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Lockdown a Shenzhen, cosa succede alla produzione di prodotti hi-tech

Nell'hub tecnologico è a rischio la produzione di prodotti Apple e Huawei

La Cina è travolta dall'ondata più virulenta di Covid-19 dall'inizio della pandemia e torna a vedere i dati della prima ondata che ha investito Wuhan. Nelle ultime 24 ore, a livello nazionale si sono registrati circa 3.400 nuovi casi, di cui 1.337 di trasmissione domestica (da 1.807 di sabato), 100 importati (da 131) e 906 asintomatici (da 1.455), secondo gli ultimi gli aggiornamenti della Commissione sanitaria nazionale. La gestione della pandemia rimane un punto prioritario nell'agenda governativa. Il vicepremier cinese Sun Chunlan, lo scorso sabato, ha promesso di adottare misure rigorose per arginare i cluster regionali e ha esortato i funzionari a lanciare test antigenici rapidi, oltre ai tamponi molecolari, per frenare la diffusione della variante omicron. Come accaduto in passato, il governo centrale non ha tardato a punire alcune figure della dirigenza locale, accusandoli di negligenza nella gestione dei focolai. Almeno 26 funzionari governativi sono finito nel mirino del Partito comunista cinese per l'inefficiente gestione dell'epidemia nelle città della provincia meridionale del Guangdong e nella città settentrionale di Jilin, così come nella provincia dello Shandong. 

Il fermo degli spostamenti

La Repubblica Popolare è costretta a fare i conti con l'alta trasmissibilità della variante omicron, che ha travolto il Paese che osserva la politica di "Zero-Covid", che prevede la chiusura totale delle città più popolose anche solo in presenza di poche decine di casi per fermare la trasmissibilità del virus. Per tre giorni consecutivi, la Cina ha quindi registrato oltre 1000 casi, e nessun decesso. Registrati contagi anche in altre città importanti, come Pechino, Shanghai, Chongqing, Tianjin e in altre 23 delle 31 province del Paese. 

L’epicentro dei contagi è localizzato nella provincia nordorientale dello Jilin, al confine con la Russia e la Corea del Nord, dove nella giornata di sabato si sono registrati oltre 2.100 casi. Il governo locale ha imposto ai residenti il divieto di lasciare la provincia nord-orientale. 

Lo scorso sabato il governo di Shanghai ha comunicato ai suoi 25 milioni di residenti di non lasciare la città se non in caso di assoluta necessità. Chiunque viaggi dentro o fuori la metropoli deve presentare i risultati dei test di Covid effettuati nelle 48 ore precedenti. Da oggi, gli autobus che viaggiano tra Shanghai e altre province hanno sospeso i loro servizi: la misura interessa 701 rotte. I voli nei due aeroporti della città, Hongqiao e Pudong, sono stati ridotti.

La situazione a Shenzhen

Ma è la condizione nella metropoli meridionale di Shenzhen che preoccupa maggiormente. Nella città di 17 milioni di abitanti si sono registrati 86 nuovi casi. Il crescente numero dei contagi ha spinto il governo locale a imporre il lockdown nella metropoli, hub tecnologico del Paese, facendo interrompere la produzione di importanti industrie dell'hi-tech, dopo che il governo regionale ha dichiarato il blocco di tutti i trasporti pubblici e di tutte le attività non essenziali da oggi fino al 20 marzo. Tutte le comunità residenziali e i parchi industriali devono essere chiusi, mentre chiunque lasci la città deve sottoporsi a un test antivirus nelle 24 ore precedenti.

Il lockdown imposto nell'hub finanziario rischia di compromettere la crescita dal Pil nazionale, individuato nel 5,5% per il 2022 nella recenti Due Sessioni (lianghui in cinese), l'appuntamento liturgico della politica cinese che si è concluso lo scorso 11 marzo.
La megalopoli, ormai un unico conglomerato urbano con Hong Kong, è sede di importanti società tecnologiche come Huawei, Oppo e TCL ed è anche uno dei più grandi centri di produzione per Foxconn, il colosso taiwanese che rifornisce clienti da Apple a Google fino ad Amazon. Foxconn ha due grandi stabilimenti nel Longhua Science Park e nel Guanlan Science Park a Shenzhen, che coprono un'area rispettivamente di circa 2,3 chilometri quadrati e 2,95 chilometri quadrati, compresi alloggi per il personale, ristoranti e altre aree abitative. Shenzhen è uno dei più importanti poli tecnologici della Cina, ma anche la prima città del Paese per volume di esportazioni, che hanno raggiunto quota 300 miliardi di dollari nel 2021.

