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In India tolto internet a 27 milioni di persone per catturare il leader separatista

Le autorità dello stato del Punjab hanno vietato l'accesso al web per quattro giorni, mentre continua la lotta contro la minoranza sikh che si batte per la nascita di uno Stato indipendente

Manifestazione di sostenitori del Khalistan a New York - foto archivio Lapresse (AP Photo/Mary Altaffer)

In India 27 milioni di cittadini sono stati privati di internet per quattro giorni, allo scopo di isolare e provare a catturare il leader di un movimento separatista. La polizia del Punjab, Stato che si trova nel nord-ovest del Paese, sta dando la caccia a uno dei dirigenti più popolari del movimento Khalistan. Non è la prima volta che le autorità utilizzano la tattica di spegnere internet, ma quello iniziato sabato scorso è stato uno dei blackout più lunghi negli ultimi anni ed è stato giustificato con la necessità di preservare la sicurezza pubblica nel timore di violenze da parte delle folle. Un timore che è legato alla perdurante tensione tra il governo indiano e i seguaci della fede minoritaria sikh che chiedono da decenni la creazione di una nazione indipendente, il Khalistan.

La violenza verso i separatisti ha raggiunto il culmine nel giugno 1984, quando l'esercito indiano ha preso d'assalto il Tempio d'Oro di Amritsar, il santuario più sacro del Sikhismo, per catturare ribelli armati. Nell'operazione sono state uccise migliaia di persone, scatenando rabbia nella comunità, al punto tale che l'allora primo ministro indiano Indira Gandhi, che aveva ordinato l'operazione, è stata assassinata dalle sue guardie del corpo sikh. Oggi il movimento Khalistan è fuorilegge ed è considerato una grave minaccia per la sicurezza nazionale dal governo indiano, motivo per cui le autorità del Punjab sono così attive nella caccia ai separatisti, ha scritto la Cnn. Nel clima di disordine generale causato da questo ultimo blackout forzato, la polizia è ancora alla ricerca di uno dei leader più popolari all'interno del movimento, Amritpal Singh. Intanto, scene drammatiche trasmesse dalla tv locale hanno mostrato centinaia di sostenitori di Singh, alcuni dei quali armati di spade e bastoni, camminare per le strade del Paese, mentre truppe paramilitari sono state dispiegate per mantenere l'ordine pubblico. Almeno 112 persone sono state arrestate, ha dichiarato domenica la polizia del Punjab, mentre il leader del Khalistan rimane in fuga.

In una dichiarazione di domenica, la World Sikh Organization of Canada (Wso) ha definito l'arresto un'operazione "draconiana" e ha affermato di temere che la detenzione del leader "possa essere usata per orchestrare un falso incontro e facilitare il suo omicidio extragiudiziale". Nel fine settimana alcuni sostenitori del leader hanno vandalizzato l'Alta Commissione indiana a Londra, spingendo le autorità britanniche a condannare l'accaduto. L'Alto Commissario britannico in India, Alex Ellis, ha definito gli atti dei separatisti "vergognosi" e "totalmente inaccettabili" mentre il Ministero degli Affari Esteri indiano ha affermato che "ci si aspetta che il governo britannico prenda provvedimenti immediati per identificare, arrestare e perseguire" le persone coinvolte nell'incidente. "Non c'è posto nella nostra città per questo tipo di comportamento", ha poi scritto in un tweet il sindaco di Londra, Sadiq Khan.

All'inizio di questo mese, un rapporto di Access Now, un gruppo di difesa dlele libertà civili con sede a New York e che si occupa di monitorare la libertà di Internet, ha dichiarato che l'India ha imposto 84 interruzioni nel 2022, posizionandosi per il quinto anno consecutivo in cima alla lista mondiale dei Paesi che utilizzano di più questa pratica. Le interruzioni "hanno avuto un impatto sulla vita quotidiana di milioni di persone per centinaia di ore", si legge nel rapporto. Internet è diventato un'ancora di salvezza sociale ed economica per gran parte della popolazione, anche perché collega le zone rurali più isolate del Paese con le sue città più sviluppate. È questo uno dei motivi che ha portato i critici ad affermare che più che una misura per salvaguardare l'ordine pubblico, le chiusure rappresentano un altro duro colpo all'impegno del Paese verso la libertà di parola e il libero accesso alle informazioni.


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