Economia

Come cambiano le tasse col governo Meloni

Il governo vuole cambiare il fisco, autofinanziando la riforma: meno aliquote Irpef ma anche minori sconti fiscali. Come cambieranno le tasse e quanto tempo ci vorrà per vedere la riforma

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti (Roberto Monaldo / LaPresse)

Il governo Meloni vuole riformare il fisco per agire su tasse e, in parte, stipendi. In legge di bilancio il governo aveva presentato le misure come "anteprime" di riforme più ampie che sarebbero arrivate nel 2023. Ora, il tempo della riforma fiscale è arrivato anche se i tempi non saranno brevi. Il piano del governo poggia su tre pilastri: riduzione a tre aliquote e relativi scaglioni per l'Irpef, semplificazione delle tasse per le imprese e razionalizzazione di sconti ed esenzioni fiscali - ne sentirete parlare come "tax expenditures" -, oltre alla modifica dell'Iva. Vediamo in cosa consiste la riforma del fisco e quali sono le tempistiche. 

Come cambia l'Irpef con il governo Meloni: i nuovi scaglioni

Il grosso della riforma del fisco pensata dal governo Meloni riguarda l'Irpef. L'Imposta sul reddito delle persone fisiche, insieme all'Iva, è uno dei due fondamenti delle entrate fiscali dello Stato: da sola, l'Irpef vale quasi il 38 per cento di tutte le tasse versate dai cittadini.

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La novità principale per l'Irpef è la riduzione degli scaglioni di reddito da quattro a tre, con la relativa riduzione delle aliquote corrispondenti. Il centrodestra pensava a una riforma simile da tempo, in continuità con il governo Draghi che aveva già ridotto le aliquote da cinque a quattro. Aliquote e scaglioni Irpef sono attualmente così divisi: 

  • Aliquota Irpef del 23 per cento per i redditi da 0 a 15.000 euro;
  • Aliquota Irpef del 25 per cento per i redditi da 15.001 a 28.000 euro;
  • Aliquota Irpef del 35 per cento per i redditi da 28.001 a 50.000 euro;
  • Aliquota Irpef del 43 per cento per i redditi oltre i 50.000 euro.
ALIQUOTE IRPEF SCAGLIONI IRPEF
23 per cento 15.000 euro
25 per cento da 15.001 a 28.000 euro
35 per cento da 28.001 a 50.000 euro
43 per cento da 50.000 euro in su

Allo studio del governo c'è la composizione delle tre nuove aliquote Irpef accorpando gli scaglioni centrali e prevedendo uno schema con aliquota al 23 per cento per i redditi fino a 15mila euro, al 27 per cento per i redditi da 15mila euro a 50mila euro e 43 per cento per redditi oltre i 50mila euro.

L'Irpef è pagata per oltre il 55 per cento dai lavoratori dipendenti: una riduzione delle aliquote è una prima operazione che impatterà sugli stipendi dei lavoratori, in attesa di una riforma più strutturale sul cuneo fiscale.

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Il governo ha intenzione anche di razionalizzare le aliquote Iva, per importanza la seconda tassa dopo l'Irpef. Attualmente le aliquote Iva sono quattro, con quella ordinaria al 22 per cento. Tuttavia, non sono ancora noti i dettagli su una potenziale riforma delle aliquote Iva.

Meno tasse per le imprese

La riforma fiscale che ha in mente il governo Meloni prevede il graduale superamento dell'Irap e nuovi meccanismi di tassazione per le imprese riguardo Ires e reddito d'impresa. In generale, il governo punta ad aumentare le entrate fiscali prevenendo l'evasione. La stessa Giorgia Meloni aveva detto che "occorre rivoluzionare il rapporto tra il fisco e il singolo contribuente per fare in modo che le pratiche scorrette si combattano prima ancora che vengano realizzate".

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Per le grandi imprese il governo vuole rafforzare la "Cooperative compliance", ossia l'adempimento collaborativo, per ridurre i contenziosi e quindi le mancate entrate fiscali dello Stato. Per le piccole imprese invece si punterà sul concordato preventivo: lo Stato fisserà in anticipo le tasse da pagare, con accordi biennali, in base ad alcuni parametri. Le eventuali eccedenze che risulteranno al di sopra del tetto fissato non dovranno essere pagate.

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In generale, la riforma fiscale ha lo scopo di semplificare il rapporto tra contribuenti e Stato, rendendolo più diretto e trasparente. 

Le risorse arrivano dalle esenzioni fiscali

"Abbiamo circa 600 'tax expenditures' che rubano 156 miliardi. Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote", ha detto il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo.

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Le "tax expenditures" non sono altro che sconti e agevolazioni fiscali, decisamente numerosi nel sistema tributario italiano. Tagliando quelle ritenute meno utili il governo conta di reperire parte delle risorse necessarie alla riforma del fisco. Secondo l'ultimo "Rapporto annuale sulle Spese Fiscali 2022" redatto dalla Commissione per le Spese Fiscali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, esenzioni e agevolazioni fiscali - "tax expenditures" - sono 626.

Quando ci sarà la riforma del fisco

Ci vorrà ancora del tempo per vedere una riforma del fisco. I tempi d'arrivo dello "scheletro" della riforma in Consiglio dei Ministri saranno brevi, ma non si può dire lo stesso della definizione dei dettagli e dell'entrata in vigore delle nuove misure, come i nuovi scaglioni Irpef e Iva. 

La riforma del fisco del governo Meloni seguirà infatti l'iter di una legge delega: dopo l'approvazione del disegno di legge delega in Consiglio dei ministri, il testo passerà al Parlamento che, secondo il piano del governo, approverà in 12 mesi una legge delega di riforma del fisco. A quel punto il testo tornerà al governo che potrà - secondo i vincoli contenuti nella legge delega -, emanare dei decreti legislativi per attuare la riforma del fisco. Tradotto: non vedremo le prime misure della riforma del fisco prima del 2024. 

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