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Il Marocco come la Turchia: dall'Ue 500 milioni di euro per bloccare i migranti

Il "premio" a Rabat dopo la tragedia alla frontiera con la Spagna in cui morirono 37 persone. Il ruolo del governo di centrosinistra di Madrid

Una barriera al confine tra Marocco e Spagna

Il 24 giugno scorso, almeno 37 migranti sono morti mentre cercavano di raggiungere la Spagna dal Marocco, nei pressi dell'enclave di Melilla. Per le ong, la colpa è stata della autorità di Rabat, che, come documentato da diversi video, hanno usato la violenza per fermare le centinaia di persone giunte alla frontiera, creando panico e calca. Un atteggiamento ben diverso da quello tenuto poche settimana prima, a marzo, quando in 900 erano giunti proprio a Melilla senza troppi problemi, scatenando le ire di Madrid. Cos'era cambiato in tre mesi, forse, è più chiaro oggi: il Marocco riceverà 500 milioni di euro aggiuntivi dall'Unione europea per controllare i suoi confini e ripendersi i suoi cittadini sbarcato in Europa irregolarmente. Un po' come avviene da tempo con la Turchia dall'altra parte del Mediterraneo.

A riportare la notizia è il quotidiano spagnolo El Pais, che cita fonti comunitarie. Questo nuovo quadro di finanziamenti, che copre il periodo 2021-2027, supera di gran lunga i 343 milioni del precedente accordo. Un aumento del 50%. Il "premio" fa felice di sicuro il Marocco, che nei mesi scorsi aveva aperto un fronte di polemiche con la Spagna, la quale a sua volta aveva protestato a Bruxelles per i ritardi con cui la Commissione europea rispondeva alle criticità sul lato sud-occidentale del vicinato. Già, perché la trattativa sui 500 milioni va avanti da mesi, e a complicare i negoziati avevano contribuito i fatti di marzo.

Come dicevamo, infatti, tra il 2 e il 3 marzo l'enclave spagnola di Melilla fu invasa da circa 900 migranti che, secondo Madrid, erano stati "spinti" da Rabat come ricatto per ricevere più fondi Ue per la gestione delle sue frontiere. Non era la prima volta che accadeva: nel 2021, Bruxelles aveva accusato il Marocco di aver deliberatamente permesso a 10mila migranti di attraversare il confine con la Spagna, sempre per la questione dei negoziati sulle risorse comunitarie. Una linea di azione che l'Ue conosce bene: lo fa la Turchia di Recep Erdogan, che periodicamente riapre il suo braccio di ferro con la Grecia per 'ricordare' all'Ue dei finanziamenti promessi per bloccare e gestire i migranti della rotta balcanica. E lo ha fatto la Bielorussia di Aleksandr Lukashenko poco prima della guerra in Ucraina.

Rabat non è da meno: come ricorda El Pais, nel 2018, in un momento in cui il Marocco sperava in più soldi europei, "più di 64mila migranti sono sbarcati sulle coste spagnole, un record assoluto. Quindi l'Ue ha risposto con un pacchetto di oltre 140 milioni e nel 2019 il numero di arrivi è diminuito della metà". Stavolta, dopo i fatti di marzo, la reazione di Bruxelles sarebbe stata meno conciliante: "I nostri vicini devono sapere con molta chiarezza che nella migrazione hanno più da guadagnare lavorando con noi che contro di noi", ha riassunto una fonte Ue al quotidiano spagnolo.

Madrid, al contrario, ha cercato da subito un accordo con Rabat, arrivando persino a creare una crisi diplomatica con l'Algeria, importante fornitrice di gas, quando il premier Pedro Sanchez ha appoggiato la proposta marocchina per porre fine alla contesa sul Sahara occidentale con la stessa Algeri. A giugno, poi, visto il blocco delle forniture di gas algerino, la Spagna ha anche pompato il suo gnl verso Rabat. Ma per convincere Bruxelles a chiudere il negoziato sui fondi per l'immigrazione serviva un impegno visibile del Marocco.

E così si giunge al tragico 24 giugno, quanto la polizia di frontiera marocchina ha reagito con violenza estrema al tentativo di attraversamento del confine spagnolo da parte di circa 2mila migranti. Un episodio duramente contestato dall'Onu e dall'Unione africana. Ma sul quale sia Madrid (dove al governo c'è un governo di centrosinistra), sia Bruxelles hanno evitato parole di condanna nei confronti di Rabat. Adesso, la notizia dello sblocco dei 500 milioni di euro per la gestione delle frontiere. Una conquista, per Rabat, che potrebbe non essere isolata. All'orizzonte ci sono potenziali progetti congiunti, come quello di un gasdotto che dalla Nigeria arrivi fino al Marocco e da qui alla Spagna (sempre Algeria permettendo).   

Dal punto di vista di Bruxelles, l'accordo con Rabat è un nuovo tassello della nuova strategia sul contrasto all'immigrazione illegale, che punta su accordi con i Paesi di frontiera e del vicinato. Da qui al 2027, ci sono circa 8 miliardi a disposizione all'interno di un apposito fondo, lo Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale. Nelle prossime settimane, la Commissione europea dovrà chiudere anche gli altri accordi, in particolate con i Paesi africani.


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