Economia

Cosa sta succedendo al prezzo della pasta

Rispetto a due anni fa un pacco di spaghetti costa il 37 per cento in più. "I prezzi devono calare senza se e senza ma", attacca l'Unione dei Consumatori. I pastai respingono le accuse al mittente

Negli ultimi 24 mesi il prezzo di un chilo di pasta è aumentato del 37%. La denuncia dell'Unione italiana consumatori è senza troppe sfumature: "I prezzi devono calare senza se e senza ma" commenta il presidente dell’associazione, Massimiliano Dona. Era stata la Coldiretti a far notare che, e sulla base dei dati Istat Coeweb, mentre il grano duro è stato pagato agli agricoltori il 30% in meno nell’ultimo anno, nello stesso periodo il prezzo della pasta è aumentato del 18%. Una distorsione che si riverbera nell'andamento dei prezzi medi al consumo, in base ai numeri in mano all'dsservatorio del ministero del Made in Italy: la pasta è aumentata da 1,50 a 2,30 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono scese a 38 centesimi di euro al chilo.

"Il prezzo della pasta deve scendere immediatamente"

"Il prezzo della pasta deve scendere immediatamente - dice il presidente dell’Unione consumatori - è vero che a fare il prezzo è il mercato globale, peccato che le quotazioni del frumento siano scese". Secondo gli indici dei prezzi alla produzione del grano duro dell’Ismea, le quotazioni nel mese di marzo sono scese del 21,8% rispetto a marzo 2022. "Nello stesso periodo di riferimento - dice Dona - il prezzo della pasta fresca e secca, secondo l’Istat, è invece salito del 18,2%. Se a questo aggiungiamo che le bollette di luce e gas dall’inizio dell’anno stanno diminuendo, ecco che non ci sono più giustificazioni".

I pastai respingono le accuse al mittente

"Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l'industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. Contrariamente a quanto viene spesso detto, il grano estero costa anche più di quello italiano (in media il +10%), soprattutto in questo momento storico particolare. Spiace che la Coldiretti continui ad avanzare dei dubbi su presunte speculazioni, con il consueto intento di confondere i nostri consumatori". Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Unione Italiana Food, respinge al mittente le accuse mosse da Coldiretti nei giorni scorsi sull'aumento del prezzo della pasta a fronte di una diminuzione del costo del grano duro, e ancor più nettamemte quelle sulla presunta speculazione da parte dei pastai di ridurre il prezzo del grano italiano per favorire le importazioni di grano estero/canadese.

I pastai italiani, ricordano in una nota, "sostengono gli agricoltori del nostro Paese con i contratti di filiera per garantire il giusto prezzo e acquistano tutto il grano duro pastificabile disponibile in Italia e la pasta che compriamo oggi è fatta col grano acquistato mesi e mesi fa a prezzi più alti. Inoltre, quando parliamo di pasta, un alimento monoingrediente, è vero che il grano duro e la semola impattano in modo rilevante sul costo finale, ma dobbiamo tenere presente anche altre voci di costo come l'energia, i materiali ausiliari (imballaggi primari e secondari) e la logistica (trasporto locale e internazionale), tutti ambiti in cui i rincari sono ancora evidenti ed elevati".
"Nonostante tutto - conclude - la pasta continua a restare un alimento accessibile, perché con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti (legumi e un filo d'olio), si riesce a preparare un pasto bilanciato per una famiglia di 5 persone, con meno di due euro".

Esposto del Codacons in arrivo

La pasta venduta in Italia rischia di finire sul tavolo dell'Antitrust e delle Procure della Repubblica. Il Codacons, sta infatti studiando un nuovo esposto all'Autorità per la concorrenza e alla magistratura penale affinché accerti possibili illeciti sull’andamento dei listini al dettaglio. "Oggi la pasta è rincarata in media del 18,2% rispetto allo scorso anno, con ricadute pari in media a +25,5 euro annui a famiglia – spiega il presidente Carlo Rienzi – Aumenti dei listini che, tuttavia, non sembrano giustificati dall’andamento delle quotazioni del grano. È necessario quindi verificare cosa, nello specifico, determina incrementi così forti dei listini, e se vi siano anomalie sul mercato tese a mantenere elevati i prezzi al dettaglio di un prodotto molto presente sulle tavole degli italiani, al punto che ogni cittadino consuma circa 23 chili di pasta all'anno". Rincari che, secondo il Codacons, potrebbero configurare l'ipotesi di cartello anti-concorrenza e la fattispecie di manovre speculative su merci.


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