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"Love Club", dietro le quinte con chi ha scritto la sceneggiatura: "Una serie queer lontana dagli stereotipi"

"Cercavamo una via di mezzo tra Boys Don’t Cry e Modern Family": intervista al team che ha creato la nuova serie italiana lgbt uscita su Prime Video

Veronica Galli, Bex Gunther, Denise Santoro, Silvia Di Gregorio e Tommaso Triolo

Love Club è una serie tv che parla di un immaginario locale milanese che in qualche modo è una casa per la comunità lgbtqia+. 

Love Club racconta quattro storie legate a questo locale, ma se state pensando ad altri film o ad altre serie tv a tematica queer (e non avete visto Love Club) è probabile che vi stiate facendo un'idea non del tutto precisa di quello che vedrete in questa serie disponibile su Prime Video.

Perché, molto semplicemente, Love Club è una serie diversa dalle altre per un preciso motivo. Che è la volontà delle persone che l'hanno creata di dar vita a una serie autentica, reale, che rappresenti loro stesse e il mondo in cui vivono senza ricorrere agli stereotipi da piccolo o grande schermo. 

Questa volontà l'avevamo percepita in modo netto guardando i quattro episodi della serie (o meglio, speriamo della prima stagione). Ma per andare più a fondo, e capire come è nata questa serie, abbiamo parlato con Silvia Di Gregorio, Bex Gunther e Denise Santoro insieme a Veronica Galli e Tommaso Triolo, ovvero proprio le persone che hanno creato e scritto Love Club.

Partendo dall'inizio, come siete arrivati a Love Club?

Bex: "Mia moglie Denise Santoro era quella che aveva questa idea pazza, poi quando arriva puoi chiedere anche a lei (Denise si è collegata alla video intervista pochi minuti dopo, ndr). Io scrivo sceneggiature da sette anni, conosco Silvia, che è regista e sceneggiatrice, da cinque, nel 2021 ho approcciato lei per prima per iniziare a sviluppare questa cosa. Siamo poi andate insieme da Amazon per presentarla, e da lì sono entrati Veronica Galli e Tommaso Triolo: Veronica ha fatto la nostra story editor, e anche sceneggiatrice, così come anche Tommaso ha lavorato nel ruolo di sceneggiatore".

Quindi un po' vi conoscevate già, un po' vi siete conosciuti per Love Club.

Silvia: "Sì, io Bex e Denise eravamo amiche, poi abbiamo costruito insieme questo carrozzone bellissimo che è stato Love Club".

Veronica: "Questo carro Pride, direi quasi".

Dicevate prima idea folle, perché folle? Come è nata questa idea?

Bex: "Denise racconta spesso che, crescendo in Italia, voleva vedere una rappresentazione di sé stessa in tv che non ha mai visto; quindi, iniziando da quell'idea, io e Silvia abbiamo sviluppato dei temi che non abbiamo mai visto nella tv italiana e che avremmo voluto vedere, raccontando storie di nostri amici, persone anche interculturali, come Zhang che è italo-cinese, Tim che è italo-africano, e poi abbiamo tratto ispirazione dal mondo del clubbing".

Silvia: "Diciamo anche che noi questa serie l'abbiamo scritta nell'inverno 2021, durante la pandemia; quindi, tutto quello che era socialità era per noi soltanto nella nostra immaginazione. Scrivere di Love Club ci ha permesso di creare non solo un posto bellissimo e meraviglioso per quel periodo di pandemia, ma anche proprio un luogo per la nostra comunità, che in quel momento ci mancava, un luogo sociale ma anche di collettività e comunità".

Un sogno nel sogno, quasi...

Silvia: "Esatto, e così c'è stata la possibilità di costruire queste storie: noi in realtà ne abbiamo tantissime, perché come diceva Bex sono tutte storie che esistono, anche se sembrano un po' intersezionali, che fanno quasi dire 'ma no non esiste un ragazzo gay e pure cinese' e invece queste persone esistono ed è importante anche raccontarle, in un'Italia in cui spesso si vede solo un lato della medaglia".  

