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Bambino di 6 anni spara all'insegnante, lei è gravissima: "Non è stato un incidente"

Nuova tragedia sfiorata negli Usa. Un alunno di prima elementare ha sparato a un'insegnante in una scuola nello stato americano della Virginia, ferendola gravemente: il 42% degli statunitensi vive in una famiglia che possiede almeno un'arma da fuoco

Foto John Cowley IV/Twitter

Usa e armi facili, una nuova tragedia sfiorata. Un bambino di sei anni, alunno di prima elementare, ha sparato a una maestra di circa 30 anni in una scuola nello stato americano della Virginia, ferendola gravemente. "Si ritiene che la vita dell'insegnante sia in pericolo. Le indagini sono in corso", si legge in una breve nota dell'ufficio della polizia locale. Nessuno studente è rimasto ferito e l'incidente è stato circoscritto a un'unica classe, hanno assicurato le autorità. Il bambino di 6 anni che ha sparato è in stato di fermo. La Virginia non ha un'età minima per perseguire pensalmente i bambini, ma l'età così giovane del sospettato solleverà sicuramente interrogativi.

La polizia ha precisato che la sparatoria nella scuola elementare della città costiera di Newport News, "non è stata un incidente". Non sono tuttavia stati forniti dettagli su come il bambino sia entrato in possesso di una pistola. Gli altri alunni sono stati subito portati al sicuro nella palestra dell'istituto e si sono presto riuniti con le loro famiglie. I funzionari hanno affermato che la scuola, che conta circa 550 studenti, ha metal detector all'ingresso, ma gli studenti vengono controllati solo a campione.

Il sindaco Phillip Jones - entrato in carica solo tre giorni fa - ha detto che il dramma segna "una giornata buia per Newport News". "Impareremo da quello che è successo e torneremo più forti", ha aggiunto, parlando con i tanti giornalisti accorsi sul posto. Newport News è una città di circa 180.000 abitanti e si trova a un centinaio di chilometri dalla capitale dello stato Richmond.

Usa a mano armata

Secondo i dati del prestigioso Pew Research Center, il 42% degli statunitensi vive in una famiglia che possiede almeno un'arma da fuoco. Se si cambia il parametro d’analisi, balza agli occhi una sproporzione incredibile tra numero di abitanti e armi. Il dato proviene dallo Small Arms Survey, un istituto di studi internazionali di Ginevra secondo il quale, negli Usa, ci sono circa 393,3 milioni di armi contro 330 milioni di abitanti.

Qualche anno fa il New York Times aveva pubblicato un'inchiesta secondo cui gli statunitensi dopo il massacro della Sandy Hook Elementary School, in cui morirono 27 persone, per lo più bambini tra i 6 e i 7 anni, acquistarono, in solo mese, circa 2 milioni di pistole. In pratica, quando si verifica un attacco, le vendite di armi da fuoco aumentano repentinamente. Ma sono cresciute anche all'inizio della pandemia, nella prima fase di restrizioni.

I tentativi di modificare le leggi sul libero possesso delle armi sono stati per decenni e decenni stoppati sul nascere, anche, se non soprattutto, grazie al potere della lobby armiera nell'attività legislativa. A giugno il presidente Biden ha firmato però una legge sulle armi, "la più significativa negli ultimi 30 anni". La legge non soddisfa pienamente le aspettative della Casa Bianca, ma è la prima, dopo molti anni, a intervenire in materia. Prevede, tra l'altro, finanziamenti per gli Stati che si impegneranno a ridurre la possibilità che le armi finiscano nelle mani di individui considerati un pericolo per se stessi o per gli altri e porrà fine alla cosiddetta "scappatoia del fidanzato", bloccando la vendita di pistole a quanti sono accusati di violenze domestiche anche contro i partner non sposati. Tuttavia, il provvedimento non interviene sulla vendita di fucili di assalto né su quella dei caricatori ad alta capacità. "Voglio ringraziare le famiglie delle vittime da Columbine a Sandy Hook a Uvalde. Niente potrà colmare il loro vuoto, ma hanno aperto la strada per arrivare a questo punto", ha detto Biden.

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