque non vogliono entrare, non risolvono la questione. E' un'emorragia inarrestabile se non si pensano interventi drastici. L'Inpgi va ripensata radicalmente. Qualche anno fa proposi di trasformarlo nell'Istituto di previdenza dell'informazione italiana: ovvero raggruppare i contributi di tutti i lavoratori delle aziende editoriali, non solo i giornalisti. Confluirebbero quindi tecnici, amministrativi, poligrafici, allargando in grande misura le entrate. Non solo. Anche se a pensarlo sono considerato quasi eretico, l'Ordine dei giornalisti dovrebbe avere un elenco dei blogger".

E far entrare anche loro nell'Inpgi?

"Questo innanzitutto porrebbe un freno alle 'notizie selvagge' e senza alcun controllo deontologico. E, soprattutto, vedrebbe la platea allargarsi a contribuenti con altissime entrate, ben superiori a quelle medie; basti pensare a un personaggio come Chiara Ferragni".

Nell'immediato cosa urge fare?

"Il problema è ovviamente nella gestione principale. La gestione separata, fondandosi sul sistema puramente contributivo (solo dal 2017 in vigore per la principale) scoppia di salute, venendo elargite le prestazioni reali rispetto ai contributi. Noi abbiamo sempre chiesto la garanzia pubblica, ovvero riconoscere all'Istituto tutti i soldi che nel corso di questi anni sono stati pagati dai giornalisti per la copertura degli ammortizzatori sociali. In virtù dell'autonomia, infatti, il costo degli ammortizzatori, sia la cassa integrazione che i contratti di solidarietà, è stato pagato interamente dall'Inpgi: non avremmo questo passivo se lo Stato avesse rimborsato i soldi. Senza dimenticare che non è vero, anche se molti lo dicono, che non si può tornare alla garanzia pubblica come prima del 1994 perchè tutte le casse sono state privatizzate: questo vale solo per la gestione separata". 


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