Quello che mi ha colpito di questa serie, e che poi ho ritrovato nelle vostre dichiarazioni su Instagram e leggendo in giro, è questo voler trovare delle storie che non siano né troppo leggere né troppo cupe, perché molto spesso la comunità lgbtqia+ viene raccontata attraverso questi due estremi, quindi o nella tragedia oppure nell'estrema leggerezza

Silvia: "O è Boys don't cry o è Modern Family, non c'è una via di mezzo".

Esattamente. Ecco, come siete arrivate a trovare questa via di mezzo? 

Bex: "Perché viviamo queste vite, noi siamo in questi personaggi. Non c'è niente di più naturale che raccontare ciò che vivi, quello che sai".

E allora mi viene la domanda opposta: come fanno "gli altri" a non raccontare sé stessi? Forse perché non sono sé stessi? 

Silvia: "Diciamo che spesso, quando le storie queer venivano narrate in Italia erano sempre stereotipate. La ragazza lesbica era soltanto la ragazza butch, e se tu prendevi una ragazza femme la reazione era 'oh no sennò è porno'... In qualche modo questi sono i bias che noi abbiamo nella rappresentazione di persone che canonicamente non rappresentano lo stereotipo che si vede sempre sulla televisione, quell'immaginario un po' base, per cui c'è Malgioglio, c'è Platinette, però non ci sono tanti altri tipi di rappresentazione diversi. Quindi Love Club ci ha permesso di raccontare certi tipi di fluidità per un nuovo tipo di generazione".

E quindi come l'avete scritta Love Club? Io vedendola mi domandavo: "L'avranno scritta tutta tutti insieme, si saranno spartiti gli episodi e i personaggi?", perché le storie sono sia a sé stanti ma anche collegate tra loro, per questo mi incuriosisce molto capire il vostro processo di scrittura.

Veronica: "Bex, Silvia e Denise avevano già una serie di storie, moltissime storie, con cui potremmo avere materiale per 25 stagioni... e con Amazon c'è stato questo accordo di creare una serie evento in qualche modo legata al Pride e che fosse costituita da quattro episodi autoconclusivi. Da lì abbiamo cominciato a lavorare io, Silvia, Bex e Denise al soggetto di serie, quindi abbiamo cercato un modo per conciliare quelle che erano le storie verticali di questi quattro personaggi nel mare di personaggi bellissimi che le ragazze avevano immaginato: abbiamo dovuto fare una scelta di quattro personaggi di cui siamo ancora molto convinti, perché più rappresentativi, mentre altri ci piacerebbe approfondirli in un'eventuale seconda stagione...".

Ah mi state già spoilerando le domande, bene... 

Veronica: "Esatto, e quindi abbiamo lavorato prima sui personaggi, per capire quale percorso volevamo raccontare, e quella è stata la sfida forse più grande di questo progetto, perché avevamo bisogno di raccontare in poco spazio, in trenta minuti, delle storie che avevano moltissimi margini di racconto. E poi allo stesso tempo abbiamo immaginato una linea orizzontale che riguardasse il locale e che unisse queste quattro storie. Da lì, dopo qualche tentativo, lunghissimi brainstorming durante tutta l'estate, siamo giunte all'idea di raccontare un locale che ha avuto molto successo in passato, ma nel presente vive un momento di difficoltà economica e quindi la sua gestrice – se si dice così – decide di lanciare questo evento per il Pride per provare a salvare locale. A quel punto è arrivato anche Tommaso, con il quale abbiamo rivisto in parte i soggetti che avrebbe dovuto sviluppare anche lui e ci siamo suddivisi le sceneggiature. Ed ecco, non mi ricordo come abbiamo fatto a non picchiarci per scegliere quali storie raccontare. Scherzi a parte è successo che in modo molto armonico, tutti noi eravamo orientati verso determinati personaggi".

Silvia: "Sì per esempio Rose, in quanto siciliana, aveva un collegamento con me e io mi sono divisa con Tommaso, mentre invece Bex che aveva iniziato un ragionamento sulla black culture ha scelto Timothy. La suddivisione è stata naturale, insomma".

