Economia

Il lavoro c'è ma solo a tempo determinato: per i giovani il calvario continua

Dati in chiaroscuro quelli dalla nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione curata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal. Diminuiscono disoccupati e inattivi ma è un'esplosione del numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti

Nel secondo trimestre prosegue la tendenza all'aumento dell'occupazione su base annua e in termini congiunturali, ma a crescere è soprattutto la componente a tempo determinato. E' quanto emerge dalla nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione curata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal.

Infatti se è vero che aumentano gli occupati e diminuiscono sia le persone in cerca di lavoro (-154 mila) sia degli inattivi (-76 mila), i dati evidenziano l'esplosione del numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti dopo 4 anni di calo ininterrotto: dopo una prima inversione di tendenza nel quarto trimestre 2016 (+2,5%), nel primo trimestre 2017 ha fatto registrare una significativa ripresa (+13,5%) in seguito anche all'abrogazione del lavoro accessorio, i cosidetti voucher, che si è accentuata notevolmente nel secondo trimestre 2017 (+73,7%).

Male il lavoro giovanile

Se aumenta l'occupazione non è così però per i giovani. Secondo i dati Istat sulle forze di lavoro, l'impatto dell'invecchiamento della popolazione sul mercato del lavoro è significativa: cresce il numero degli occupati ultracinquantenni, indotta anche dall'allungamento dell'età pensionabile.

Nel secondo trimestre 2017 il numero di occupati tra i giovani 15-34enni rimane stabile rispetto al trimestre precedente e torna a calare su base tendenziale (-0,7 per cento, -38 mila unità), il tasso di occupazione invece cresce leggermente in entrambi i periodi; per i giovani il tasso di inattività aumenta anche su base annua.

La crescita tendenziale dell'occupazione è ancora interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente in termini sia di occupati (+2,1%, Istat) sia di posizioni lavorative riferite specificamente ai settori dell'industria e dei servizi (+3,2%, Istat). Mentre il lavoro indipendente continua a diminuire sia a livello tendenziale (-203 mila occupati, -3,6%, Istat) riguardando in quasi un terzo dei casi i collaboratori , sia congiunturale (-71 mila occupati, -1,3%, Istat), accentuando il suo trend negativo di medio periodo.

Con riferimento alla tipologia contrattuale, l'aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti sulla base delle Comunicazioni Obbligatorie (CO) è frutto di 56 mila posizioni a tempo indeterminato e di 55 mila posizioni a tempo determinato. Se le prime crescono ininterrottamente dal 2015, anche se in forte rallentamento nell'anno successivo, per le posizioni a tempo determinato l'incremento è iniziato dal secondo trimestre 2016.

Secondo i dati delle CO del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, su base annua, per il quinto trimestre consecutivo è continuato a ritmi crescenti l'aumento del lavoro dipendente a tempo determinato (rispettivamente +44 mila, +66 mila, +145 mila, +241 mila, +329 mila). Questi segnali si rafforzano se si considerano le imprese industriali e dei servizi che mostrano, anche secondo la fonte Uniemens-Inps, un forte incremento del tempo determinato (+482 mila su base annua; Tavola 1). Contestualmente, per le posizioni lavorative a tempo indeterminato si osserva una sostanziale stabilizzazione della crescita in entrambe le fonti


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