Film al Cinema

"Disco Boy" conferma Giacomo Abbruzzese giovane promessa del cinema italiano

Unico film italiano in concorso “Disco Boy” conferma Giacomo Abbruzzese nell’esordio alla regia del suo primo lungometraggio dopo diversi corti come promessa del cinema italiano e non solo visto, che il giovane regista tarantino, si è diplomato a Le Fresnoy in Francia, ed è stato nominato ai César per un documentario prodotto in America. Abbruzzese vive tra Parigi e Madrid e ha voluto che la sua opera prima fosse internazionale, dalla parte produttiva (Francia/Italia/Belgio/Polonia) alle location e al cast, nel quale spicca uno degli attori più quotati del cinema tedesco Franz Rogowski, che non è nuovo al cinema italiano, infatti era già stato apprezzato nel film di Mainetti “Freaks out”.

Il film dalla sceneggiatura originale, ricca di spunti di riflessione rispetto a temi importanti come il capitalismo e le condizioni dei popoli sfruttati, l’emarginazione e la rivalsa sociale, i traumi della guerra , ci trasporta inizialmente in uno guerra per poi immergerci in un paesaggio intenso: il Delta del Niger. La cospicua presenza di oleodotti e di raffinerie in quest’area geografica ha determinato degli ingenti danni al paesaggio e alle popolazioni, creando una grande depressione sociale, che ha contribuito molto nella formazione di gruppi di ribelli. Tutto comincia però in Polonia dove arrivano Aleksei (Franz Rogowski), un ragazzo bielorusso che con il suo amico Mikhail (Michal Balicki) e un gruppo di altri cittadini bielorussi, tutti in possesso di visto turistico breve, dovrebbero vedere una partita di calcio. Naturalmente, da come si intuisce immediatamente I due amici vorrebbero fuggire e alla prima occasione che hanno, scendono di soppiatto dall'autobus, chiedono poi un passaggio a un simpatico camionista diretto a ovest e entrano in Francia.

Dall’arrivo in terra francese tutto cambia e in molte scene l’acqua diverrà’ l’elemento evocatore per eccellenza, sia nella fuga che nella parte più cruenta, quella della guerriglia ambientata in Nigeria, in cui incontra una sorta di universo parallelo: Jomo (Morr Ndiaye) un carismatico guerrigliero che con la sorella Udoka (Laetitia Ky), guida un gruppo paramilitare insorto nel Delta del Niger, i due (come David Bowie, forse Abruzzese voleva citarlo come esempio di figura supernaturale ma esistita) hanno gli occhi entrambi di colore diverso.

Aleksei entra in contatto con il mondo africano dopo essersi rifugiato clandestinamente in Francia e essersi arruolato nella Legione straniera, per ottenere la cittadinanza francese e fuggire da tutta la sua esistenza.

E’ nell’incontro con i due fratelli nigeriani e con il suo inconscio emerge prepotentemente e in cui il film si delinea con nitidezza su quello che era uno stile solo accennato all’inizio: le meravigliose musiche psichedeliche e elettroniche di Vitalic (nome di punta nel panorama musicale alternativo e dell’elettronica), si sovrappongo a delle immagini oniriche molto importanti ed evocative, in cui il montaggio sembra essere in secondo piano, ma in realtà è solo una sensazione dovuta alla carica degli elementi che si addensano tra di loro e si trasformano in un unico corpo cinematografico, di notevole spessore in quanto a stile e regia.

Giacomo Abruzzese è senz’altro una promessa del cinema italiano sia nel nostro Paese che all’estero, il suo stile appare come innovativo, strutturato e maturo, ricco di suggestioni e di temi importanti, che attraversano la psiche e il sociale senza interrompere il flusso immaginifico.


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