Veronica: "Poi diciamo che in realtà abbiamo lavorato sempre molto insieme, perché ad esempio le scelte che facevi in un episodio ricadevano sugli altri. Perciò in pratica siamo passati dal non conoscerci allo scriverci 450 volte al giorno, un flusso continuo di idee e di scambi".

Denise: "Fatemi dire una battuta: abbiamo fatto come la classica coppia lesbo e gay, che se si conosce e trova l'armonia va subito da zero a cento".

Silvia: "Praticamente non conviviamo ma quasi".

Tommaso: "La cosa che ci ha messo più in crisi forse era la linea del passato, perché doveva anch'essa avere una progressione ed essere collegata tra un episodio e l'altro, tra i flashback dei vari personaggi".

E da qui, da questo intreccio di storie, come siete passati al casting, alla scelta degli interpreti tra attori esordienti o semi esordienti? 

Denise: "È stato uno dei paletti che avevamo messo quando poi ci siamo approcciati ad Amazon e alla produzione. Nel senso che Love Club è una serie scritta per la comunità, non solo ovviamente, e vorremmo per la prima volta che persone della comunità facessero parte del progetto in toto, dagli scrittori agli attori e diciamo che è stata una grossissima sfida per noi, però è stato anche un goal di cui siamo quasi più proud che di averla scritta. È stata davvero molto figa la fase di casting. Noi abbiamo partecipato soprattutto all'inizio, abbiamo portato il regista Mario Piredda in giro per locali, a fare appunto street casting fermando la gente e cercando i nostri personaggi, Zhang e Timothy in tal senso sono stati i più difficili da individuare. E poi ovviamente la seconda parte l'ha gestita completamente Mario in base alle nostre direttive".

Bex: "Mi ricordo che io e Silvia andavamo alle manifestazioni, fermavamo la gente per poi mandare tutto alla produzione che doveva valutare. E hanno scelto bene".

Denise: "Ricordo che prima di iniziare avevamo fatto un mega PDF con tutti i nostri contatti dentro, facce persone età caratteristiche… E comunque quanti ne hanno scelti da quel PDF?".

Bex: "Zero, però ci sono andati vicini. Ricordo che avevamo fatto anche delle finte pagine di diario per ogni personaggio, o immaginarie liste della spesa, cose che mangiavano, musica che ascoltavano. E alla fine tutti questi materiali sono serviti a individuare gli interpreti" .

Tutti questi dettagli perché i personaggi li conoscevate bene, come avete detto. Ma oltre a storie di amici, quanto c'è di vostro, di autobiografico, nei personaggi di Love Club?

Bex: "Se dovessi dire una percentuale direi 40%, ma non so se voglio entrare più nei dettagli".

Tommaso: "Io penso che l'esperienza che tutti abbiamo condiviso è sicuramente quella dei locali. A volte è difficile riuscire a far capire alle persone non lgbt quanto importanti sono le serate e i locali nella formazione della nostra identità. Come Bex Denise e Silvia hanno ripetuto, tante volte sono i primi spazi in cui noi incontriamo persone simili a noi durante la nostra crescita, dove ci riuniamo, dove ci sentiamo meno soli e anche più forti, e questa sensazione abbiamo provato a metterla in tutte le puntate, perché appunto ogni personaggio ogni puntata ruota attorno al club dove ogni personaggio impara qualcosa di sé stesso".

Personalmente ho frequentato poco i club di Milano, di più quelli di Berlino, quindi vi chiedo: solo a me è sembrato esserci, anche a livello di fotografia, un rimando a Berlino, a un certo clubbing, fatto di luci e soprattutto di ombre?

Denise: "Sì, diciamo l'estetica del luogo".

Tommaso: "Ricorda un po' il Berghain".

Bex: "Sì, alcuni hanno detto che Love Club ricorda il Plastic di Milano. E in effetti sì ma anche no, perché il Love Club doveva avere una identità molto sua, a cui hanno lavorato gli scenografi per creare un mondo che richiama molte esperienze comuni ma con una propria forte identità". 

