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Un 18enne è stato condannato a morte per aver protestato contro il regime iraniano

Le accuse: "guerra a Dio e corruzione sulla Terra". Arrestato anche uno chef per aver cucinato delle polpette nel giorno dell'anniversario della morte Qasem Soleimani

La foto di Arshia Takdastan, il manifestante di 18 anni condannato a morte

Un manifestante di diciotto anni è stato condannato a morte in Iran. Un tribunale rivoluzionario di Mazandaran, nel Nord dell'Iran, ha condannato a morte Arshia Takdastan, con l'accusa di "guerra a Dio e corruzione sulla Terra". Lo ha riportato la Bbc durante la sua edizione in farsi rilanciando quanto riferito dall'agenzia della magistratura Mizan Online.

Takdestan, originario della città di Nowshahr, ha preso parte alle manifestazioni anti-governative in corso ormai da quasi quattro mesi in tutto l'Iran, scaturite dalla morte della giovane Mahsa Amini dopo essere stata in custodia della polizia morale. Mizan ha definito il diciottenne "leader delle rivolte a Nowshahr": è stato ritenuto colpevole di "crimini su larga scala contro la sicurezza interna e distruzione di proprietà che ha causato grave disturbo all'ordine pubblico, insicurezza e gravi danni alla proprietà pubblica". La sentenza potrà essere impugnata davanti alla Corte Suprema.

Ancora repressioni, anche per gli chef

Gli attivisti del portale Iran International English, oltre a Bbc Persian, hanno reso noto che "il famoso chef Navab Ebrahimi è stato arrestato sul suo posto di lavoro ed è stato trasferito nella prigione di Evin". Le stesse fonti hanno poi riferito che "il suo ristorante a Teheran è stato chiuso e che il suo account Instagram con 2,7 milioni di follower non è più disponibile". 

La notizia del suo arresto ha fatto il giro dei social. Molti account hanno denunciato il fatto che lo chef sia stato arrestato dopo aver pubblicato online un video che lo ritrae mentre cucina un piatto tradizionale persiano, le polpette, nel giorno dell'anniversario della morte del generale Qasem Soleimani. Il capo della squadra d'elite per le operazioni più segrete e soprattutto uomo chiave del regime degli ayatollah venne ucciso da un missile sulla sua auto in un raid aereo Usa a Baghdad il 3 gennaio del 2020.

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Nel frattempo, proseguono le manifestazioni esplose dopo la morte a metà settembre della 22enne curdo-iraniana Mahsa Amini, deceduta mentre era agli arresti da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo. 

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