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Così uno dei Paesi più poveri al mondo diventa esportatore di petrolio (grazie alla Cina)

Dopo il colpo di Stato e la cacciata delle truppe francesi, il Niger punta alla crescita grazie alle risorse naturali. Pechino ha investito miliardi di dollari e si farà ripagare in barili

Una foto di Abdourahamane Tiani, presidente del Niger, salito al potere dopo un colpo di Stato nel luglio 2023. Tiani si è impegnato a rafforzare i rapporti con Cina e Russia per attrarre investimenti nel suo Paese, uno dei più poveri al mondo. Foto Présidence du Niger via X (ex Twitter)

Ha creato l'oleodotto più lungo di tutta l'Africa, grazie al prezioso contributo della Repubblica popolare cinese. Parliamo del Niger, che punta a diventare presto un esportatore di petrolio. In estate il Niger era stato teatro di un colpo di stato uscendo dall'orbita di influenza francese e occidentale. Chi invece non ha abbandonato il paese è la Cina che nel 2019 era entrata in progetti su petrolio e gas e ora potrebbe essere presto ripagata in barili. 

Rimedio alla povertà

Il nuovo oleodotto collegherà il giacimento petrolifero di Agadem Rift Basin con il porto di Seme, in Benin, affacciato sul Golfo di Guinea. Sarà lungo 2mila km e con una capacità di 90mila barili al giorno. Approvato nel 2019, il piano punta a sfruttare 1 miliardo di barili di riserve petrolifere, secondo quanto affermato dall'Organizzazione africana dei produttori di petrolio. Le autorità locali presumono le riserve potrebbero raddoppiare questo importo, per cui ci sarebbero decenni per sfruttare l'oro nero in uno dei Paesi più poveri del mondo. Diventando un importante produttore ed esportatore di petrolio a livello regionale, il Niger potrebbe abbandonare questo status ben poco gratificante. Secondo il capo del settore della raffinazione del petrolio, la produzione petrolifera potrebbe generare un "quarto del Prodotto interno lordo del Paese", che corrisponderebbe a circa il 50% delle entrate fiscali del Niger. Questa cifra oggi è assai modesta. 

Il colpo di Stato

Il generale Abdourahamane Tiani, che ha guidato il golpe avvenuto a fine luglio di quest'anno, ha affermato di voler raffinare il greggio "sul suolo nigerino", sostenendo così la crescita del Paese grazie allo sfruttamento diretto delle risorse naturali presenti nel territorio. Tiani ha spodestato Mohamed Bazoum, eletto democraticamente lo scorso luglio ma accusato di alto tradimento dai militari golpisti. Subito dopo l'Unione Africana aveva deciso di sospendere il Niger, chiedendo a tutti i suoi membri di evitare qualsiasi azione che potesse legittimare la giunta golpista "fino all'effettivo ripristino dell'ordine costituzionale nel Paese". I leader del colpo di Stato hanno però finora resistito alle pressioni per dimettersi. Dopo numerose proteste anti-francesi, ad ottobre Parigi aveva annunciato l'operazione di ritiro delle sue truppe dal Niger. Le truppe statunitensi, francesi, tedesche e italiane erano di stanza nel Paese come parte della lotta contro l'insurrezione islamista di militanti locali di al-Qaeda e dello Stato Islamico, che hanno ucciso migliaia di persone in tutta la regione del Sahel. 

Sanzioni e solidarietà

Durante la cerimonia di messa in servizio dell'oleodotto, il primo ministro Ali Mahaman Lamine Zeine ha sottolineato che le risorse saranno fondamentali per "garantire la sovranità e lo sviluppo del nostro Paese". L'inaugurazione è avvenuta mentre sono ancora in vigore le sanzioni adottate dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale (in inglese Economic Community of West African States – ECOWAS) contro  il Niger dopo il colpo di stato. Lo stesso confine con il Benin risulta tuttora chiuso. Hanno invece partecipato alla cerimonia i ministri dell'energia di Mali e  Burkina Faso, per mostrate solidarietà e contrastare l'isolamento internazionale del Niger. Anche in questi due Stati sono avvenuti colpi di stato militari che hanno deposto governi allineati all'Occidente.

Legami con Russia e Cina

Post-golpe il Niger ha iniziato a coltivare legami ancora più intensi sia con Mosca che con Pechino. Risale ad inizio dicembre, ad esempio, il viaggio del viceministro della difesa russo, Yunus-bek Yevkurov, accolto con tutti gli onori dal generale Tiani. I due hanno annunciato il rafforzamento della cooperazione in materia di difesa. Ci sono poi gli affari con la Cina. La Cnpc, di proprietà statale cinese, è impegnata nello sfruttamento del bacino del Rift di Agadem e nella costruzione del gasdotto Niger-Benin. Secondo quando scritto su Twitter da Francesco Sasso, ricercatore in Geopolitica e mercati dell'Energia all'Università di Pisa, gli investimenti ammonterebbero a circa 6 miliardi di dollari. Come ripagare Pechino di questo sforzo economico? Secondo Tiani al Niger spetterà un quarto del volume delle esportazioni di petrolio, il resto finirà molto probabilmente nelle casse cinesi per ripagarli degli sforzi per aver investito così tanto in una regione africana caratterizzata da una perenne instabilità politica. Non a caso sono stati schierati a difesa dell'oleodotto circa un migliaio di soldati per difenderlo da eventuali attacchi di militanti e islamisti. Mentre la Cop28 si chiude con un accordo (debole) sull'inizio dell'eliminazione graduale dei combustibili fossili, l'Africa annuncia un nuovo esportatore di petrolio.


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