Silvia: "Forse è il contrario, ti ricorda Berlino perché hai vissuto quelle atmosfere a Berlino".

Denise: "Il Love Club è quello che ha detto Tommy, un momento per sentirsi meno soli e più accettati. Per me che ho vissuto molto all'estero il Love Club è famiglia, un posto dove mi sento a casa".

Dicevate prima di avere materiale per mille stagioni. Ora non dico tanto ma almeno una seconda stagione ci sarà? 

Denise: "Questa domanda devi farla ai vertici di Prime Video (sorride)".

Veronica: "Scherzi a parte è un po' presto per saperlo, ci speriamo molto appunto perché la serie è partita ‘solo' un anno fa, anzi nove mesi, che è il tempo di una gravidanza ma per certe cose è anche un periodo ristretto. Per questo ci siamo concentrati su quattro personaggi in modo da avere il tempo di svilupparli nel migliore modo possibile, perché raccontare più storie avrebbe comportato il rischio di approfondire meno le storie e i personaggi scelti. Adesso speriamo, perché abbiamo ancora moltissimo da raccontare".

Denise: "Speriamo anche in una lunghezza maggiore degli episodi perché ovviamente gli argomenti che abbiamo provato a trattare e che vorremmo trattare avrebbero bisogno di un po' più di tempo. Perché una critica che ci è stata mossa è proprio questa, che abbiamo trattato argomenti importanti senza poi andare a fondo, ma bisogna rispettare delle tempistiche anche delle esigenze di produzione, per quanto possa essere vero che ventisette minuti sono pochi per raccontare storie come quelle di Zhang, Timothy, Rose e Luz".

Veronica: "Lavorare su un formato così breve è stato quindi una sfida ulteriore, perché questi formati in genere si usano per le commedie o per serie più situazionali, nella nostra in ogni episodio dovevamo raccontare un personaggio, perciò abbiamo cercato di riassumere quella che è l'essenza dei nostri protagonisti. Una sfida che quindi abbiamo raccolto, ma per il futuro ci piacerebbe avere un po' più di agio, che è anche la sensazione che abbiamo avuto leggendo e ascoltando commenti sui social e tra le persone che conosciamo". 

E in questa ipotetica stagione 2, i personaggi che abbiamo conosciuto potrebbero ritornare in qualche modo?

Denise: "Certo, vorremmo che i protagonisti fossero alcuni personaggi che in stagione 1 appaiono come secondari, dei quali abbiamo già ipotizzato una backstory e nuove vicende che li coinvolgono. Ma anche alcuni dei vecchi protagonisti farebbero sicuramente qualche incursione!".

E allora visto che parliamo di una serie auspicabilmente di successo, vi faccio una domanda che faccio sempre a tutti: quali sono le serie tv, o i telefilm, a cui siete più affezionate?

Bex: "Io qualsiasi cosa sci-fi, amo tutte le cose di fantascienza, tipo Foundation della Apple, ma in generale qualsiasi cosa sci-fi con robot e cose così mi piace tantissimo".

Denise: "Io ne ho tante. Sono cresciuta con I Robinson che amavo perché ero innamorata di Denise, prima di tutto perché si chiamava come me e poi perché era di una bellezza pazzesca. Poi ovviamente The L World che ha accompagnato la mia lesbicità nel corso degli anni e il desiderio appunto di scrivere Love Club. Poi io sono innamorata di serie come Dexter, Breaking Bad, i 'classiconi'... Ah sì, Willy il principe di Bel-Air".

Silvia: "Io sono cresciuta con Una mamma per amica, tutto quell'immaginario femminile, con Girls, di recente mi è piaciuto molto Fleabag, ho cercato sempre queste voci di donne un po' fuori dal coro, diverse dalle classiche storie. Ma ne ho tantissime, io sono una grande appassionata di Scrubs, potrei piangere e ridere sempre con quello, ma anche Friends".