Il blocco della produzione nell'area è un ulteriore colpo alla catena globale degli approvvigionamenti globale già alle prese con la carenza di semiconduttori e la guerra in Ucraina. Foxconn, il più grande produttore mondiale di elettronica a contratto, ha riferito oggi la sospensione della produzione negli stabilimenti di Longhua e Guanlan a Shenzhen fino a nuovo avviso da parte del governo locale, attivando un piano di parziale compensazione in altri impianti. General Interface Solution (Gis), consociata di Foxconn nei pannelli, ha dichiarato in un file di Borsa che il suo stabilimento di Shenzhen fermerà da oggi la produzione, destinata a colossi come Apple e Samsung. Il più grande produttore di circuiti stampati di Taiwan, Unimicron, fornitore chiave della casa di Cupertino, di Intel e Nvidia, ha dichiarato che la sua filiale della megalopoli del Guangdong si fermerà. 

Ripercussioni anche sulle banche. La Industrial & Commercial Bank of China, la Bank of China, la Agricultural Bank of China Ltd. e la China Construction Bank Corp. hanno sospeso le operazioni in tutte le filiali di Shenzhen, in vigore fino al 20 marzo. Le banche comunque continueranno a fornire servizi online tramite le app mobile e il sito web. 

Ma l'attenzione è alta: il timore, infatti, è che ci sia un'impennata del boom di casi nel sud della Cina, raggiungendo la cifra di 75mila contagi al giorno se non vengono attuate misure più restrittive. 

La situazione sta mettendo a dura prova le autorità sanitarie locali, che hanno disposto l'avvio dei test di massa anti-Covid per gli oltre 17 milioni di residenti dell'hub tecnologico cinese. Il governo cinese, lo scorso venerdì, ha deciso di ricorrere al tracciamento dei contagi tramite il test fai-da-te. La misura, però, preoccupa la comunità scientifica che ammonisce il comportamento dei cittadini che, stanchi di due anni di misure restrittive, potrebbero non segnalare una eventuale positività al virus per evitare la quarantena. 

Hong Kong travolta dalla quinta ondata

L'ex colonia britannica, che conta almeno 7 milioni di abitanti, non riesce ad uscire dalla quinta ondata di Covid. Il bilancio delle vittime di Covid-19 di Hong Kong ha superato il numero di vittime legate al coronavirus nella città cinese di Wuhan, dove il virus è stato segnalato per la prima volta a dicembre 2019.

L'ex colonia britannica domenica ha riportato altri 264 morti, portando il totale dei decessi per Covid-19 a 3.993 vittime. Un numero impressionante se si considera che le autorità di Wuhan hanno registrato 3.869 decessi tra i pazienti Covid-19 nell'aprile 2020. 

La città portuale, come confermato dalla Chief Executive Carrie Lam durante il briefing di oggi sul Covid-19, non ha sufficienti infrastrutture per implementare il sistema dei test di massa, come invece accade nella Cina continentale. 

Sempre secondo quanto affermato da Lam, anche con la capacità di test recentemente aumentata Hong Kong può gestire solo dai 200.000 ai 300.000 campioni al giorno e ciò comporta evidenti ritardi.

La leader dell'esecutivo di Hong Kong Lam ha difeso le misure introdotte dalla sua amministrazione per "proteggere gli abitanti di Hong Kong" dall'inizio della pandemia. Il fallimento della politica "Zero Covid" osservata in città è dovuto alla scarsa adesione alla campagna vaccinale, in particolare da parte degli anziani. 

Per questo è in arrivo nell'ex colonia britannica un team di 75 medici provenienti dalla Cina continentale. I 75 camici bianchi cinesi aiuteranno il personale dell'autorità ospedaliera locale nel trattamento dei pazienti Covid-19. In settimana, sono attesi altri 300 medici. La governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha ringraziato il governo centrale di Pechino per l'invio di aiuti nella città che, per ora, registra il più alto tasso di decessi da Covid-19 del mondo. 


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