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La Corea del Nord chiude un'intera città per trovare 635 proiettili scomparsi

Le autorità di Pyongyang hanno lanciato un'indagine approfondita per fare luce sul caso e individuare un responsabile. Il timore, ora, è che a pagarne le spese sarà un innocente

Bloccare un'intera cittadina e rastrellare casa per casa per rimettere le mani su 653 proiettili scomparsi durante un'esercitazione militare. È la controversa misura pensata dalle autorità nordcoreane per riottenere le munizioni per fucili d'assalto spariti dallo scorso 10 marzo, quando i soldati del 7° corpo dell'Armata del popolo coreano si sono ritirati dall'area di Hyesan, la città abitata da 200mila persone e che si trova al confine con la Cina.

Le truppe sono state schierata nella zona nel 2020 per controllare la zona confinante con il gigante asiatico e garantire il rispetto delle norme anti-Covid. Il paese guidato da Kim Jong-un ha infatti chiuso i confini nazionali all'insorgere dei primi casi in Cina. Il dittatore Kim ha negato la diffusione della pandemia nel Paese per almeno due anni, fin quando non si sono registrati i primi casi di Covid-19 lo scorso maggio. Da allora il virus si sarebbe diffuso a macchia d’olio causando fino a 4,8 milioni di contagi, anche se non tutti scientificamente accertati nonostante i sintomi coerenti con l’infezione. A destare più sospetti di tutti è però il numero di decessi a fronte di una copertura vaccinale inesistente: appena 74 in tutto. Poi la svolta a distanza di qualche mese. La Corea del Nord aveva dichiarato lo scorso agosto di aver completamente sradicato il Covid-19 dal suo territorio, un'affermazione che gli esperti giudicano "altamente non plausibile". 

Caccia al colpevole

Le autorità di Pyongyang hanno lanciato un'indagine approfondita per fare luce sul caso e individuare un responsabile. Perché, secondo quanto raccontato da un residente della provincia settentrionale di Ryanggang al servizio coreano di RFA a condizione di anonimato per motivi di sicurezza, i soldati non avrebbero immediatamente denunciato la "perdita" delle munizioni, tentando di mettersi sulle loro tracce senza riportarne ufficialmente la sparizione. Una ricerca però fallimentare. Così la polizia e l'esercito hanno avviato un'indagine, isolato l'intera città e iniziato a perquisire casa per casa per il ritrovamento dei proiettili. E la ricerca proseguirà fino al ritrovamento dell'ultimo proiettile. 

La caccia alla munizione perduta è ancora più controversa per le pene che vengono inflitte a chi non denuncia di aver anche solo visto o udito di qualcuno in possesso che ne fosse in possesso. La condizione di controllo cui era sottoposta la città viene così prolungata sine die, proprio quando i residenti erano pronti a tirare un sospiro di sollievo con il ritiro delle forze armate dal territorio posto sotto controllo per la pandemia. 

Durante le indagini, la libertà di movimento dei cittadini verrà ulteriormente limitata. Un funzionario della provincia di Ryanggang ha inoltre raccontato a RFA che la scorsa settimana "sono stati emessi ordini a fabbriche, fattorie, gruppi sociali e unità di vigilanza di quartiere della provincia per collaborare attivamente alle indagini". Ma dopo 10 giorni dall'avvio delle ricerche, ha denunciato il funzionario locale, le autorità che guidano l'indagine hanno iniziato a puntare il dito contro i cittadini, diffondendo un sentimento di paura.

Le autorità avrebbero infatti giustificato il ritiro immediato delle truppe per concentrarsi su un'operazione sicurezza relativa al leader Kim Jong-un. Il messaggio che il governo di Pyongyang vuole lanciare è semplice: lo spostamento di un ingente numero di truppe dalla zona di confine per proteggere il dittatore viene letto dai nordcoreani come un attacco degli invasori (in particolare americani e sudcoreani) contro il paese. "Il ministero della Sicurezza di Stato, il comando di Sicurezza Militare dell'Armata del popolo coreano e il ministero della Sicurezza Sociale hanno emesso un ammonimento particolarmente severo contro il 'Furto, il possesso illegale o la vendita illegale di armi, munizioni e attrezzature tecnologiche da combattimento', in base alla legge nazionale", ha raccontato il funzionario locale a RFA. In base alla norma, i responsabili di questo reato rischiano più di tre anni di lavoro forzato. 

A distanza di 10 giorni dalle ricerche infruttuose, i residenti della città hanno un solo timore: se non verrà trovato l'ultimo proiettile, le autorità potrebbero arrivare a punire anche gli innocenti.


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