Denise: "Ma Beautiful vale?".

Tutt*: "Certo!".

Bex: "Io anche Desperate Housewives... Io non ho mai guardato la tv fino ai 15 anni, è sempre stata vietata in casa mia, quindi da quel momento in poi ci ho messo anni a recuperare tutto, ma molto ancora mi resta".

Denise: "Tu pensa che Bex ha guardato Dawson's Creek l'anno scorso, se l'è mangiato tutto!".

Bex: "Sì, e mi è piaciuto un botto".

Silvia: "Pensa che noi siamo cresciuti con quello".

Scusate, ma anch'io ho rivisto Dawson's Creek un paio di anni fa e la prima stagione sembra scritta nel 1700: la nonna di Jen è scandalizzata dal fatto che Joey ha una sorella che aspetta un figlio da un uomo di colore da cui non è ancora sposata. Poi si sono evoluti, ma la prima stagione era imbarazzante.

Bex: "Questa è l'America da cui provengo, purtroppo, guardaci ora… Però Dawson's Creek ha avuto il coraggio di affrontare temi importanti".

Denise: "Ho un ricordo molto bello legato a Dawson's Creek. Vi ricordate che all'epoca i cellulari facevano una strana interferenza che quando stava per arrivare un messaggio la tv faceva uno strano rumore? Ecco io uscivo da scuola, vedevo Dawson's Creek e sapevo da quel rumore quando mi arrivavano i messaggi della mia migliore amica, che poi ho scoperto di amare. Ma forse siete troppo giovani".

Veronica: "Io ricordo che avevo 7-8 anni e mia sorella più grande vedeva X Files e Dawson's Creek e io andavo in camera sua di nascosto ma poi mia madre mi scopriva e mi faceva uscire perché diceva che non erano serie per la mia età. Per quanto mi riguarda, una serie del cuore, anche per il percorso che ha fatto, è Il racconto dell'ancella - The Handmaid's Tale, perché al di là della tematica incredibile, del fatto che abbiano recuperato un libro che era uscito decenni prima e lo abbiano fatto tornare tra i bestseller e abbiano creato una serie pazzesca che ha vinto tantissimi premi, a colpirmi è proprio il percorso della serie. Cioè: nella prima stagione vedi che ha un budget ridotto e racconta una storia pazzesca. Quando poi vincono una carrellata di Emmy, fanno una seconda stagione la cui prima scena penso sia costata come tutta la prima stagione, quindi lì ho visto proprio il riscontro di una storia che arriva a tantissime persone e ti dà modo e possibilità di raccontarne ancora in maniera ancora più complessa. Per questo tra quelle degli ultimi anni The Handmaid's Tale è la mia preferita".

Tommaso: "Io se dovessi sceglierne una probabilmente direi Buffy".

In coro: "Ah sì è vero, bravo".

Tommaso: "Sia perché ci siamo cresciuti tutti, io l'ho guardata nel mio periodo da adolescente per cui ci ritrovavo alcune cose, perché era un teen drama mischiato con l'horror quindi aveva questo linguaggio particolare. E poi è stata una delle prime serie che ho visto in cui c'era una storia d'amore lesbica, che per me fu veramente rivoluzionaria. La storia d'amore tra Willow e Tara, che erano lesbiche e streghe".

Denise: "Vero, sì, bellissimo".

Tommaso: "Non so se vi ricordate quella puntata in cui a un certo punto Willow faceva sesso orale a Tara e Tara volava mentre lo riceveva?".

Denise: "Certo che me la ricordo".

Tommaso: "Mi ricordo di aver pensato ‘ma cosa sto guardando?! Era magnifica perché anche le serie, come i locali, sanno farti sentire meno solo".

Non possiamo che concordare personalmente su questa osservazione e di conseguenza augurarci che la prima stagione di Love Club non debba sentirsi sola e possa essere accompagnata da una stagione 2, e poi una terza e così via, finché ci saranno storie da raccontare belle come quelle di Luz, Timothy, Rose e Zhang.


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