Mondo

Siria, porte aperte ai Caschi blu dell'Onu

Gli osservatori potranno installare posti di controllo nelle città e recarsi ovunque "a piedi o in macchina" per monitorare lo stato del cessate il fuoco

Il governo siriano ha concesso agli osservatori dell’Onu una piena libertà di movimento all’interno del Paese. L’accordo è stato preso ieri sera, e i Caschi blu potranno recarsi ovunque “a piedi o in macchina, potranno scattare foto e utilizzare attrezzature tecniche per monitorare lo stato del cessate il fuoco”, come riporta il sito Internet di Al Arabiya.


Questo è quanto sta scritto in un documento di sette pagine chiamato ‘Comprensione Preliminare’ ottenuto ieri dall’Associated Press. Secondo questo accordo, le forze di sicurezza siriane dovranno tornare nelle caserme poste “a una distanza minima di 2-3 chilometri dal perimetro del centro abitato”, anche se non verrà applicato alle strutture che si trovano all’interno delle città. Le forze siriane potranno continuare a mantenere il controlo di postazioni strategiche, come porti e aeroporti.


Gli osservatori potranno inoltre installare posti di osservazione all’interno delle città, e si coordineranno con le forze siriane e con il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Damasco ha comunque chiesto delle garanzie alle forze di opposizione. I ribelli dovranno infatti terminare “tutti gli attacchi contro basi e infrastrutture dell’esercito” e dovranno “mettere fine a tutti gli atti illegali riconosciuti come tali dalla legge siriana, tra cui assassinii, sequestri e atti di vandalismo”.


Questo accordo è stato preso dopo un settimana dall’arrivo dei primi osservatori delle Nazioni Unite, chiamati per monitorare lo stato del cessate il fuoco, teoricamente entrato in azione il 12 aprile. All’inizio del mese il presidente siriano Bashar al Assad aveva accettato il piano di pace in sei punti presentato dall’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan, che aveva come obiettivo quello di mettere fine alle violenze nel Paese.


Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon ha fortemente criticato il governo di Damasco, accusandolo di non aver eseguito i sei punti del piano di pace. Parlando ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Ban ha inoltre dichiarato che la situazione in Siria rimane “fortemente precaria”, citando una serie di violenze che comprendono “bombardamenti su aree civili, gravi abusi da parte delle forze governative e attacchi di gruppi armati”.
 


Si parla di