I cibi che stanno scomparendo dagli scaffali dei supermercati
Il caro energia, con pescherecci in difficoltà e sempre più serre spente, e il maltempo innescano una serie di aumenti a catena che arrivano fino alle buste della spesa. Cosa sta succedendo
Portare del pesce sulle nostre tavole, così come frutta e verdura, rischia di diventare un lusso, ma anche ciclamini e lilium potrebbero diventare merce rara. Tutta colpa del caro petrolio da un lato e del maltempo dall'altro. L'effetto domino è dietro l'angolo. "Tessera dopo tessera" si rischia di arrivare nei supermercati, nelle buste della spesa.
Pescherecci fermi
"Il caro petrolio blocca i pescherecci italiani nei porti e spegne le serre di fiori ed ortaggi con l’esplosione dei costi energetici che rappresentano la voce principale dell’attività produttiva", denuncia Coldiretti.
Nell’ultimo un anno si registra un +67% del prezzo medio del gasolio, che sta "affondando" la flotta nazionale costretta a navigare in perdita o a tagliare le uscite secondo Impresapesca Coldiretti. Oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante.
"Senza adeguate ed urgenti misure per calmierare il costo del carburante le imbarcazioni sono costrette a pescare in perdita se non addirittura a restare in banchina con gravi ripercussioni sulla filiera e sull’occupazione per un settore che – sottolinea Coldiretti – conta complessivamente 12mila imprese e 28mila lavoratori, con un vasto indotto collegato".
Fiori addio
L’aumento record dei costi energetici mette a rischio il futuro di alcune delle produzioni più tipiche del florovivaismo nazionale come tra gli altri il ciclamino, il lilium o il ranuncolo. Quella florovivaistica non è un'attività che si può "mettere in pausa". Le rose ad esempio hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire e lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi per fiorire ed in assenza di riscaldamento muoiono.
"E chi non riesce e far fronte agli aumenti è così costretto a spegnere le serre e cercare di riconvertire la produzione. Un trend che pesa gravemente su un settore cardine per l’economia agricola nazionale che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati", secondo Coldiretti.
Anche gli imballaggi hanno un costo
In Italia l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada. Si comprende quindi come l’aumento di benzina e gasolio si traduca in scontrini più impegnativi per le famiglie.
L’aumento dei costi – continua la Coldiretti – riguarda anche l’alimentazione del bestiame e i costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica (+72%) per i vasetti dei fiori alla banda stagnata per i barattoli (+60%), dal vetro (+40%) per i vasetti fino alla carta (+31%) per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
La borsa della spesa
Basta un giro al mercato o al supermercato per rendersi conto dei rincari. Se si vuole l'ufficialità basta vedere le indicazioni della Borsa merci telematica italiana (ultimo ggiornamento al 28 gennaio ndr).
Da due settimane si evidenzia che:
- Il freddo rigido sta condizionando negativamente la qualità di melanzane e zucchine;
- C'è bassa disponibilità a causa delle gelate per i carciofi.
Il maltempo
Nell'ultimo anno sono aumentate del 29% le bufere di vento, che si traducono in alberi abbattuti, tetti delle serre volati, vasi ribaltati. Violente raffiche di vento hanno favorito anche gli incendi nei boschi, resi aridi dall’aria secca e dalla prolungata mancanza di precipitazioni. Ma non solo. E' di oggi la notizia che persiste la condizione di magra invernale del fiume Po, con una diminuzione del -25% sulle portate mensili di gennaio.
Gli eventi climatici estremi hanno un costo: in Italia i danni stimati alle attività agricole superano i 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Un meteo pazzo che porta la neve sul Vesuvio ed è allerta della Protezione Civile per temporali e rischio idrogeologico su un territorio come quello italiano – sottolinea Coldiretti – reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con 7252 comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, a rischio frane e alluvioni secondo dati Ispra.
Questo significa che c'è sempre meno terra coltivata. Anche qui doppia conseguenza: meno prodotti (quindi più cari) e terreno incapace di assorbire l'acqua piovana che scorre in superficie aumentando i rischi di allagamenti.
“Per proteggere i territori e le popolazioni che vi abitano, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare con i progetti del Pnrr", dice il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. "Occorre anche accelerare - aggiunge - sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio e per la lotta ai cambiamenti climatici”.