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Palestina, approvata risoluzione Onu contro le colonie: è scontro tra Obama e Isreale

Per la prima volta gli Stati Uniti si sono astenuti, non mettendo il veto, sul tema durante il Consiglio di Sicurezza. La richiesta a Israele: "Fermi la colonizzazione nei Territori palestinesi"

Una delle colonie israeliane nei Territori palestinesi

NEW YORK (USA) - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite ha adottato una risoluzione che chiede a Israele di fermare le sue attività di colonizzazione nei Territori palestinesi e a Gerusalemme Est. Per la prima volta gli Stati Uniti non hanno posto il loro veto a una risoluzione di questo genere e si sono astenuti. La bozza è stata presentata da Nuova Zelanda, Malaysia, Senegal e Venezuela, intervenuti dopo che l'Egitto, sotto pressione da parte del presidente Usa eletto Donald Trump, aveva ritirato la bozza. Con l'astensione degli Stati Uniti la risoluzione è passata con 14 voti a favore sui 15 del Consiglio di Sicurezza. Gli Stati uniti, che hanno diritto di veto nel Consiglio di sicurezza, si sono astenuti nel voto di ieri, permettendo l'adozione della prima risoluzione Onu dal 1979 di condanna a Israele per la sua politica di colonizzazione. Il testo è stato approvato con il sostegno di tutti i restanti membri del Consiglio di sicurezza, che sono quattordici, e nonostante l'intenso lavoro di lobby da parte di Israele e di Trump per bloccare la risoluzione.

UNA VITTORIA DI OBAMA - L'amministrazione Obama si è mostrata sempre più insofferente nei confronti dell'espansione delle colonie in Cisgiordania, che Israele occua da circa 50 anni. Ci sono stati crescenti segnali che la costruzione di nuovi insediamenti stia erodendo le possibilità della soluzione a due stati del conflitto israelo-palestinese, che è la base di decenni di negoziati. Washington da sempre tende a scudare la posizione di Israele nell'Onu, anche usando il suo diritto di veto. E' il più importante alleato dello Stato ebraico e fornisce oltre 3 miliardi di dollari all'anno in aiuti per la difesa. Obama tuttavia ha avuto rapporti spesso tesi con Netanyahu e c'erano segnali che, prima della fine del suo mandato il 20 gennaio, avrebbe consentito il passaggio della risoluzione.

LA REAZIONE DI ISRAELE - Il governo d'Israele ha reagito con rabbia alla decisione dell'uscente amministrazione Obama degli Stati Uniti di permettere che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite approvasse una risoluzione nella quale si chiede lo stop all'espansione delle colonie ebraiche nei Territori palestinesi. "Israele respinge questa vergognosa risoluzione anti-israeliana presso l'Onu e non si adeguerà ai suoi dettami", recita un comunicato del primo ministro Benjamin Netanyahu. "L'amministrazione Obama - continua - non solo non ha protetto Israele contro questo coalizzarsi nell'Onu, ma è stata collusa con esso dietro le quinte".

NETANYAHU E TRUMP - Netanyahu ha invece espresso un'apertura nei confronti del successore designato di Obama. "Israele - si legge ancora nel comunicato - guarda avanti al lavoro del presidente eletto Donald Trump e con tutti i nostri amici nel Congresso, Repubblicani e anche Democratici, negherà i dannosi effetti di questa assurda risoluzione".

IL RUOLO DELLA NUOVA ZELANDA - La Nuova Zelanda, dopo il voto sulla risoluzione contro i nuovi insediamenti ebraici nei territori palestinesi, ha spiegato che l'atto "non deve essere considerato una sorpresa da Israele". Wellington è stata tra i promotori della risoluzione, che descrive gli insediamenti come un forte ostacolo al processo di pace basato su due stati. La risoluzione è passata anche grazie alla storica astensione degli Stati uniti. Immediata la rappresaglia di Israele, che ha richiamato il suo ambasciatore dal Paese. Un gesto che è stato ridimensionato, nella sua importanza, dal ministro degli Esteri neozelandese, Murray McCully.

Israele ci ha informato della sua decisione di richiamare l'ambasciatore. Noi siamo stati molto aperti nella nostra idea che il Consiglio di Sicurezza debba fare di più per sostenere il processo di pace in Medio Oriente e la posizione che abbiamo adottato è totalmente in linea con la politica da lungo stabilita sulla questione palestinese. Il voto di oggi non dovrebbe venire come una sorpresa per nessuno e noi guardiamo avanti nel cercare d'impegnarci costruttivamente con tutte le parti sulla questione.


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