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L'influenza stagionale preoccupa gli esperti Ue: rischio "twindemic" e dubbi sui vaccini

L'epidemia 'gemella' del Covid si sta diffondendo più del previsto dopo che i livelli di circolazione si erano quasi azzerati lo scorso anno per via di lockdown e restrizioni

La twindemic, o epidemia gemella, è un rischio serio da prendere in considerazione. A dirlo sono gli esperti dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che hanno usato il neologismo inglese per indicare la nuova epidemia di influenza stagionale che, affiancandosi al Covid, sta mettendo in difficoltà più del previsto alcuni sistemi sanitari Ue e potrebbe presto diffondersi a tutto il continente. A mettere in allarme le autorità europee sono anche i dubbi sull’efficacia degli attuali vaccini antinfluenzali, sviluppati su un ceppo virale diverso da quello che sta circolando maggiormente nell’inverno in corso. 

Lo scorso anno i tassi di contagio influenzali si erano quasi azzerati per effetto delle misure d’emergenza prese dai governi Ue per fermare l’avanzata del Covid. Lockdown, mascherine e restrizioni sul numero di persone al chiuso avevano fermato la circolazione dell’influenza che normalmente uccide circa 650 mila persone all’anno in tutto il mondo. Tuttavia, il ritorno alla vita di società e il rilassamento delle restrizioni consentito dai vaccini anti-Covid hanno fatto rimbalzare i tassi di circolazione dell’influenza stagionale, che negli ultimi due mesi - secondo quanto riferito dall’Ecdc - si sta diffondendo molto più del previsto. 

A dicembre, il numero di casi di influenza nelle terapie intensive europee è aumentato costantemente fino a raggiungere il picco di 43 nell'ultima settimana dell'anno, secondo i dati aggregati dagli esperti dell’Ecdc e dell'Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2018 si era raggiunto il picco superiore ai 400 ricoveri in terapia intensiva, ma - fanno notare oggi gli esperti - quello che ora preoccupa è la tendenza verso il peggioramento combinata alla presenza del Covid. “Se iniziamo a revocare tutte le misure, la mia grande preoccupazione per l'influenza è che ci allontaneremo dai normali modelli stagionali”, ha affermato alla Reuters il direttore dei programmi Ecdc di contrasto alle malattie, Pasi Penttinen. L’esperto ha aggiunto che le sue preoccupazioni sono dovute al fatto che “per tanto tempo abbiamo avuto quasi nessuna circolazione (dell’influenza, ndr) nella popolazione europea”.

Oltre alla novità rappresentata dalla compresenza del Covid e dell’influenza, gli esperti hanno fatto notare che anche chi ha fatto il vaccino antinfluenzale potrebbe comunque trovarsi esposto alla variante stagionale che sta circolando in questi mesi. I test di laboratorio - ha spiegato Penttinen - mostrano che i vaccini disponibili quest'anno “non saranno ottimali” contro l’H3, ovvero la variante influenzale più diffusa. Ciò è dovuto al fatto che quando le case farmaceutiche hanno stabilito la composizione del vaccino antinfluenzale per la stagione in corso si sono basate sui pochi dati a disposizione sulla circolazione del virus dello scorso anno. Poi un ceppo differente avrebbe preso il sopravvento.

Al netto delle ipotesi sull’efficacia delle dosi, c’è da dire che la campagna vaccinale per l’antinfluenzale non ha portato all’immunizzazione sperata in tanti Paesi Ue. In Francia, ad esempio, finora si sono vaccinati 12 milioni di cittadini, circa il 45 per cento della popolazione a cui viene consigliata la somministrazione dell’antinfluenzale. Di qui la scelta di prorogare di un mese, fino a fine febbraio, il periodo di vaccinazione nella speranza di aumentare la copertura.


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