Opinioni

Tra Berlino e Roma la distanza è ancora troppa

Giorgia Meloni e Olaf Scholz in conferenza stampa a Berlino - foto Ansa EPA/CLEMENS BILAN

Al di là delle frasi pronunciate in conferenza stampa, è difficile dire come sia davvero andato il primo incontro a Berlino tra Giorgia Meloni e Olaf Scholz. Se si volesse giudicare dagli sguardi tra i due, la conversazione, dopo le formalità di rito, non deve essere andata molto bene. Anche il tono e i contenuti della conferenza stampa sono stati tutto sommato modesti con le tradizionali e abusate parole sullo stretto legame, politico economico e culturale, tra Italia e Germania. Frasi di circostanza anche su una delle questioni che sta più a cuore a Meloni, quella delle migrazioni: Scholz ha evidenziato l’ovvio, vale a dire che deve essere possibile rimandare indietro chi non ha titolo per restare in Europa, aggiungendo che vanno individuate e implementate le possibilità per la migrazione legale. Meloni ha ribadito lo stesso concetto: oltre l’ovvio, quindi, non i due non sono andati.

Piccole schermaglie ci sono state sulla riforma degli aiuti di Stato in vista del vertice europeo. È un tema che sta a cuore soprattutto a Germania e Francia che, insieme anche alla Polonia, sono impegnate a modificare la normativa europea con l’obiettivo esplicito di contribuire allo sviluppo di grandi imprese europee in settori strategici. Le attuali norme sugli aiuti di Stato potrebbero rivelarsi un problema ecco perché esiste da tempo una collaborazione tra Berlino, Parigi e Varsavia per superare questa impostazione. È un tema delicato e l’Italia deve cercare da un lato di proteggere le proprie imprese dall’altro di non restare nuovamente isolata in Europa. Dalla conferenza stampa è emerso un “ne riparliamo”, con le posizioni di Roma e Berlino che sembrano ancora lontane.

Anche il siparietto sulla presunta “allergia” di Meloni alla Germania, con Scholz che sorride divertito e Meloni che lo guarda e chiude la mano nel tipico gesto italiano: “Ma de che?” spiegando che si riferiva non al paese ma alla sua difficoltà di imparare la lingua, non cambia la sostanza di un incontro che lascia aperte almeno due questioni, una per Berlino e una per Roma.

Sebbene abbia annunciato che intende proseguire con rapidità le trattative per un piano di azione tra Italia e Germania – l’idea originaria era un vero e proprio trattato tra i due Paesi, sul modello di quelli che Berlino e Roma hanno con Parigi – il cancelliere tedesco per ora sembra ancora tiepido con il nuovo governo italiano e con il premier italiano in particolare. Il socialdemocratico tedesco è sembrato lontanissimo dalla sua collega: per ora li separano troppe cose, a partire dalla circostanza che un socialdemocratico difficilmente potrebbe trovare buoni argomenti con Meloni. E tra i due non è certamente scoppiata una simpatia che pure potrebbe aiutare in questi casi. Ma non è solo una questione personale, ovviamente. Inutile ribadire che i rapporti tra i due paesi, da tempo sempre più freddi, si siano ulteriormente smorzati dopo le ultime elezioni italiane.

La collaborazione si è fatta in questo momento più complicata come le risposte meccaniche e di rito nel corso della conferenza stampa hanno evidenziato. È probabile che a Berlino ancora non sappiano come relazionarsi con questo governo che, in tanti ambienti, è considerato costituito da personale alla stregua degli estremisti di AfD. Tuttavia, è un errore: Berlino non può pensare di usare le categorie con le quali legge la propria politica interna per interpretare anche le dinamiche europee e, nonostante l’attivismo di Scholz degli ultimi mesi, la situazione continentale è ancora troppo frammentata, favorire un buon rapporto con Roma potrebbe rivelarsi strategicamente utile, soprattutto quando sempre più critico è il rapporto con la Francia.

Dall’altro, l’Italia. La leader di Fratelli d'Italia non ha raccolto molto da questo primo incontro bilaterale con Scholz, anzi. Il punto è che il governo italiano si è presentato a Berlino con la solita impostazione, provando a strappare promesse e impegni sulle questioni che gli stanno più a cuore. Ma una vera strategia europea di questo governo non c’è, soprattutto manca una risposta per le proposte che Scholz da tempo ha formulato sull’autonomia strategica continentale e sulla necessità di una maggiore cooperazione in settori strategici. Il paradosso è che proprio in questi temi – difesa, sicurezza, energia, cambiamento climatico – il governo dovrebbe provare a declinare concretamente l’interessa nazionale e a inserirsi in questa difficile trattativa, nella quale, tra mille difficoltà, la Germania sta cercando di tenere unito il continente e di fargli fare persino dei passi in avanti. Nonostante tutte le dichiarazioni sul “prima gli italiani”, la sensazione è che a Roma manchi del tutto una strategia nazionale che sappia affrontare questa fase. 


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