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Come il Data Act europeo cambierà la gestione delle informazioni raccolte dai dispositivi

La Commissione spera di generare un mercato dei dati da 270 miliardi entro il 2028 e di mettere fine al monopolio dei produttori di articoli connessi

Dove vanno a finire i dati raccolti dagli smartwatch o dai dispositivi a comando vocale? Questo è il quesito all’origine del nuovo Data Act, la proposta della Commissione europea volta a regolare chi può accedere e utilizzare i dati digitali generati nell'Ue in tutti i settori economici. Oltre alla necessità di tutelare i consumatori, Bruxelles si è concentrata sulla volontà di stimolare un mercato che oggi non riesce a esprimere il suo potenziale a causa delle normative poco chiare, della mancanza di contratti per la condivisione dei dati e di altre barriere esistenti.

La legge sui dati, o Data Act, a detta della Commissione, “garantirà equità nell'ambiente digitale, stimolerà un mercato dei dati competitivo, creerà opportunità per l'innovazione e renderà i dati più accessibili per tutti”. Il volume dei dati in circolazione è in costante crescita: se nel 2018 in tutto il mondo sono stati generati 33 zettabyte, per il 2025 si prevede di raggiungere i 175 zettabyte. Per la Commissione è “un potenziale non sfruttato”, dal momento che “l'80% dei dati industriali non viene mai utilizzato”. Secondo i calcoli di Bruxelles, le nuove norme metteranno una maggiore quantità di dati a disposizione per il riutilizzo e “dovrebbero creare 270 miliardi di euro di Pil aggiuntivo entro il 2028”. 

La proposta comprende misure volte a permettere agli utenti che usano dispositivi connessi di avere accesso ai dati da essi generati. Questi vengono regolarmente raccolti esclusivamente dall’azienda che fabbrica i dispositivi che li utilizza per uso proprio e non permette all’utente di averne accesso. Ai sensi delle norme proposte, i consumatori europei potranno ottenere la condivisione di tali dati con soggetti terzi che potrebbero fornire loro servizi post-vendita, un settore oggi nelle mani dei soli produttori. Se Parlamento europeo e Consiglio confermeranno le scelte della Commissione, in futuro si potrebbe scegliere un fornitore di servizi di riparazione e manutenzione più economico rispetto all’azienda che ha fabbricato il prodotto, se non addirittura decidere di effettuare da soli la manutenzione o la riparazione.

Tra le proposte presentate ci sono anche “misure volte a riequilibrare il potere negoziale delle Pmi prevenendo l'abuso di squilibri contrattuali nei contratti di condivisione dei dati”. La Commissione definirà inoltre un modello di clausole contrattuali per aiutare tali imprese a elaborare e negoziare contratti equi di condivisione dei dati. La proposta prevede anche l’introduzione di “mezzi che consentano agli enti pubblici di accedere ai dati in possesso del settore privato e di utilizzarli quando sono necessari per circostanze eccezionali, in particolare in caso di emergenza pubblica, come inondazioni e incendi boschivi”. Bruxelles ha infine proposto nuove norme che consentiranno ai clienti di cambiare efficacemente fornitore di servizi di trattamento dei dati sul cloud e che introducano garanzie contro il trasferimento illecito di dati.


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